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sabato 30 marzo 2013

Non c'è niente da ridere!

ironiaIl tema per questo “Freaky day” (il nome che qui alla redazione diamo al venerdì) è l’ironia, qualcosa che ci tocca un po’ tutti in quelche modo. Rinunciando subito a impegnarmi in un pezzo comico originale…troppo impegnativo e laborioso mi chiedo invece: “quendo ci riferiamo all’ironia, di cosa parliamo?”

Un qualsiasi dizionario italiano la definisce come “un particolare tono con il quale si pronunciano certe parole o espressioni  che così vengono ad assumere il significato contrario a quello che propriamente hanno”, ma si tratta solo di questo? Detto così non appare affatto ironico; siamo così irresistibilmente attratti, ridiamo a crepapelle e ci sbellichiamo solo per qualcosa pronunciato o fatto in modo anomalo? Se si trattasse solo di questo rideremmo di chiunque e di qualunque cosa: nessuno si comporta esattamente come noi e molti commettono errori semplicissimo senza essere ironici o ridicoli…dev’esserci dell’altro sotto! “ Salve mi dia del prosciutto cruda” se errori lessicali del genere non vi hanno mai fatto sghignazzare al supermercato o dal macellaio allora vuol dire che siete d’accordo con me (oppure che magari anche voi siate soliti parlare in questo modo e sono gli altri a ridere, fate voi). Non me ne capacito.

Scientificamente quando si parla di “risata” si intende una reazione del cervello a degli stimoli inviati dall’organo sensoriale che ha captato l’evento ironico, localizzata nello specifico nell’ippocampo e il limbo. Essi sono responsabili anche del pianto per esempio.

Ma vi rendete conto? Leggere cose del genere mi ha lasciato totalmente esterrefatto e mi ha fatto realizzare: ridiamo per delle vere e proprie idiozie! Provate a farci caso: ogni volta che tra amici si parte a fare battute di qualche tipo si sta solo dicendo il contrario di quello che la realtà o la normalità vorrebbe, niente di così arguto ed elaborato,  a cui il cervello reagisce con la risata. Quante volte vi siete sentiti brillanti o eccezionali nel dire una facezia qualsiasi, magari usando il sarcasmo? Beh personalmente a ripensarci mi sento un pò idiota…certo, pensare che c’è anche  gente che ride addirittura per cose del genere però mi fa sempre sentire meglio. Come dire:” si sono un idiota, ma sono in buona compagnia”.

Non contento della definizione da dizionario mi avventuro su wikipedia alla disperata ricerca di una scappatoia; la loro definizione è questa: L'ironia (dal greco antico εἰρωνεία; eironeía, ovvero: ipocrisia, falsità o finta ignoranza) ha come base e scopo il comico, il riso e finire nelsarcasmo, ma ha assunto anche significati più profondi. Di essi si possono dire tre accezioni:

  • L'ironia interpersonale o sociale, quella di cui si è parlato fin’ora.

  • L’ironia psicologica, trattata persino da Freud.

  • L’ironia filosofica, di cui parla Socrate.


Per non entrare in particolari psicologici lascerò stare Freud e mi fionderò su Socrate (i due tra l’altro fanno due discorsi molto simili). Il celeberrimo filosofo greco, che apprezzavo persino al liceo, mi dice che l’ironia non è altro che una falsa ignoranza. Socrate nella sua spiegazione filosofica cercava di far dare delle definizioni ai suoi discepoli interrogati fingendosi ignorante in materia per poi partire dalla loro risposta errata con una spiegazione. Cazzo ma Socrate sei peggio di noi! Adesso tu spiegami cosa ci sarà mai da ridere se tu rompi le palle a tutta Atene ogni giorno con le solite storie esistenziali e poi fai finta di non ricordartene  niente!  Se mai è una circonvenzione di incapaci. Eh no caro, mi deludi anche tu. Ma ve lo immaginate:

SOCRATE:” allora discepolo Platone, cos’è la maieutica che in questo momento non mi ricordo?”

PLATONE:“ma se me l’hai spiegata appena 10 minuti fa maestro! E’ la quarta volta di oggi che usi sto trucchetto, ormai non fai più ridere nessuno!

