Post più popolari

lunedì 26 maggio 2014

Top 15 The Strokes!

Oggi ci occupiamo di stilare la top 15 delle canzoni degli Strokes! Ve li ricordate? La band Newyorkese, caduta ben presto nel dimenticatoio, esordì 13 anni fa con "Is This It", una delle pietre miliari del decennio rock che, è vero, non consegna alla musica nulla di nuovo,ma ha il grande merito di far tornare alla ribalta quel pop rock e revival che ha avuto un ruolo da protagonista nel mainstream degli anni '00. Per limiti individuali e una non trascurabile mancanza di idee gli Strokes non sono riusciti a imporsi a livello internazionale anche nei lavori successivi ma sono riusciti ad entrare nel cuore del Freaky.

[caption id="attachment_626" align="aligncenter" width="277"]The Strokes The Strokes[/caption]

Top 15 Strokes songs secondo The Freaky Times!

15. Someday (Is this it, 2001)

14. Juicebox (First Impression of Earth, 2006)

13. What Ever Happened (Room on Fire, 2003)

12. New York City Cops (Is this it, 2001)

11. You Only Live Once (First Impression of Earth, 2006)

10. Trying Your Luck (Is this it, 2001)

9. Under Cover of Darkness (Angles, 2011)

8. The End Has no End (Room on Fire, 2003)

7. Take it or Leave it (Is this it, 2001)

6. Between Love and Hate (Room on Fire, 2003)

5. Is this it (Is this it, 2001)

4. Last Nite (Is this it, 2001)

3. Reptillia (Room on Fire, 2003)

2. Hard to Explain (Is this it, 2001)

1. The Modern Age (Is this it, 2001)

 

http://www.youtube.com/watch?v=RzO7IGWGxu8

venerdì 23 maggio 2014

Il video anti social network che spopola su YouTube visto dal Freaky

 

Da alcune settimane sta spopolando su YouTube come uno dei video più visti e sponsorizzati  un filmato di quasi 5 minuti dal titolo downloadgQuesta É Una Video Che TUTTI Devono Vedere. Per la prima volta della mia vita, rimango senza voce (per chi non l’ha visto è disponibile qui sotto). Al di là dell’evidente errore di traduzione si tratta di un filmato dalla forte carica emotiva in cui un ragazzo rivela la sua totale solitudine nella vita reale a dispetto dei più di 400 amici che ha su Facebook. Il protagonista narratore fa una sorta di denuncia (interamente in rima/filastrocca) della dipendenza dei giovani di oggi dai social network. A suo avviso il loro continuo chiudersi all’interno della realtà virtuale online fa sì che vadano perdute le emozioni che solo la vita reale può regalarci.

[caption id="attachment_622" align="alignright" width="261"]pillole di social pillole di social[/caption]

Attraverso un ipotetico scenario della propria vita ci mostra quanto, attraverso le foto e i video postati sui social, siamo sempre intenti a ingigantire quello che facciamo al fine di apparire cool agli occhi di questa comunità di amici virtuali. Nonostante i contenuti multimediali di ogni esperienza che facciamo siano apprezzati anche con decine di Like, se a vivere queste avventure siamo soli allora nemmeno l’apprezzamento di tutto il web potrà mai compensare la solitudine reale di cui soffriamo. Dopo averci fatto vedere quanto la vita può essere bella se solo si alza la testa dallo smartphone, mostrandoci, oltre che una felice vita familiare, addirittura la sua ipotetica sofferenza per la morte della ipotetica moglie (un pelo eccessivo e drammatico) arriva il consiglio finale e definitivo: “uscite nel mondo, lasciate a casa le distrazioni!”, riprendendosi mentre lascia lo smartphone a casa prima di chiudersi la porta alle spalle. E ancora: “basta guardare questo video, vivete la vita vera…”.

Nel complesso, come già detto, il video risulta ben montato e con una forte carica emotiva: non stupisce che proprio la lacrimuccia, che può scendere facile mentre lo si guarda, abbia fatto spopolare il video e salire le visualizzazioni e condivisioni alle stelle. Certo è che: un conto è non avere amici nella vita reale ma solo sui social ed un altro è, come il 99% dei ragazzi, averne in tutti e due i mondi. imagesÈ chiaro che esistono situazioni limite, come in ogni campo, in cui persone con difficoltà di relazione si barricano dietro il proprio pc e rifiutano di vivere la vita reale…ma vediamo di non generalizzare. Inoltre, quante persone condividono sui social solo foto e video realizzati in totale solitudine durante esperienze o viaggi fatti in totale solitudine? Personalmente per ogni foto fatta da solo da un amico ne vedo almeno 2 o 3 fatte in gruppo.

Un altro fatto da non trascurare è che la clip abbia avuto tutto questo successo sui social. Che tanti ragazzi condividano sui social un video spiccatamente anti-social è piuttosto contraddittorio. In sintesi sembra che il video stia avendo il semplice effetto di far commuovere e riflettere gli iscritti ai social per un secondo, per poi lasciarli vivere la loro vita come al solito. Il problema sembra ridursi sempre allo stesso concetto: i social network, così come internet, non sono buoni o cattivi di per sé. A farli diventare tali ci pensano gli usi o abusi che ne facciamo. Perché lanciare l’allarme sociale quando smartphone e pc possono essere, come sono nella grande maggioranza dei casi, dei semplici potenziamenti di quella che è la normale vita dell’individuo?

Ecco il famoso video

http://www.youtube.com/watch?v=s0PZnmv3ptQ&list=TL9sz6_UC7ae2OC9VwxLfhwnUqmd2n0BPo

 

 

mercoledì 21 maggio 2014

I Coldplay tornano con Ghost Stories (6,5/10)

Il 19 Maggio scorso, un paio di giorni fa, è uscito l'attesissimo sesto album in studio dei Coldplay, la band di Londra che 14 anni fa sbalordì e conquistò il mondo con Yellow. Arrivata a questo punto della carriera la band si è trovata di fronte ad un importante scelta, continuare sulla linea dei due precedenti album, alla continua ricerca di esagerazioni e barocchismi che impressionino le classifiche, o tornare a raffinare quello stile pop-rock malinconico e personale che ce li ha fatti apprezzare da subito, e se bisogna per forza andare a paragonare Ghost Stories con qualche lavoro precedente di sicuro il primo che può tornare alla mente è A Rush of Blood to the Head anche se la passione e l'introversione di quei tempi sembrano andate.

