Post più popolari

sabato 11 maggio 2013

Il cattivo giornalismo: un problema sempre più reale

Sono stato subito entusiasta di ciò che mi attendeva quando Martin Morton mi ha assegnato come tema per il freaky day il “cattivo giornalismo” degli ultimi anni. Il nostro mecenate non ha mai avuto veri e propri problemi con la carta stampata ne tanto meno con i telegiornali, se non quando veniva sbattuto in prima pagina in seguito ai suoi numerosi  flirt con stelle di Hollywood, tuttavia ha sviluppato nell’ultimo periodo una forte avversione per i toni e le tematiche trattate. Forse è solo invidioso perché le sue storie non danno notizia da un po’? può essere…Tuttavia il lavoro è lavoro e io la pagnotta devo portarla a casa anche questo mese. Colgo comunque l’occasione per invitare Mr. Morton a darsi da fare come ai bei tempi se vuole fare ancora scalpore e soprattutto di invitarmi in queste sue “notti brave”.

Quando si parla di “cattivo giornalismo” negli ultimi tempi generalmente si imputano due tipi di errori a chi scrive:

  • L’essere di parte, raccontando le vicende e traendo conclusioni da un unico punto di vista,  corrispondente a uno dei soggetti coinvolti. Gli esempi più comuni di questo fatto sono certamente rappresentati dalle cronache politiche dei quotidiani schierati più a destra o a sinistra oltre che da cronache in cui si tende a notare discriminazioni etniche o raziali.

  • La necessità di fare notizia a tutti i costi. In questi casi abbiamo titoli eccessivi ed esagerati, dichiarazioni dei protagonisti interessati stravolte in modo sensazionalistico oppure estrapolate da un discorso ben più ampio al fine di attrarre il lettore. Nulla sembra importare dei fatti realmente accaduti, se non il loro appeal sul pubblico.


Il primo dei due errori è estremamente diffuso, anzi, potremmo dire che gran pochi quotidiani o telegiornali possono essere definiti apolitici (noi del Freaky Times siamo tra i pochissimi). Ogni testata ha un chiaro bacino di utenza e in base ad esso struttura gli articoli o i servizi e di conseguenza i messaggi da diffondere. Stando a ricerche chiare della sociologia dei media è chiaro inoltre che chi legge i giornali o guarda il tg lo fa unicamente per rafforzare l’opinione che ha già in testa: la stessa psicologia è d’accordo nel dire che nel momento in cui ci approcciamo ad un medium abbiamo dei meccanismi download (1)di difesa chiamati esposizione e percezione selettiva per cui rispettivamente cerchiamo di entrare in contatto con uno con cui di solito siamo in sintonia e in seguito interpretiamo le informazioni date secondo le nostre idee. Un esempio quanto mai chiaro di questo fatto è che nel caso fossimo stati degli anti-berlusconiani, per lo meno fino a quando era Emilio Fede a tenerlo,  non avremmo certo seguito il tg4, quasi all’unanimità percepito come di parte contraria alla nostra. Nel caso fossimo stati obbligati a farlo o fossimo al cospetto di un emittente non schierata, noi comunque interpreteremmo ciò che ci viene detto secondo quello che già pensiamo: per dire, l’affermazione  “Silvio Berlusconi ha questa mattina effettuato una donazione di tot milioni di euro all’associazione bambini orfani” ci apparirebbe come la sua volontà di apparire un buon samaritano nonostante i suoi numerosissimi misfatti. Non ci sogneremmo mai di cambiare la nostra opinione secondo quanto sentiamo dire di nuovo. Lo stesso vale ovviamente per qualsiasi altro personaggio politico e qualsiasi altra emittente di parte: prendere d’esempio Berlusconi è solo un modo come un altro di far comprendere il problema ma è molto più efficace in quanto è un personaggio da sempre controverso. Per queste ragioni avere una informazione non schierata è sicuramente desiderabile, ma probabilmente non otterrebbe i risultati che ci aspettiamo: pochissimi di noi si farebbero un’idea oggettiva sulla realtà poiché la stragrande maggioranza di noi avrebbe già una concezione in qualche modo preimpostata.