E invece prontamente ecco tutta l’agorà a sghignazzare del povero Platone per la decima volta. Beh Socrate a questo punto meno male che hai deciso di non scrivere e di non tramandarci tutto il tuo sapere.

Bei tempi quelli dell’antica Grecia.

Parlavamo prima di “sarcasmo” quello che forse è considerato il punto più arguto e alto dell’ironia,   wikipedia ce lo propone come “figura retorica consistente in una forma pungente ed amara di ironia, volta allo schernire o umiliare qualcuno o qualcosa. Può essere sottolineato anche attraverso particolari intonazioni della voce, enfatizzando così, parole o parti dell'affermazione”. Ma che cattiveria è? Voglio dire si tratta di una vera e propria distruzione della dignità di qualcuno,  infatti documentandomi scopro che spesso si tratta a volte di una patologia. La “distimia” è infatti un disturbo psicologico per il quale gli individui affetti reagiscono alla depressione da cui sono colpiti tra le altre cose con del sarcasmo e dell’ironia sprezzante. Quando si dice ridere per non piangere! Non mi è nuova ora che ci penso la diceria per cui tutti i grandi comici soffrono di depressione.

Oddio mettendola così c’è il rischio di incupirsi, ingrigirsi, non ridere più;  perché se tutto ciò che provoca la risata, a mente fredda, è una vera e propria idiozia, allora cercheremmo di fare di tutto per non sembrare idioti. Come faceva quel proverbio? Ah già “beata ignoranza!” ecco  credo che sia questa la condizione da accettare per continuare a divertirsi con poco. Eppure ora che mi riprendo mi viene un altro dubbio: forse che tutto quello che ho scritto fin’ora non risulti effettivamente essere un pezzo ironico in sé? Voglio dire, io volevo stendere un trattato serio sull’ironia ma se avessi scritto un testo comico? Beh  me ne sarei chiaramente accorto...oppure no?

Beata ignoranza.

giovedì 28 marzo 2013

Freaky sport!

Nella giornata in cui lo sport è il protagonista la prima riga va sicuramente dedicata al ricordo di Pietro Paolo Mennea, atleta recordman a Mosca nelle olimpiadi dell'80. Un peccato che tanti siano venuti a conoscenza delle sue imprese solo dopo la sua scomparsa, la scoparsa di uno degli soprtivi italiani più forti di sempre.

Nonostante non c'entri assolutamente nulla una riga và dedicata anche all'idiozia di Battiato, che dimenticandosi di avere un ottimo e perdipiù proficuo talento per la musica si è ostinato nel voler far politica e dopo aver dichiarato pubblicamente di non sopportare più le "troie in parlamento" è stato prima tartassato dai media (ormai è etichettato come il più grande maschilista vivente) e poi prontamente licenziato dal ruolo di assessore al turismo in Sicilia. Complimentoni.

Oltre a tutto ciò è stata una settimana generosa di eventi, sportivi e non. Tra questi una Formula 1 che sin da subito si rende intrigante con l'autorità dei team già messa sotto pressione. Ci sono stati team severi e poco concessivi (come la Mercedes che ha imposto a Rosberg di mantenersi dietro Hamilton, che stava girando più lentamente del tedesco, perchè questa è la "strategia" da seguire) e quelli snobbati e superati dal pilota (come nella Redbull dove Vettel attacca e sorpassa il compagno Webber strappandoli il gradino più alto del podio, a quanto pare ciò porterà addirittura a un divorzio a fine stagione). Discorso a parte per le scelte unanimemente prese da Alonso e la Ferrari, scelte che non hanno permesso allo spagnolo di finire la gara, Alonso non si è fermato a riparare l'alettone anteriore e fatalità si è rotto, ma col senno di poi son tutti bravi. Il mondiale è comunque appena cominciato e con tutti i presupposti per risultare avvincente.