[caption id="attachment_611" align="alignleft" width="224"]La copertina di Ghost Stories La copertina di Ghost Stories[/caption]

Chris Martin dichiara che Ghost Stories vuol essere un concept album che ti esplora il passato per farti guardare al futuro, una serie di storie di fantasmi che ti insegnino non solo a non ripetere gli errori, ma anche a non averne più paura. La separazione con l'attrice Gwineth Paltrow ha sicuramente un ruolo fondamentale nell'ispirazione dell'intero album, ed è un'ispirazione palpabile all'interno dei testi di Chris, che però ancora una volta risultano un pò troppo pop e superficiali per una band importante come la loro. Johnny Buckland alla chitarra, Guy Berryman al basso e arrangiamenti, il collante del gruppo Will Champion alla batteria e la voce trascinate e guida di Martin, danno comunque vita ad un album piacevole, che non ha nulla di eccezionale ma che perlomeno non presenta nessuna clamorosa caduta.

Si parte con "Always in My Head", una prima traccia perfetta per trasportarci nella angosciante atmosfera del disco. Con un'arpeggio melodico e scorrevole che non toglie mai lo spazio necessario alla voce di Chris e al backing vocals di Champion per rendere la traccia una sorta di confessione di crisi mistica. L'ottimo pop da classifica di "Magic" probabilmente lo conosciamo già tutti mentre una delle tracce migliori a mio parere è la successiva "Ink", che non si discosta troppo dal pop-rock a cui i Colplay sono affezionati ma con un'immersione elettronica che sembra trascinarci nelle difficoltà di fronteggiare le sofferenze senza comunque disperdere un'aurea di leggerezza. Sulla stessa falsa riga l'album prosegue con "True Love", dov'è abbiamo uno strumentalismo leggermente più presente che culmina in un intenso e trascinante finale mentre Midnight ci regala qualcosa di diverso.chr A primo impatto sicuramente la canzone più piacevole, con Martin che si traveste da Imogen Heap mentre accompagna un'elettronica precisa ed empatica, ancora una voltà è la semplicità disarmante e l'emozione esplosiva del sound a rendere solo una canzone dei Coldplay qualcosa di più proprio come successe per Yellow e Clocks tanto tempo fa (chiaramente non ci si avvicina neanche a quei livelli di ascoltabilità). Si passa per Another's Arms dove l'altmosfera si fa improvvisamente cupa toccando i massimi livelli di malinconia, e anche qui non si perde neanche per un momento l'omogeneità creatasi lungo il percorso. La ballata romantica Oceans impreziosisce artisticamente l'album ma non risulta nulla di eccezionale. L'unico mezzo passo falso lo abbiamo forse in "A Sky full of Stars", la traccia che meno segue lo stile di Ghost Stories prodotta in collaborazione con Avicii, che mixa la tradizione dei Coldplay con gli arricchimenti dance da classifica in cui Avicii è un maestro. Una versione più pretenziosa e malriuscita di Fix You che per questo verrà dimenticata tanto velocemente quanto vi entrerà in testa (perchè resta perlomeno una canzone orecchiabile). L'album si conclude con un'ultima storia di fantasmi "O.", un ultima intensa melodia che riesce allo stesso tempo a descrivere e affrontare dolore.

[caption id="attachment_613" align="alignleft" width="275"]I Coldplay in concerto alla presentazione di Ghost Stories I Coldplay in concerto alla presentazione di Ghost Stories[/caption]

Si può pensare che i Coldplay siano tornati alle origini ma riflettendo più attentamente su Ghost Stories vediamo una band che forse non sente più la necessità di grandi decorazioni o megalomani canzoni da primo posto che la facciano considerare la "band-epica" del decennio, e che cerca una maturità stilistica personale nell'empatia e nella semplicità che ne hanno caratterizzato l'esplosione internazionale, arricchendo con un'artistica leggerezza quel pop-rock che però interessa sempre meno alle nuove generazioni. Ghost Stories ha però il difetto di non avere nulla, ma proprio nulla a cui ci si affezioni immediatamente, nulla che ti lasci a bocca aperta o col cuore spezzato, un disco sufficente che come massima aspirazione può avere quella di essere un buon apripista per qualcosa di meglio, per il "masterpiece" dei Coldplay che, a meno che non sia già arrivato, potrebbe essere il prossimo disco.

lunedì 19 maggio 2014

I 15 migliori allenatori Europei!

Per inaugurare la giornata dedicata alle classifiche stilate dal Freaky Times si è scelto di partire con una lista dei migliori allenatori d'Europa, per quanto riguarda quest'ultima stagione calcistica. Ognuno di loro si è distinto per il gioco della propria squadra, continuità e soprattutto risultati.

Nella speranza di risultare chiari ed obiettivi, ecco i 15 migliori allenatori d'Europa della stagione 2013/2014!

 

15. Claudio Ranieri, 62

ranieriL'allenatore del Monaco che il nostro calcio conosce bene. Dopo aver portato la squadra in Ligue 1, la ricca proprietà russa tenta il colpaccio affidandosi ancora al manager italiano. Ranieri fa un ottima stagione in campionato, il Monaco è l'unico a tenere testa allo strapotere Parigino, due pareggi negli scontri diretti eppure il club del principato abbandona la lotta per il titolo, se pur non aritmeticamente, a parecchio dal termine mentre nella coppa di lega è stato eliminato in una strana semifinale contro il Guingamp poi campione.