Il problema quanto mai risolvibile e a mio avviso necessariamente è invece quello dei sensazionalismi facili che tv e giornali propongono. Ogni evento, piccolo o grande che sia, ci viene proposto come qualcosa di enorme portata e di grandissimo interesse. Volete un esempio? La famigerata “morsa del freddo”!  Ogni inverno appena il termometro va sotto i 5 gradi, per metà del paese, un normalissimo cambiamento

climatico si trasforma in un avvenimento di portata catastrofica per i media, quando in paesi come la Germania andare sotto lo zero anche di alcuni gradi viene definito un fenomeno nella norma.

Finchè questa tendenza riguarda il clima, un tema comunque interessante poiché utile nella vita quotidiana, è in parte giustificabile, ma nel momento in cui arriva a toccare la cronaca, in modo particolare quella nera, la situazione si fa decisamente insostenibile. Appena viene commesso un delitto le tv e i giornali si fiondano sul luogo dove è avvenuto
download per raccontare tutto ciò che sta dietro all’accaduto. Essere adeguatamente informati è legittimo, ma accanirsi in modo morboso sugli atti del processo, gli interrogatori, le dichiarazioni dei vicini e parenti che magari in seguito si rivelano essere coinvolti in prima persona nell’accaduto appare un po’ troppo a mente lucida. Negli ultimi anni una decina di delitti hanno tenuto su metà di ciò che appariva sui giornali, i telegiornali  e nelle trasmissioni televisive: il piccolo Samuele a Cogne con la madre (Franzoni) indagata, il piccolo Tommaso rapito e poi scoperto ucciso da un operaio che lavorava col padre (che era anche stato intervistato chiaramente), Yara Gambirasio uccisa ancora non si sa da chi a Brembate (Bergamo), Chiara Poggi (a Garlasco), Meredith (a Perugia), Sara Scazzi (Avetrana), la piccola Denise (rapita a Mazzara del Vallo), Simonetta Cesaroni (il famigerato delitto di via Poma) e Elisa Claps (col corpo ritrovato decine di anni dopo la morte in una chiesa a Potenza). Mostrando comunque il massimo rispetto per le famiglie in questione, poiché in casi del genere è sempre doveroso, la domanda è: è necessario descrivere con tanta accuratezza eventi che portano comunque tanta sofferenza a intere famiglie in diretta nazionale? Qualcuno potrebbe obiettare che senza questa visibilità i casi andrebbero archiviati in pochi giorni, ma anche se fosse davvero un servizio utile parlarne in continuazione perché rovistare nelle vite di parenti, amici e conoscienti portando alla luce anche altri fatti spiacevoli, ma che magari non hanno proprio nulla a che fare coi delitti stessi? Come se ciò non imagesbastasse i media sembrano provare persino una certa soddisfazione nel vedere che in alcune circostanze il delitto non trova immediatamente una soluzione per poi potere così effettuare le indagini insieme alla polizia. Se oltre a tutto ciò, come già detto in parte, il colpevole si scopre essere una persona che immediatamente era stata esclusa dalla lista dei sospettati e che aveva magari rilasciato delle dichiarazioni o degli appelli per il colpevole a costituirsi la carta stampata e la tv, con una certo orgoglio mostrano a ripetizione le immagini dell’intervista in cui i criminologi cercano anche di ricostruire le espressioni facciali da cui avremmo dovuto sospettare di loro. Ultimo segnale di questo dramma è il settimanale “Giallo” in cui si tratta solo cronaca nera.

Atteggiamenti del genere portano a uno sviluppo della passione per l’osceno da parte del pubblico che arriva addirittura ad appassionarsi alle storie che ascolta e alle vicende giudiziarie. Secondo alcune teorie “l’o-scenità” è appunto ciò che sta “fuori o dietro alla scena” e che ha un enorme fascino. Secondo tale visione lo sciacallaggio mediatico sui delitti portato avanti per anni è osceno alla pari della pornografia e onestamente mi trovo perfettamente d’accordo. Se in orario di fascia protetta al telegiornale un bambino sente parlare di un delitto sanguinoso o ne vedele immagini è necessario indignarsi come di fronte alle scene hard spesso censurate nei film in prima serata.

I sensazionalismi, in questi come in altri campi, gioverebbero senza dubbio al giornalismo: è possibile dire il contrario? 



 

Nessun commento:

Posta un commento