Questa è stata anche la settimana della nazionale, che prosegue la sua striscia positiva, e dell'ennesima conferma che Balotelli, oltre che essere un campione nel lanciare freccette ai ragazzini delle giovanili, è l'attaccante più talentuoso di cui si può vantare il nostro calcio. Contro il Brasile, oltre la prodezza balistica del gol che ci dimostra la rapidità e la facilità che ha il ragazzo nel tiro, Mario ha giocato Mario Balotelli, 22 anniper la squadra, correndo qualche volta in pressing ma soprattutto accorciando spesso verso il centrocampo a far da sponda, tener vicino le linee di reparto e far salire i compagni. Contro Malta l'attaccante del Milan ha svolto lo stesso lavoro, ha fatto lo stesso sacrificio più tante giocate finissime arricchite da una doppietta. Ciò che stupisce di Mario in questi mesi è la serietà che sta cercando di introdurre nell'ambito professionale della sua vita. Non è il nostro unico grande talento però. La nazionale ha dimostrato grande maturità e intesa, facilitata da  una condizione al top per quasi tutti i giocatori, e magari non sarà sempre così. Comunque sia la nostra è una nazionale cosciente della propria qualità, padrona dei suoi mezzi e forte in ogni zona del campo. Partendo dalla sicurezza Buffon e gli invalicabili centrali juventini (Barzagli si conferma un fenomeno con un altra stagione straordinaria), passando per gli esterni del Milan Abate e De Sciglio e per un centrocampo secondo forse solo a quello spagnolo formato da una serie di campioni complementari tra loro (Pirlo, Marchisio, Montolivo, Diamanti, De Rossi...), e per finire c'è l'attacco milanista (con El Shaarawy vicino Balotelli) completato dall'alternativa romanista Osvaldo e da Alessio Cerci, esterno alto ex Roma e Fiorentina ormai esploso a grandissimi livelli, finalmente. Questa pare una squadra completa e competitiva e con molti giocatori nel miglior momento della carriera (sia pur breve come quella di De Sciglio o più longeva come quella di Pirlo) è una nazionale che con un pò di attenzione e di cinismo in più può vincere con chiunque.

Ieri è stata anche la giornata in cui l'inglese Barton, difensore del Marsiglia, ha definito Neymar il "Justin Bieber del calcio". Barton mi ha fatto sbellicare e bisogna ammettere che ci ha preso in pieno visto che il fenomeno brasiliano oltre che essere ammirato dai giovanissimi calciatori, riesce anche a catturare l'affetto di numerosissime fan, attirate dalle sue comparizioni televisive e nei video musicali. Bisogna però puntualizzare che Neymar è un giocatore ricco di talento, moderno, veloce e tecnico, potenzialmente il più forte di tutti. Invece, con tutto il rispetto per Justin Bieber, essere un cantante credo sia diverso da quella cosa che fa lui. Neymar però che si è incaponito sul fatto che per completare la sua formazione professionale non abbia bisogno di giocare in Europa. Forse è solo un modo per rendere il suo cartellino più caro di quello che già è ma sa benissimo che nel nostro calcio ci vuole più lavoro, più continuità, più capacità di adattamento perchè ai giocatori come lui in Europa si mordono le gambe e a parte questo gli allenatori, tattici esperti, cercano sempre un modo di arginare i fuoriclasse. Ma tutto ciò lo sa benissimo e sembra che abbia silenziosamente firmato un precontratto con il Barcellona che lo porterebbe in Europa nel 2014 per 45 milioni di euro. Certo sono personalmente contento che venga a giocare in Europa ma mi trovo a disprezzare quest'operazione di mercato. Nel senso che se mi comprate Neymar per affiancare Messi allora prendetevi pure sin dall'inizio tutti i trofei che volete ma io con voi non ci gioco.

Suggestioni che quindi diventano realtà. Un'altra suggestione è quella di veder Totti giocare per sempre, ma gli acciacchi di anzianità prima o poi colpiranno anche lui, intanto il capitano si gode i suoi vent'anni di carriera da professionista nella Roma. Vent'anni da quel 28 Marzo 1993, a Brescia, dove subentrò a Rizzitelli lanciato da mister Boskov. Da allora lui è stato la Roma, ha sempre vissuto e lottato per quella maglia, vincendo sicuramente meno di quanto avrebbe potuto vincere con maglie diverse, ma guadagnandosi cosi l'amore di migliaia di cuori giallorossi; è stato uno dei talenti più puri nella storia del calcio italiano, capace di creare gioco come pochi, inventore e rifinitore, spietato tiratore. La precisione del suo tacco, di cui non ci si stanca mai nonostante lo faccia una dozzina di volte a partita, è paragonabile a quella del suo piattone. Un giovane tifoso romanista scrive:"Nella speranza che in un futuro possa amare un calciatore, un capitano, come sto facendo ora per Totti, auguro al pupone cento di questi giorni. W la f***"