 

14. Wenger, 64

wengerL'eterno manager dell'Arsenal aveva fatto credere a tutti, ancora una volta, che questa potesse essere la stagione giusta. Dopo un avvio strabiliante in campionato e champions league l'Arsenal sembrava inarrestabile. Il brusco cambio di ritmo dopo metà stagione ha pesato tantissimo, tutto. Eliminazione in Europa e Chelsea, City e Leverpool che scappano in Premier. Ancora una volta la squadra non trova la continuità ma i tifosi saranno perlomeno soddisfatti di vedere tornare un trofeo all'Emirates. La squadra ha vinto l'FA Cup 3a2 in finale contro l'Hull City.

 

13. Laurènt Blanc, 49

blancOttimo impatto sul PSG, al suo primo anno l'ex-difensore ha dominato in ligue 1 portando a casa il titolo con 3 giornate di anticipo, grazie anche ad un Ibrahimovic straordinario. Il club arriva, dopo ottime prestazioni e un girone dominato, fino ai quarti di Champions dove si piega alla legge dello Stamford Bridge.

 

12. Roberto Martinez, 40

martinezAbbiamo voluto premiare il giovane allenatore spagnolo e la sua stagione straordinaria al primo anno alla guida dell'Everton. Grandi partite figlie di agonismo e tattica. La squadra aquisisce presto continuità e riesce a tenere testa fino alla fine per un posto in Champions. Un quinto posto più che dignitoso è il bottino che i Toffees e Martinez portano a casa.

 

11. Rafa Benitez, 54

benitezIl suo ritorno nel calcio italiano alla guida del Napoli ci regala spettacolo e invidiabili proposte offensive. L'unico difetto della stagione, se pur non trascurabile, è stato il fatto di non riuscire mai ad essere continui.Il Napoli ha alternato giornate esaltanti con momenti di blackout ma ha fatto sentire la sua voce in Europa, arrivando nel girone ad avversari del livello di B. Dortmund ed Arsenal.

 

10. Rudi Garcia, 50

rudiIl miglior impatto di tutti in un nuovo campionato ce l'ha sicuramente avuto mister Rudi Garcia. La sua Roma ha ottenuto risultati record in campionato non solo ad una grande efficacia difensiva ma mostrando anche momenti di calcio a dir poco esaltante quando c'era da offendere. Purtroppo per lui e per la Roma la Juventus ha fatto parecchi più punti raggiungendo il titolo a 3 giornate della fine. Ora arriva l'esame europeo che ci dirà finalmente se Rudi resterà decimo o chissà.

 

9. Brendan Rodgers, 41

brendan rodgersL'ex allenatore di Reading e Swansea ha guidato il suo Leveerpool in un'annata che poteva avere del leggendario. I reds sempre sulla cresta dell'onda, freschi, tenaci ed esaltati. Rodgers plasma un team di guerrieri che fa della velocità di concludere l'azione e il pressing asfissiante le sue armi letali. Ma non basta, il Leeverpool butta via tutto con due partite fallite di fila. Forse il destino forse l'insperienza fatto sta che anche Rodgers, come Garcia, si dovrà accontentare di un ottima annata, ma, ancora una volta ad Anfield, sterile di trofei.

 

8. Unay Emery, 42

ereyUn altro interessante prospetto per il futuro dei manager europei è l'andaluso Emery, allenatore del Siviglia che ha il grande merito di aver valorizzato i talenti individuali della sua rosa e di aver tenuto la squadra perennemente viva, anche in quei momenti della stagione nei quali la squadra sembrava non avere più obiettivi. Un primo campionato discreto, terminato con la qualificazione in Europa. Ma il meglio lo si vede in Europa League; con la squadra che non smette mai di crederci Emery arriva in finale e strappa la coppa al Benfica, proprio all'ultimo respiro.

 

7. Manuel Pellegrini, 60

pellegriniL'allenatore cileno ha avuto fin troppe chances su una grande panchina, per poterne bruciare ancora e al primo anno al city fa qualcosa che in pochi sono riusciti a fare. Dopo un avvio ai limiti del disastroso la squadra riprende quota e grazie a una rosa che non ha eguali in Inghilterra domina le partite e arriva tra le prime. Le brusche cadute del Leeverpool fanno il resto. Un vero e proprio carro armato, difficile da affrontare in patria, che ha rullato anche gli avversari più accreditati. Una Champions però insoddisfacente; la doppia sfida col barca ha evidenziato tutti i limiti di Pellegrini, che dovrà trovare molto più coraggio per far arrivare il city in fondo e l'impressione è che manchi poco

 

6. Antonio Conte, 44

conteIl Mourinho d'Italia ha strabiliato tutti, di nuovo. Nonostante le continue raccomandazioni pubbliche al profilo basso (della serie "sarà molto diffiicile vincere in Italia rivincere anche quest'anno") la sua Juventus non solo non sbaglia mai una partita di campionato, non sbaglia mai un minuto (salvo quel quarto d'ora a Firenze).  Record di punti, di vittorie, di scudetti consecutivi e una completezza mostrata sul campo da far impallidire in pratica tutti gli avversari. In Champions la Juve è stata si sfortunata, ma comunque non all'altezza. Una buona Europa League hanno risollevato un pò il giudizio di Conte in Europa, ma anche lui, se vorrà salire nel ranking del Feaky, dovrà fare ben di più.

 

5. Jorge Jesus, 59

jesusDopo la pazzesca stagione dell'anno scorso, conclusasi con tre secondi posti (campionato, coppa di lega ed Europa League), la rabbia di Jesus voleva vincere tutto. La squadra risponde, campionato dominato e stravinto ma una Champions che, come per la juve, si conclude in maniera ironicamente spiacevole. La squadra si rilancia a capofitto sull'Europa League e una marcia trionfale porta la squadra in finale. Il Benfica si arrende per l'ennesima volta qui, questa volta ai rigori. Sembra una maledizione? Lo è! Ma i tifosi possono stare tranquilli, mancano una quarantina d'anni alla fine della maledizione di Guttman.

 

.

