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lunedì 13 maggio 2013

I Ministri di cui vogliamo parlare

La settimana è giusto farla ripartire con un pò di vitalità e non stupiamoci quindi se al Freaky times si parla di musica. Lo spazio è dedicato a una di quelle band che nel palcoscenico del rock italiano riesce ancora a lasciare il segno, nonostante il genere nel nostro paese non abbia mai raggiunto il livello di qualità e soprattutto di pubblico sperato. Ma la storia dei Ministri è diversa, grandi musicisti e sopraffini scrittori di testi, chiunque avrà l'occasione di poterli ascoltare magari non se ne innamorerà ma di certo se ne ricorderà, perché ogni canzone della band Milanese è creata unicamente per lasciare il segno. Nel 2005 Federico Dragogna, cantante e chitarrista, Davide Auteliano, voce e bassista, e Michele Esposito, batterista, amici del liceo, formano un gruppo rock con cadenza grunge, un tipo di sound portato al suo apice, senza nemmeno molta fortuna, dagli Zen Circus proprio verso la fine degli anni 90 con i quali hanno anche collaborato nel 2011, per l'album dei pisani "nati per subire". Fuori posto, fuori moda, brutti, grezzi ma neanche sociopatici, insomma una band senza dubbio diversa. Esordiscono con un album che ha un chè di sensazionale, per la schiettezza con la quale questi ragazzi urlano le proprie passioni e su tutto le loro critiche accompagnata da un trio classico per il rock duro (chitarra basso batteria) e che non ha nulla a che vedere con lo stilismo e la pacatezza dell'indie del tempo.

[caption id="attachment_206" align="alignleft" width="137"]I soldi sono finiti I soldi sono finiti[/caption]

"I soldi sono finiti", nel 2007, è la loro opera prima, e tanto per non farsi mancare nulla ironicamente inseriscono in ogni album una moneta da un'euro in omaggio. L'album procede tra testi ricchi di invettiva, intelligenti senza risultare aulici e incomprensibili, e melodie stracolme di rabbia energica che crea ritmo e intensità ma il capolavoro dell'album è senza dubbio l'ultimo brano "Abituarsi alla fine", dove la band esprime tutto ciò che è, e tutto ciò per cui fanno musica. La critica alla debolezza della propria generazione vista da fuori inevitabilmente tragica, ricca di speranza e illusione ma senza mezzi per la propria realizzazione.
Si capiva sin da subito che questa era una band sulla quale si poteva contare, sulla quale si poteva spendere, dalle grandi potenzialità e nel 2008 addirittura l'Universal decide di investire. Dopo l'Ep "La piazza" esce il 6 Febbraio 2009 il masterpiece "Tempi Bui", i Ministri proseguono scrivendo e suonando con la loro testa e nonostante ora sia una Major ad occuparsi di loro la linea dei ragazzi politicamente scorretti continua accompagnata per la prima volta da un discreto successo a livello nazionale. Con le loro giacchette napoleoniche portate con i jeans, diversamente dai Beatles nella copertina di Sgt. Pepper's, i ministri lanciano il singolo Bevo, tanto da farsi apprezzare anche dai meno affezionati al genere. Una di quelle canzoni di semplice denuncia, che ti sottolinea il problema senza proporti la soluzione sulla piaga dell'alcolismo, lo afferma anche lo stesso Dragogna che è una piaga dalla difficile soluzione perchè poche sono le alternative al bere; loro stessi ammettono di bere molto prima di salir sul palco perchè le vibrazioni e le ansie che ti provoca un concerto è ogni volta qualcosa di diverso unico e speciale. La band si serve di strutture classiche e forse banali ma ogni volta con una forza emotiva dirompente e frenetica.

[caption id="attachment_207" align="alignright" width="150"]Tempi bui! Tempi bui![/caption]

Come per "Bevo" anche "Tempi Bui", manifesto dell'album, prosegue con un frenetico ritmo tra accusa e autocompiacimento, chitarre alte e violenza la fanno da padrone anche poi nelle rivendicazioni di Diritto al tetto, l'ironia malinconica de "La faccia di Briatore", la voglia di fuga in "Berlino 3". Inseriscono in continuazione spassosi output con pezzi di canzoni popolari dalle napoletane alle turche o alle greche. Tempi bui non propone certo domani migliori, non nasconde o manipola la realtà, analizza e critica spietatamente l'oggi guidato da un pessimismo leggermente costruttivo. I riferimenti senza peli sulla lingua evidenziano la loro voglia di trasparenza, di essere diretti, antipatici ma realisti. Dopo due lp così in pochi si aspettavano che un terzo album potesse dirci qualcosa di nuovo sui Ministri o qualcosa di nuovamente sensazionale eppure "Fuori" regala ancora spunti politici e sociali e spoglia definitivamente i ministri da ogni loro maschera se ancora ce ne fosse stato bisogno. Bisognava vincere una sfida che come ci aspettavamo si erano proposti, diventare vecchi (o meglio crescere), senza invecchiare. Bisognava andarsi a prendere la corona di miglior gruppo italiano, parlando di rock, della nuova generazione. Non c'è con la stessa intensità il caratterizzante furore, non c'è neanche quello spirito battagliero e rivoluzionario che gli spingeva a sviscerarsi piuttosto che non arrivare dritti al cuore e alla testa delle persone. La riflessività e il cantautorato è la nuova sfida che provano i ministri, non solo nei temi ma anche nelle sonorità non dimenticandosi comunque di essere dei Rocker. Le tastiere, che potevano sembrare un banalissimo tentativo di decorazione, non si rivelano niente male, piacevoli e con una paraculissima cadenza pop. "Gli alberi", il pezzo forse più rappresentativo, sembra una citazione del "Barone rampante" di Calvino, anche se il video, con le loro facce che sono infarinate può anche far pensare a un rigetto per la piaga della coca e della droga in genere. Fatto sta che la canzone regala momenti di ottima musica, l'emblema del cambio di registro (interspaziando tra pop e rock) della band. "Noi fuori", ultimo singolo pubblicato ci ripresenta invece esplicitamente la condizione generazionale, ricalcando su quella rabbia stilistica tipica dei lavori precedenti e non abbandonandone il pessimismo (Noi fuori non sappiamo cosa fare!)

[caption id="attachment_209" align="alignright" width="250"]I ministri da destra a sinistra: Federico Dragogna, Davide Auteliano, Michele Esposito I ministri da destra a sinistra: Federico Dragogna, Davide Auteliano, Michele Esposito[/caption]

I ministri non hanno più un contratto con l'universal è vero, ma non vuol dire che il loro talento si sia esaurito anzi, può essere l'occasione per riprendere qualcosa di lasciato a metà, o approfondire tematiche e suoni che la pressione della major, in costante fame di guadagno, magari gli ha fatto abbandonare. Invece quest'anno esce "Per un passato migliore", etichettato Godzillamarket di licenza Warner music in collaborazione col produttore Tommaso Colliva, per la prima volta quindi il quartetto affiatatissimo ed efficace che i tre formavano col produttore Alessio Camagni non lavora insieme e i risultati credo gli vedremo entro breve, nella speranza che comunque questo disco, peraltro valido, possa portare tante soddisfazioni ad una band che decisamente se le merita.

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