Ovviamente il ragazzo, per la sua volgarità, è stato rintracciato, arrestato e probabilmente malmenato dai poliziotti bastardi...No scusate mi stavo perdendo nell'articolo di ieri.

mercoledì 27 marzo 2013

A.A.C.B. (are all cops bastards?)

Quando il vecchio Martin Morton mi ha proposto di scrivere qualcosa nello spazio settimanale dedicato all’attualità sono subito stato dubbioso. Nella mia testa si susseguivano immagini del mio articolo stracciato tra le sue mani, derisioni dai colleghi della redazione e altri momenti tragici. Quando ho fatto presente le mie perplessità a Don Morton e questo mi ha ricordato che quella di scrivere il pezzo non era una proposta, ma bensì un ordine, che se disatteso avrebbe portato torture e percosse, ho immediatamente ritrovato fiducia in me ed eccomi qui col pezzo di oggi.

acab Navigando nel web non è difficile imbattersi in slogan critici e ironici da parte di tali movimenti dall’”A.C.A.B.” (“all cops are bastards” ovvero “tutti gli sbirri sono dei bastardi”) tipico dell’estrema destra e delle tifoserie calcistiche in genere, al tradizionale antimilitarismo di sinistra. Detto che anche nel commentare questo tema scottante e all’ordine del giorno noi di The Freaky Times non siamo affatto schierati politicamente, ci apprestiamo a offrire semplici punti di vista diversi e spunti di riflessione utili a chi si approccia all’argomento.

Le situazioni in cui la polizia è chiamata a mantenere o a portare l’ordine sono riassumibili in poche circostanze variabili: scontri tra tifoserie calcistiche rivali (spesso per motivi politici), disordini tra gruppi o bande di fazioni politiche ancora una volta contrastanti, manifestazioni e dimostrazioni di piazza (o cortei) ed infine situazioni di guerriglia urbana nate da interventi di gruppi quali i black block di matrice generalmente anarchica o anticapitalista. Alla luce di come la polizia italiana ha gestito queste diverse problematiche, che appaiono essere una versione 2.0 di quello che erano stati gli anni di piombo, più che stupire l’accanimento verso questo o quel movimento politico, piuttosto che il mancato intervento nei loro confronti è proprio la mancanza di uniformità d’azione in genere a lasciare l’opinione pubblica sconcertata il più delle volte. A parità di disordine le forze dell’ordine prendono provvedimenti spesso diversi oltre che del tutto inefficaci al fine di risolvere il problema. Se ci si informa un po’ è possibile infatti venire a conoscenza di  situazioni in cui l’intervento della polizia è stato estremamente (oltre che tragicamente) deciso, come nel caso del G8 di Genova del 2001 di cui sono persino disponibili esplicite immagini su youtube, e allo stesso tempo di altre in cui l’azione risulta tardiva e pressoché inutile come nei disordini partiti a Roma nel 2011 da una manifestazione pacifica degli indignatos a opera sempre dei black block. In quest’ultimo caso i rivoltosi fanno in tempo addirittura a devastare un intera zona della città prima di essere dispersi quando è ormai troppo tardi. Dal punto di vista delle tifoserie è addirittura possibile citare quando a San Siro fu gettato in tutta tranquillità uno scooter dagli spalti, senza che il responsabile fosse individuato e dall’altra parte quando ad un autogrill l’ormai famoso agente Spaccarotella ha sparato a una macchina di tifosi in corsa dopo dei semplici sfottò movimentati tra Ultras rivali.