 

4. Pep Guardiola, 43

guardiolaIl suo merito principale per questa stagione è l'aver imposto la sua mentalità su un calcio difficile come quello tedesco. Anche se il calcio tedesco sembra in trasformazione non era scontata una tale efficacia del gioco di Pep anche oltre i confini del Camp Nou. Pep ha superato l'esame alla grande, alla faccia di chi lo vedeva buono solo al Barcellona, anche se con una squadra del genere poteva vincere anche senza grandi schemi. Il Bayern è stato padrone di tutte le partite disputate in campionato (vinto con il record di 7 giornate d'anticipo) e in champions dove Guardiola, ed ecco perchè è 4, non ha trovato il modo di scardinare l'impressionante fortezza Real Madrd, arrendendosi in semifinale.

 

3. Josè Mourinho, 51

mouIl primo gradino del podio è suo. Forse perchè solo perchè si chiama Mourinho, o forse perchè ha dimostrato ancora una volta che qualsiasi rosa gli dai, un ottimo lavoro è garantito. Il Chelsea di quest'anno, prettamente per la completezza della rosa, non poteva certo concorrere col City o con le grandi d'Europa eppureMourinho, soprattutto nelle partite delicate, non sbaglia mai. Secondo lui solo arbitraggi sfavorevoli e un ottimo Atletico Madrid hanno impedito al Chelsea di vincere titoli. Zero titolo per Mou ma un terzo posto e una semifinale di champions di tutto rispetto.

 

2. Carlo Ancelotti, 54

ancelottiIl nostro Carletto è approdato al miglior club del mondo, dove le aspettative sono sempre altissime. Barca, Real e Atletico hanno dato vita ad una liga dal livello trascendentale, un campionato come non lo si vedeva da anni ma in questa ardua lotta il Real si è arreso per primo (a sole due giornate dalla fine, da qui si capisce che campionato è stato). In Champions però la musica è un'altra, il Real è un rullo compressore. Anche se i cali di tensione dovuti all'eccessiva insufficenza ci sono (a Torino e a Dortmund) Carletto porta i Blancos in finale, verso una "decima" che, se dovesse arrivare, porterà il Real, Ronaldo e Carletto dritti nella leggenda.

 

1. Diego "El Ciolo" Simeone

simeoneComunque vada la finale di questa settimana, il miglior allenatore in Europa quest'anno è senza dubbio lui. Non ho molte parole per descrivere l'annata dell'Atletico, ai limiti della perfezione calcistica, con cattiveria agonistica inaudita (tipica del Ciolo in campo) e una precisione tattica che ha lasciato pochissimi spunti efficaci a chi si trovava di fronte. Simeone macina prestazioni su prestazioni e risultati su risultati. Tutti aspettano il momento del crollo, momento che però non arriva mai. Solo complimenti vivissimi ad un manager che ha fatto di necessità virtù, con una rosa che è ben lontana dal valore dei 500 mln del Real Madrid, e che nonostante ciò ha lottato con la forza dei nervi alla pari con tutti. La "finale di liga" contro il Barcellona è andata bene, finita con un pareggio che ha rotto il dominio decennale di Barca e Real in liga. Ora c'è una sfida ricca di suggestioni con i cugini del Real e chissà se anche il campo lo incoronerà numero UNO.

venerdì 16 maggio 2014

Arriva la Notte dei Musei!

Dopo tanto clamore su giornali e TV finalmente è arrivata: la notte dei musei coinvolgerà tutto il mondo (Italia compresa) tra il 17 e il 18 Maggio. gran parte dei musei di tutto il globo apriranno al pubblico per l’intera serata. Come dite? Domani sera avete un importante torneo di briscola? Per la verità anche noi del Freaky ne avremmo uno di bocce, ma ogni tanto fa bene uscire dal proprio

[caption id="attachment_588" align="alignright" width="150"]I 2 o tre musei presenti in Italia I 2 o tre musei presenti in Italia[/caption]

guscio ed assaporare le bellezze che abbiamo nel nostro paese! Non vi ho ancora convinti? Se oltre che pigri siete anche tirchi allora domani sarà proprio il vostro momento visto che i prezzi sono stracciati: un euro per entrare in qualsiasi museo con la possibilità quasi ovunque di organizzare delle visite guidate ad offerta libera. E poichè, come sappiamo, in Italia la cultura è praticamente assente ecco qua a lato la cartina con i 2/3 musei che hanno partecipato all’iniziativa.

Alla vigilia dell’evento aveva animato diversi dibattiti il rifiuto da parte dei sindacati e del personale di sicurezza del Colosseo , probabilmente il monumento più famoso dello stivale, di aprire i cancelli per questa iniziativa. I lavoratori in questione sostenevano, probabilmente a ragione, che organizzare la sicurezza dell’anfiteatro flavio di notte e con un flusso di gente oceanico sarebbe stato impossibile, soprattutto considerando i fondi scarsissimi a disposizione dovuti al bassissimo prezzo del biglietto. L’accordo è stato trovato ieri e consiste nel limitare le entrate a soli 3000 turisti, in modo da poterli gestire in totale sicurezza. Che celebrazione della nostra cultura sarebbe stata senza il Colosseo?

colosseo_640Per chi abitasse al sud o si trovasse li per caso gli scavi di Pompei saranno aperti e fa parte delle iniziative anche la reggia di Caserta. A Firenze non potevano mancare gli Uffizi e Palazzo Vecchio mentre a Milano sarà disponibile la Pinacoteca di Brera il Cenacolo vinciano. Oltre a questi “big” saranno aperti un’infinità di altri musei degni di essere visitati quindi è il caso di consultare il sito www.lanottedeimusei.it per sapere cos’altro vi aspetta dalle vostre parti.

Anche chi non si accontenta di partecipare ma vuole diventare protagonista dell’evento avrà la sua occasione:

  • Su Instagram è disponibile l’ashtag #ndmigersitalia14 che vi permetterà di condividere le vostre foto e di vedere ciò che accade in giro per il paese.