A cosa imputare questa totale disorganizzazione? Alcuni la attribuiscono alla cattiva formazione degli agenti. C’è infatti chi fa notare che quelli che finiscono per diventare poliziotti o carabinieri non sono stati affatto addestrati per svolgere quel ruolo: è dal 2000 infatti che i concorsi per accedere a queste posizioni sono fermi e si ricorre all’impiego di giovani che hanno svolto un tirocinio militare e trascorso un periodo di “ferma breve” nell’esercito. Stupiti? Come se ciò non bastasse questi arrivano addirittura da periodi di servizio in zone come i Balcani o Kabul, insomma zone in cui si combatte nel vero senso della parola il più delle volte. Chiedersi se sia dovuto a questo l’eccessiva irruenza delle forze dell’ordine è più che legittimo.

Riflettendo ancora più attentamente però ci si rende conto che i militari, proprio da addestramento sono istruiti ad eseguire ordini e non a prendere decisioni autonome. Alla luce di ciò come possiamo credere ciecamente a chi ci dice sistematicamente che la colpa di episodi di aggressività ingiustificata o esagerata è dovuta proprio a un errato modo di interpretare la legge da parte dell’agente in questione? Anche qui il dubbio è legittimo.

La tentazione di pensare che episodi di questo tipo siano frutto di direttive ben precise date agli agenti da parte delle autorità è forte, così come dall’altra parte l’assenza di interventi efficaci in altre situazioni mette in evidenza una massiccia disorganizzazione all’interno delle forze dell’ordine. Il caso dei due Marò sotto processo in india dimostra come un continuo susseguirsi di governi non sempre all’altezza in Italia non sia affatto d’aiuto alla corretta amministrazione della pubblica sicurezza così come della pubblica amministrazione in generale: insomma, il problema della violenza e dell’inefficienza delle forze dell’ordine appare come la punta di un iceberg di problematiche sommerse sotto di esso e che senza un governo stabile non sembrano affatto in via di risoluzione.

Big Fish! (7/10)

Sono orgoglioso che in questo piccolo spazio dedicato al cinema mister Morton abbia incaricato me di commentare uno tra i suoi film preferiti, diretto dal fedele amico Tim Burton, compagno di mille battaglie. "Big Fish - Le storie di una vita incredibile", film del 2003, è forse l'opera che meglio rappresenta il tipico modo di fare cinema di Burton: amante di paesaggi mistici, magici e suggestivi conditi da stravaganti personaggi. In Big Fish tutto ciò è mescolato a uno sfondo di cruda realtà che in tutto il suo grigiore contrasta la forza della fantasia. Si perchè tutto il film è un visionario elogio della fantasia, luogo nel quale tutto ciò che sembra incredibile diventa semplicemente straordinario. Per Burton,come uomo, questo lavoro ha rappresentato qualcosa di importante soprattutto perchè nella trama del film c'è tanto della vita del regista che affrontava in quel periodo la scomparsa del padre, padre con il quale il rapporto è sempre stato complicato. E un commento sull'uomo Tim Burton, aldilà delle riprese, lo chiediamo a un suo amico di vecchia data, Mr. Martin Morton: "A te non rilascio dichiarazioni!". Tipicamente breve e concisa la risposta ci permette comunque di conoscere molto meglio di prima Tim, in tutta la sua sensibilità.

Il film racconta di un figlio, Will Bloom, che assiste il padre, Edward Bloom, nei suoi ultimi passi di vuntitledita. Un padre che però non ha mai apprezzato abbastanza o almeno non come lo apprezzavano gli altri, questo perchè non riusciva più a sopportare la presunta mancanza di serietà nei racconti inverosimili che continuamente il vecchio ripeteva, in qualsiasi occasione. Attraverso queste storie, attraverso gli aneddoti che compongono la vita di Edward Bloom la realtà ricca di incomprensioni e dolori si trasforma in presunta fantasia, dove la felicità è a portata di mano. Dalla visita alla perfetta città di Specter, di cui nessuno conosce l'esistenza e dalla quale nessuno se n'è mai andato, dove tutti vivono in armonia tra loro, a piedi nudi sul prato, agli incontri con un gigante, una strega, una donna con due teste fino al racconto del grande pesce, catturato lo stesso giorno della nascita del figlio Will. Il rapporto complicato tra padre e figlio smette di deteriorarsi quando un ormai anziano Ed Bloom si ammala gravemente. Al capezzale del padre Will, ascoltando e i riascoltando i racconti magici, riscoprirà il fascino e l'amore per il proprio genitore e per la sua incredibile vita. Alla fine, nelle scene del funerale di Ed, Will comprende anche che quelle che sembravano fiabe per bambini create su due piedi sono intrise di verità, verità che fa però solo da sfondo, e non sono certo quei fuggenti momenti di verità che rendono queste storie degne di essere raccontate. Un film anche toccante oltre che estremamente suggestivo tappezzato da continui flashback che contribuiscono a rendere il film piacevole e commovente. L'emblema del cinema di Burton, un maestro nel materializzare la propria visionarietà.