  • Se anche questo non vi basta potrete diventare veri e propri editorialisti del sito www.lanottedeimusei.it scrivendo cosa vale la pena di vedere nella vostra città o anche solo dove è il caso di andare a ingozzarsi. Info su http://www.lanottedeimusei.it/archives/diventa-redattore-per-lanottedeimusei-it/.

    [caption id="attachment_589" align="alignright" width="318"]la Reggia di Caserta la Reggia di Caserta[/caption]


Se non sapete cosa fare domani sera La notte dei Musei è l’occasione ideale di passare un Sabato sera diverso! E per i più nottambuli c’è sempre la possibilità di “fare after” al museo no?Meglio di così!

mercoledì 14 maggio 2014

The China Study

Nell'ultimo episodio delle Iene, un servizio su tutti ha catturato la mia attenzione suscitando, va detto, più di una perplessità. Dopo un pò di tempo passato ad indagare sul rapporto alimentazione-salute anche a Matteo Viviani, autore del servizio, è sorto il dubbio che il guarire di tutte quelle persone intervistate, sfuggite a malattie incurabili dopo un drastico cambio di abitudini alimentari, non fosse una fortunata coincidenza.
Si è scoperto che una vasta gamma di scienziati ed epidemiologi hanno buone ragioni di credere che il rapporto tra la nostra alimentazione e la nostra salute abbia una concezione diametralmente opposta a quella sostenuta fino ad oggi dai più. Per essere più chiari, la così detta "dieta sana" che molti nutrizionisti propinano, quella che prevede "un pò di tutto ma senza eccessi", non sarebbe poi così sana, e, secondo questi scienziati, non solo perchè non ci aiuta a prevenire malattie ma addirittura perchè le aiuta a progredire. Va bene, direte voi, solo un ottimo modo di attirare l'opinione pubblica.

[caption id="attachment_580" align="alignleft" width="275"]Campbell e il suo The China Study Campbell e il suo The China Study[/caption]

Proprio qui entra in gioco "The China study", non un libricino scritto dalle Iene, ma un accurato studio epidemiologico, forse il più completo mai stilato sul rapporto alimentazione, condizioni ambientali, tradizioni sociali e malattie. E' stato pubblicato nel 2005, dopo i risultati ottenuti nel progetto Cina dal responsabile e direttore Usa del progetto T. Colin Campbell, biochimico alla Cornell University. La Cina ha rappresentato il luogo ideale per uno studio di questo tipo su vastissima scala; gli abitanti infatti passavano praticamente tutta la vita nella stessa zona alimentandosi quindi in maniera tradizionale e sfruttando prodotti locali, la grande estensione della Cina inoltre ha permesso di valutare e confrontare abitudini alimentari anche molto diverse tra loro poiché le tradizioni variano considerevolmente da regione a regione. Le indagini sono state svolte a partire dal 1983, raccogliendo complessivamente più di 1300 dati da 17000 campioni (persone) ed è stato definito dal New York Times (nostro pretenzioso rivale tra l'altro) il "Grand Prix dell'epidemiologia". Appurata l'affidabilità dello studio vi riporterei alcuni risultati. La popolazione cinese, nella sua dieta, assume fino a 4 gr di proteine animali, a fronte dei 71 gr di media tipici della dieta occidentale; è stato rivelato come queste proteine, in particolare la caseina (contenuta soprattutto nel latte e nei suoi derivati) abbiano la capacità di sviluppare la progressione di cellule tumorali e come conseguenza se ne deduce che queste proteine, insieme ai grassi animali, siano colpevoli di tenere in vita e "nutrire" i tumori. Il progetto Cina sostiene che l'obesità, le malattie cardiovascolari, l'osteoporosi, l'anemia e vari generi di cancri (tra cui al fegato, al colon, alle mammelle, allo stomaco e ai polmoni) sono tutte malattie affrontabili ed evitabili se si seguisse una dieta a base vegetale, con proteine e grassi vegetali. Per fare un esempio pratico nella tradizionale concezione occidentale per prevenire l'anemia si cerca di garantire un adeguato livello di ferro con l'assunzione giornaliera di carne: benche' i cinesi non assumessero gli stessi livelli di carne avevano livelli di ferro nella media e l'incidenza di anemia era molto bassa. Il ferro derivava da cibi vegetali e non era quindi lo stesso contenuto nella carne, questo tipo di ferro infatti è di tipo non-eme e l'assorbimento è facile poiché favorito dalla vitamina C molto abbondante in qualsiasi dieta. Il ferro animale, di un tipo diverso, favorirebbe invece il rischio di malattia coronarica.

[caption id="attachment_581" align="alignright" width="300"]La più tipica dieta vegetariana La più tipica dieta vegetariana[/caption]

Tutte le numerosissime argomentazioni, accompagnate dai relativi dati, fanno infine pensare, a rigor di logica e fidandosi ti quanto contenuto nello studio, a qualcosa di davvero inquietante, e cioè che l'uomo non sia un animale onnivoro e che fino ad oggi non l'abbia ancora capito. Se non fossimo onnivori assumere "un pò di tutto" vorrebbe dire in pratica alimentare il nostro motore a benzina con del pessimo gasolio, cosa che a lungo andare non può che farci andare a male. Ogni altra specie animale è concepita e strutturata per essere o erbivora o frugivora o carnivora e per assorbire, sfruttare e smaltire alla perfezione ciò che mangia. In molti sono convinti che la nostra specie abbia ereditato il proprio metabolismo da quello dei nostri parenti primati, la cui dieta è priva di carne e latticini. Un altra ovvia deduzione è che se non fossimo onnivori, una dieta vegetale ci porterebbe ad un allungamento non indifferente della vita media; passando dagli 85 di oggi ai 120 anni. Ma com'è possibile che la nostra scienza non sia capace di dare una risposta esaustiva alle masse su una questione che pare essere di importanza fondamentale per la nostra salute e per il nostro benessere.
Lo stesso Campbell, nell'intervento all'università di Genova mandata in onda dalle Iene, ammette di conoscere l'oscuro mondo che trasferisce la scienza nelle camere governative corrotte e inique della politica. Afferma che gli interessi commerciale all'interno della politica sono sempre stati troppo elevati per far si che la verità venisse propagandata dal governo. Beh, non potendo fare grande affidabilità sulle nostre istituzioni abbiamo bisogno di altre strade, di altre fonti e, io credo, di molti atti di coraggio per far si che la verità su quest'argomento sia comprensibile a tutti. The China Study è il primo di questi atti di coraggio e sarà quello probabilmente che ci indicherà passo per passo la strada da percorrere.