lunedì 25 marzo 2013

Dookie! (9/10)

Ciò di cui si parlerà (o meglio si scriverà) oggi è musica. Per alcuni il tema trattato è l’origine di un mito, per altri ciò di cui mi appresto a raccontare  è il momento più alto di una storia poi finita in rovina a causa del successo mediatico, per me è semplicemente il motivo per cui la musica è entrata nella mia vita; comunque vogliate leggere il prossimo pezzo, oggi si parla dei Green Day e del loro terzo album “Dookie!”.

Siamo in California nel 1994, tre ragazzi senza un chiaro scopo nella vita giocano a fare i rocker, o meglio, i punk rocker. Abbiamo un cantante e chitarrista scatenato e con una particolare attitudine alla scrittura di testi e riff fatti di una miscela di accordi distorti e trascinanti: sono passati quasi vent’anni dalla prima esplosione del punk con gli “scandalosi” Sex Pistols in Inghilterra ma lui crede ancora in questo genere e l’ha ascoltato a tal punto da aver assorbito i messaggi lasciati da Clash e Ramones come fossero la Bibbia;si chiama Billie Joe Armstrong. Mike “Dirnt” è il bassista del terzetto, è amico di Armstrong dai tempi delle elementari ed è in grado di scrivere linee di basso magnetiche come presto farà vedere al mondo. Ultimo ma non ultimo Trè Cool, un vero e proprio clown che si diletta alla batteria e non disdegna qualche strimpellata alla chitarra;dietro a quest’aria da pazzo furioso si cela però a sospresa un musicista serio e con un passato al conservatorio. Il nome “Green Day” che i tre si sono dati è un richiamo ai giorni “verdi”, passati a fumare erba insieme:cos’altro si può cercare in una band?

I Green Day hanno alle spalle due dischi prodotti da una casa discografica locale e non hanno venduto che qualche migliaio di copie, in America questo vuol dire essere meno di nessuno ma sono stati miracolosamente notati da una major e ora hanno quindi la possibilità di farsi ascoltare da tutto il mondo. Non la sprecheranno.

Dookie parte  a 1000 e anche se è da qualche anno che non lo ascolto mi gasa ancora come la prima volta: Bournout (la prima traccia) è una vera bomba a orologeria di ritmo e testo  biascicato come solo nel punk vecchio stampo si era sentito prima. Le canzoni sono tutte degne di essere dei validi singoli e questo fa dell’album un gioiello unico nel suo genere: quando state valutando la qualità di un disco chiedetevi se potreste dire lo stesso, io lo trovo un ottimo metro di giudizio per l’insieme. I veri e propri singoli che girano nelle radio per promuovere il lavoro nel 1994 sono chiaramente di forte impatto, basti dire che il primo, “Longview”, oltre ad avere un incredibile giro di basso scritto da parte di Mike mentre era sbronzo, vanta una frase del genere al suo interno :

” my mother says to get a job but she don’t like the one she’s got; when masturbation’s lost its fun your fuking lazy!”

Non mi cimento nella traduzione per mantenere un finto limite di decenza ma credo sia già più che abbastanza per lasciar intendere quanto il tema del cazzeggio e della nullafacenza  facciano da padroni.