[caption id="attachment_582" align="aligncenter" width="304"]... ...[/caption]

mercoledì 7 maggio 2014

La dignità del nostro calcio

Che il calcio fosse uno sport per bestie lo sapevamo, ma arrivare a perdere tanta dignità come quella persa sabato prima della finale di coppa Italia è toccare il fondo. Perché? Perché è successo tutto quello che di negativo può portare una manifestazione sportiva, ed è la dignità del nostro calcio e delle nostre istituzioni, spazzata in poche ore via dai nostri "tifosi" che sconta in questo momento le pene più dure. Chiamare tifosi i protagonisti dei disordini avvenuti a Roma prima della partita però vuol dire conferire a tali persone uno status che neanche lontanamente si meritano.

[caption id="attachment_572" align="alignleft" width="240"]Il Ponte Milvio, sabato luogo di scontro tra napoletani e polizia prima della partita Il Ponte Milvio, sabato luogo di scontro tra napoletani e polizia prima della partita[/caption]

Ricostruendo brevemente quello che è successo: verso le 18.30 un genio di nome De Santis, che si è scoperto essere un pregiudicato ex-ultrà della Roma, ha avuto l'idea di andare a stuzzicare i tifosi del Napoli che si trovavano su viale di Tor per raggiungere lo stadio. De Santis lancia dei lacrimogeni, i napoletani naturalmente reagiscono,si scagliano contro De Santis che tira fuori la pistola e spara. Colpisce tre tifosi, tra cui Ciro il ferito più grave, poi l'arma s'inceppa e viene travolto dai napoletani che giustamente lo malmenano. Tutto ciò ha creato un clima di tensione e di caos generale, i tifosi del Napoli fuori dallo stadio arrivano agli scontri con la polizia a forza di lacrimogeni e petardi (una decina di feriti e 4 arresti), poi, una volta dentro lo stadio, il carnevale è continuato dagli spalti, con il lancio di numerose bombe carta (una di queste ha anche colpito un agente) che hanno ritardato il fischio d'inizio di 45 minuti. Non è ancora perfettamente chiaro se durante questi minuti ci sia stata o meno la famosa trattativa con l'altro genio della situazione, Gennaro De Tommaso, per giocare o meno il match. Alla fine la polizia smentisce ogni trattativa con gli ultrà ed è stato dichiarato che Hamsik è andato a parlare con la curva solo per informarla che il ferito non era vittima di una faida tra tifoserie ma solo di un evento isolato.
Queste tre ore che dovevano essere dedicate ad una grande festa sportiva hanno fatto esplodere infinite polemiche, accuse e incertezze; hanno ricatapultato la situazione sociale del nostro calcio indietro di anni (riportandoci alla memoria proprio gli episodi che hanno portato alla morte di Filippo Raciti), anche se col senno del poi è facile accorgersi che da quell'episodio, concretamente, la situazione sociale del calcio non è stata modificata di una virgola. Gennaro "Genny"'a carogna, il capo della curva A del Napoli che indossava la maglietta "Speziale libero" (Speziale è il tifoso del Catania che ha sparato a Raciti) è stato daspato per 5 anni ed è stato questo personaggio la goccia che ha fatto traboccare il vaso dell'indignazione.

[caption id="attachment_573" align="alignright" width="286"]Il genio megalomane di turno Il genio megalomane di turno[/caption]

Dal "non si tratta coi facinorosi" del presidente Napolitano al "dobbiamo fare come la Tatcher con gli Hooligans" del presidente del Coni Malagò. Dispiace che siano sempre gli episodi eclatanti come questo a smuovere le coscienze, dispiace perchè vorrà dire che prima di agire il morto ci scapperà sempre, o quasi. Il problema del potere ultrà, soprattutto quest'anno dopo quello che abbiamo visto accadere a Nocera, doveva essere preso in considerazione forse più seriamente dalle società e dalle istituzioni sportive (non politiche) che però o non sono state all'altezza o, ipotesi più verosimile, se ne sono altamente sbattuti. Ora, dopo questi episodi che hanno dato una visibilità irreversibile al problema della violenza ultrà, è il governo stesso a dover scendere in campo, a cercare una soluzione che sembra difficile e lontanissima. Seguire il modello inglese non è una cattiva idea ma bisognerà capire quanto i nostri cittadini siano effettivamente pronti e volenterosi. Isolare i facinorosi e i violenti delle tifoserie non sarà affatto facile perchè sono veramente tanti quei "tifosi" che vedono lo stadio come luogo di manifestazione di un potere che gli ultrà stessi si sono auto-conferiti. Insomma, come fare a dire agli ultrà che non solo non esiste un luogo dove possono manifestare il loro potere, ma non esiste neppure il loro potere?