“Basket Case” è il pezzo più apprezzato dal pubblico e rimarrà la canzone più conosciuta della band fino all’album American Idiot del 2004 dove altri lo eguaglieranno. Nonostante la base punk sia sempre presente il pezzo nella sua melodia risulta addirittura ballabile (ovviamente scatenandosi) e trainato da un grottesco video ispirato da “Qualcuno volò sul nido del cuculo” vola al numero uno di tutte le charts. C’è anche spazio per l’amore in questo album decerebrato ma irresistibile con “she”, un pezzo romantico ma pur sempre a suon di distorsioni e batteria alla Trè Cool nel ritornello. Completano la lista dei singoli “Welcome to Paradise” e “When I come around” che ai concerti trascineranno il pubblico nel 2020 come lo fanno ora (sotto il link a un video della band che lo dimostra a Woodstock).

Il risultato? Un album da 15 milioni di copie vendute e un Grammy Award come miglior album Alternative, ma non è solo questo: parliamo di un lavoro che porta i Green Day a un livello musicale successivo rispetto a molte altre band e che essi hanno toccato di nuovo solamente con l’uscita di American Idiot, anche se a quel punto cominceranno a essere attaccati per le svolte stilistiche più “poppettare” e “main stream” per così dire.

Parliamo di un album che piace perché al suo interno c’è tutto, non manca proprio nulla nei testi come nella musica, nella ritmica come nel suo essere diretto:  direi che non è così male per un disco il cui titolo “Dookie” significa (cito testualmente) “merda”.

Green Day live a Woodstock 94, When I come around

 

[caption id="attachment_49" align="alignright" width="224"]La copertina di "Dookie" La copertina di "Dookie"[/caption]

 

 

venerdì 22 marzo 2013

Joker: eroe incompreso

In questo primo pazzo venerdì primaverile mi è stato proposto di rispolverare un'antica passione per quell'arte chiamata "fumetti". Beh non ne ho tanta voglia ma non dirò proprio di no, visto che l'ultima volta che contraddissi mister Morton ricordo confusamente di come mi abbia pregato di controllare gli appunti dentro un suo armadietto e poi come abbia violentemente e ripetutatemente schiacciato la mia testa tra l'anta e l'armadietto stesso. Punizione esemplare, che ci voleva, stavo smarrendo la strada e tutto ciò è stato necessario e utile a entrambi. Grazie Mr. Morton. Da questo gesto d'affetto che ha un chè di paterno volevo partire per introdurre il personaggio che più ho ammirato nei fumetti.

Forse risulterà banale ma ho voluto dedicare questo post al personaggio che piùho amato, che più mi ha insegnato e francamente quello che da molti è considerato "il più cattivo" tra i cattivi creati per mettere in dubbio il valore dei supereroi. Le sue origini, la sua storia, sono sempre state oggetto di grande curiosità e, forse anche per questo, di grande mistero. Si sa che il joker si faceva chiamare "Cappuccio rosso" ed era membro, non di primo rilievo, della microcriminalità di Gotham. La sua vita cambiò quando, dopo un incontro con Batman caddè in un barile di rifiuti tossici rimanendone alterato, un mezzo mutante con una particolare personalità che assunse atteggiamenti clowneschi.

[caption id="attachment_41" align="alignright" width="258"]Il joker di Heath Ledger Il joker di Heath Ledger[/caption]

Comparso già nel N.1 di "Batman" l'antagonista ideato da Bob Kane si distingue subito dagli altri super-cattivi. Quell'infinita follia che gli altri gli attribuivano lo rendeva il criminale perfetto: programmattore pragmatico, manipolatore abile e scaltro. Senza contare le sue abilità: ottimo chimico, riusciva con pochi mezzi a crearsi gadget comici e al tempo stesso intrisi di mortali miscele; eccezionale tiratore, con qualsiasi tipo di arma; ben preparato anche fisicamente. Per questa sua psiche brillante e deviata riuscì ben presto ad essere il più temuto e il più rispettato tra i "cattivi".

"La follia è come la gravità. Basta solo una piccola spinta..."