[caption id="attachment_574" align="alignleft" width="306"]L'indignazione delle istituzioni L'indignazione delle istituzioni[/caption]

Intanto Renzi e Alfano si fanno sentire, sembrano avere idee chiari ma tuttavia, a mio parere, tutt'altro che efficaci. Interessante l'idea di corresponsabilizzare tifosi e società, visto che secondo il premier dovrebbero essere quest'ultime ad occuparsi della sicurezza del proprio stadio e non i comuni cittadini, alcuni dei quali addirittura disinteressati al calcio. Insomma che le società, al posto dei comuni,si paghino vigili urbani, mezzi di trasporto e raccolta dei rifiuti, così vediamo quanto continueranno ad essere indifferenti di fronte ai disordini. Non lo vedo come uno scaricare il barile sulle società ma come il tentativo innanzitutto di risparmiare qualcosa dalle casse comunali e, in secondo luogo, di dare il calcio al calcio, di renderlo autonomo e indipendente. Solo il tempo ci dirà se questa è la volta della svolta o è solo l'ennesima volta nella quale le nostre coscienze vengono scosse per poi riassopirsi pochi mesi dopo.

sabato 3 maggio 2014

I 5 motivi per cui Il testimone di Pif ci piace tanto

Oggi parliamo di qualcosa che tutti prima o poi hanno visto e, anche per un momento solo, apprezzato: il Testimone, il programma che Pif conduce dal 2007 su MTV. Sono passati già 7 anni dall’esordio sui nostri schermi eppure questa trasmissione sembra sempre avere qualcosa da raccontarci. Nonostante durante le varie serie Pierfrancesco Diliberto (questo il vero nome di Pif) si sia imbattuto nei più vari tipi di persone e situazioni, è riuscito in qualcosa che probabilmente nessuno prima di lui aveva fatto nella tv italiana: essere apprezzato da tutto il pubblico senza attirare su di sé antipatie, invidie o rancori né imgresda parte dei telespettatori né tantomeno da parte degli ospiti della trasmissione. Ma quali sono i segreti di questo programma? Non si è mai visto un documentario raggiungere picchi di ascolti simili. I migliori esempi di questo genere di trasmissione nel nostro paese sono sempre stati quelli sulla natura, come Geo&Geo, o quelli su scienza e storia, come Quark o Ulisse ma non hanno mai potuto vantare un’audience di dimensioni paragonabile a quella che segue il buon Pif. Alla lunga questo format televisivo si trasformava sempre in una raffica di nozioni e aneddoti che il povero telespettatore medio finiva per rimuovere dal proprio cervello una volta spenta la tv e salutato il caro vecchio Piero Angela. Ecco finalmente elencati i 5 motivi per cui il testimone ci piace così tanto:



  1. [caption id="attachment_569" align="alignleft" width="252"]Pif con la sua celebre telecamerina Pif con la sua celebre telecamerina[/caption]

           Pif interpreta la parte dello sfigato e non se la tira.  L’essere sempre impacciato e il suo costante sentirsi fuori luogo fanno di Pif il conduttore più simile al telespettatore che si sia mai visto. Le domande spesso scontate e banali che pone ai suoi intervistate sono le prime che verrebbero in mente anche a noi.

  2.        I temi trattati ci coinvolgono sempre. L’intenzione non è trasmettere conoscenze tecniche o specifiche sull’argomento trattato ma piuttosto dipingerci uno spaccato generale della situazione che ci viene mostrata. Per questo la trasmissione non sortisce lo stesso effetto che i classici documentari hanno alla lunga: lo spettatore non si addormenta col telecomando ancora in mano.

  3.        La politica è lasciata fuori dalla trasmissione. L’intenzione costante di Pif di sforzarsi di essere oggettivo fa sì che la trasmissione non si trasformi, come potrebbe facilmente fare, in una tribuna politica. L’ultima parola, quella decisiva, è sempre lasciata al telespettatore.

  4.       Si alternano temi frivoli  e temi impegnati. Il programma non cede alla tentazione di mutarsi in uno show comico o in un vero e proprio programma di protesta sociale, mantenendosi nel mezzo e prendendo spunto un po’ dall’uno e un po’ dall’altro. Alcuni spezzoni ci fanno riflettere mentre certe figure di merda di Pif fanno scompisciare.

  5.         Ci fa sentire impegnati mentre lo guardiamo. Solo per il fatto di guardare la trasmissione ci sentiamo interessati a problematiche che fino a pochi minuti prima ignoravamo. Ed è una botta di autostima che al telespettatore non fa certo schifo.


 

 

giovedì 1 maggio 2014

The Wolf of Wall Street (7,5/10)

Per proseguire, e a questo punto concludere, il giro tra le pellicole protagoniste alla notte degli oscar, abbiamo astutamente deciso di tralasciare un commento al film vincitore per dare spazio ad un illustre sconfitto, The Wolf of Wall Street.
Sicuramente, pur non avendolo ancora visto, ne avete già tutti sentito parlare come "il film per il quale DiCaprio doveva vincere l'oscar" ma quest'ennesima biografia raccontata dal maestro di Hollywood Martin Scorsese è certamente qualcosa di più che una bella interpretazione. Il film è stato snobbato dall'Academy forse troppo in fretta ma per onestà è giusto ammettere che, superata la questione DiCaprio, mandare a casa a mani vuote The Wolf of Wall Street non mi sembra un errore poi così grossolano.fol Il film è basato sull'omonima autobiografia di Jordan Belfort, uno dei broker di maggior rilievo degli anni 80, diventato famoso per essersi arricchito parecchio e in fretta. La storia quindi è raccontata dal punto di vista di Jordan e così facendo Scorsese non si è trovato di fronte l'impiccio di dover dare giudizi morali su ciò che accade attorno ai personaggi. Ma si sbaglia anche chi pensa che questa mancanza di giudizio morale sia conseguentemente un approvazione o una celebrazione delle promiscuità che accadono in quel mondo.Scorsese racconta semplicemente la storia di un uomo, con i suoi pochi pregi e le sue imbattibili debolezze, ma diversamente ad esempio da "The Aviator" la storia è raccontata in prima persona, e quindi la storia che lo spettatore vive è quella che lo stesso Jordan Belfort ha confessato di aver vissuto.
La trama biografica inizia quando Belfort ancora non era un broker di professione, nel momento in cui conosce il suo trader (l'amico Matthew McConaughey), quello che poi concederà o meno la licenza da broker; come consigli essenziali nel campo Hanna (il trader) dice a Jordan di masturbarsi il più spesso possibile e di sniffare cocaina, conversazione che il vero Hanna confermerà appieno. Purtroppo per Jordan la licenza da broker arriva il giorno del "lunedì nero" tanto che la situazione sembra addirittura costringerlo a cambiare carriera. Ma il ragazzo ha talento e una moglie che lo sostiene e l'occasione arriva quando Jordan viene a conoscenza delle azioni in "Penny Stock", azioni dal valore miserrimo (spesso sotto il dollaro) di piccole società, ma che fruttavano parecchio in commissione. Tra talento e idee l'ascesa di Jordan è rapida e inarrestabile, era rimasto affascinato dallo stile di vita che facevano i broker di Wall Street e non si sarebbe certo accontentato di buoni guadagni.

[caption id="attachment_562" align="alignright" width="240"]Il vero Jordan Belfort che si pavoneggia coi ragazzini Il vero Jordan Belfort che si pavoneggia coi ragazzini[/caption]

Diviene ben presto un megalomane, spende senza badare a spese e sviluppa dipendenze da sesso, cocaina e quaaludes (qualud) un farmaco ad azione ipnotizzante in voga al tempo negli Stati Uniti (dopo l'abuso massiccio del farmaco da parte di tossicodipendenti il prodotto venne ritirato e bandito dal commercio nel 1985 rendendolo una delle droghe più rare e costose). Tradisce sua moglie in continuazione e si infatua della modella Noemi Lapaglia (la bella Margot Robbie) che sposerà successivamente. In uno dei momenti in cui Di Caprio si rivolge direttamente allo spettatore Jordan ci fa capire come il metodo utilizzato per arricchirsi, per quanto sofisticato, fosse oltre i limiti della legalità tanto che ben presto l'azienda fondata da Jordan e i suoi soci (tra cui Donnie Azoff, il personaggio interpretato da Jonah Hill), la Stratton Oakmont, attira l'attenzione dell FBI. Jordan, grazie all'aiuto di una zia di Nancy che gli fa da prestanome, trasferisce i suoi soldi in Svizzera. Si dice sia vero che i soldi erano ancora in Svizzera quando arrivò la notizia della morte della zia, titolare del conto. Saurel, il banchiere svizzero, ha comunque sempre grandi escamotage ma il destino vuole che due anni dopo l'FBI lo arrestasse. In un attimo da Saurel l'FBI ottiene le informazione per condannare Jordan, che piuttosto dei vent'anni in prigione decide di collaborare. In questo periodo Jordan viene anche lasciato da Nancy, che vuol portare via la bambina per la sua incolumità, ma Jordan non ci sta e sotto qualud e coca colpisce Nancy, le strappa la bambina di braccio e cerca di scappare in auto non riuscendo in realtà neanche ad abbandonare la propria proprietà.
Il vero Jordan racconta che anche l'aver indossato un registratore per reperire informazioni utili all'FBI dei suoi collaboratori è cosa vera ma che non lo fece con Azoff, come viene rappresentato nel film.

[caption id="attachment_564" align="alignright" width="274"]Alcuni degli "eccessi" rappresentati da Scorsese Alcuni degli "eccessi" rappresentati da Scorsese[/caption]

Il film è stato criticato ed etichettato immorale per tutte quelle ingloriose scene di festa sfrenata e incontrollabile a base di droga, promiscuità ed eccessi. Ciò che raccapriccia di più però è sapere che alcuni degli eccessi rappresentati sono effettivamente avvenuti, come la donna che si fa rasare a zero la testa in cambio dell'assegno che le avrebbe permesso di rifarsi il seno. Anche gli animalisti hanno trovato il modo di scagliarsi contro l'opera di Scorsese sostenendo che obbligare uno scimpanzè a recitare e ad indossare dei pattini sia manipolazione psicologica. Macchè manipolazione, mi viene da dire, solo un buono spunto per definire l'eccesso, così come "le freccette coi nani". Alle critiche perbeniste nel cinema sono quasi sempre in disaccordo e anche stavolta direi che queste critiche sono tanto lecite quanto sorpassabili. Scorsese, che deve la sua immagine internazionale soprattutto a gangster movie come "Quei bravi ragazzi" o "The Departed", ci vuole raccontare un altro tipo di gangster, senza l'impermeabile o la pistola, ma con la cravatta e azioni pericolose in tasca. Gangster immorali ma tuttavia accettati dalla società. Gente che sfrutta il disagio e la speranza delle persone per saziare la propria fame di denaro, direi che non c'era proprio bisogno nel film di commenti espliciti che condannasero i comportamenti dei broker, semplicemente perchè sono comportamenti che si condannano da soli. Come al solito la sceneggiatura affidata a Scorsese è la colonna del film; completa e audace riesce ad evitare che il film, nonostante questa lunghezza (3h ca.), rimanga sempre scorrevole e appassionante.I dialoghi danno uno stile al film, sono vari e quasi sempre efficaci, e alcuni sono destinati ad essere ricordati. Alcuni di questi dialoghi grotteschi e con un chè di post-moderno rendono la prima parte del film veramente divertente al punto che anche chi è ancora schifato per le mostruosità di cui è appena venuto a conoscenza si farà una grossa risata.

[caption id="attachment_563" align="alignleft" width="275"]Di Caprio in uno dei migliori momenti della grande interpretazione Di Caprio in uno dei migliori momenti della grande interpretazione[/caption]

Un'ultima riga va spesa per DiCaprio, che ha mio parere ha dimostrato, alla faccia di chi lo definisce solo un bel visino, di aver raggiunto la qualità e la maturità di un grande attore, prendendo spunti dal suo passato, dal suo maestro e mettendoci giusto quel pizzico di talento che non guasta e non manca mai. Naturalmente ogni interpretazione và analizzata come qualcosa di unico rendendo sempre molto difficili i paragoni, ma non credo di bestemmiare se dico che con il lupo di wall street (storia e personaggio al quale DiCaprio si è appassionato anche al di fuori del set) DiCaprio ha trovato il modo di esprimere tutte le sue doti.