Come tutti i personaggi di Batman anche joker è stato protagonista di un'evoluzione quando è arrivata la trasposizione sul grande schermo del fumetto targato DC. Il primo Joker del cinema è stato affidato al sublime Jack Nicholson in "Batman" di Tim Burton (1989). Jack Nicholson è stato semplicemente fenomenale nell'esprimere e nell'impersonare la follia clownesca che contraddistingueva il pagliaccio nel fumetto. Grazie alla particolare e singolare capacità di sfruttare le proprie espressioni, soprattutto mirate deformazioni di occhi e bocca, Jack è riuscito a dare un'immagine chiara e intrigante allo stesso tempo alla personalità del Joker. Quello che però manca a questo joker è lo studio e l'approfondimento della sua sconfinata intelligenza, la qualità dei suoi intrecci diabolici e soprattutto la sua inumana cattiveria. Essendo quella di Tim Burton la prima perllicola su Batman giustamente non si poteva dedicare troppo spazio e troppa fatica all'analisi del cattivo e non pensare alla formazione e alla personalità del protagonista.

Problema questo che Cristopher Nolan ha sapientemente evitato inserendo il Joker nel secondo capitolo della sua moderna e realistica trilogia sul cavaliere oscuro. Nel secondo capitolo Batman è già un eroe affermato e la sceneggiatura (diligente, acuta, appassionante di Jonathan Nolan e dello stesso Cristopher) si può concentrare su una trama più articolata e avvincente e sullo studio dei cattivi. A parte il film, in una parola pazzesco, non si può non sottolineare che la vera ciliegina sulla torta è stata l'interpretazione di Heath Ledger, anche lui abile con grotteschi spasmi facciali a impersonare al meglio la pazzia; ma oltre a rendere questa pazzia macabra e violenta la tiene sempre accesa con sfumature di tetro e di inquietante. Questa si che è una sceneggiatura perfetta per esaltare l'incomparabile intelligenza di Joker. La sua tatticità, i suoi schemi, disegni precisi, le sue idee che riesce sempre a materiallizzare lo rendono inarrestabile e senza punti deboli. Il tutto condito con una capacità sopraffina di capire, per poi sfruttare e manipolare, pregi e difetti delle persone. La sua freddezza lo rende unico e anche se alla fine il suo piano si sgretola, sconfitto solo dal moralismo dei cittadini il suo lavoro, iniziato per compiere un disegno più grande, è terminato. Di tutte le azioni del Joker ci è forse sfuggito spesso il perchè, dubbio che sarebbe banale liquidare dando la risposta che tutto è figlio della follia. I Nolan indagano nella coscienza del Joker portato alla luce il motore e la benzina della sua follia.

"Se introduci un pò di anarchia, se stravolgi l'ordine prestabilito tutto diventa improvvisamente caos. Io sono un agente del caos. E sai perchè è bello il caos? Perchè è equo..."

Lunga vita al Joker sperando che prima o poi schiatti il pipistrello.

 

giovedì 21 marzo 2013

Una stagione in un minuto

Siete stati in letargo o isolati dalla civiltà negli ultimi sette mesi?siete completamente all’oscuro di come il mondo stia andando e di cosa sia accaduto?nonostante questo enorme vuoto dentro di voi al momento e ve ne fregate altamente di politica, economia e cronaca mondiale?siete proprio i lettori  giusti per la rubrica calcio del Freaky Times!

[caption id="attachment_37" align="alignright" width="283"]Leonardo durante la celebre proposta "indecente" a Anna Billò. Leonardo durante la celebre proposta "indecente" a Anna Billò.[/caption]

 

Il mega resoconto della stagione non può che cominciare dalla nostra cara serie A tim. Il campionato, ormai giunto alla 29esima giornata, vede in testa la Juventus con 65 punti, seguita dal Napoli a quota 56 e il Milan a 54. Lazio, Roma, Inter, Fiorentina e lo stesso Milan sono impegnati in una avvincente (anche se piena di passi falsi, discontinuità e figuracce) lotta champions per il terzo posto in una zona molto corta della classifica. Da segnalare è inoltre la grande stagione del Catania che sogna la piccola europa a 45 punti. La bassa classifica è corta anch’essa e vede, per la prima volta dalla sua storica promozione, il Palermo a forte rischio retrocessione occupando l’ultimo posto. Si sente continuamente parlare di campionato “chiuso”, di una Juve che al momento non ha rivali e via così’…onestamente questo non trova d’accordo ne me ne il grande Martin Morton. Certo, è vero che i bianconeri hanno 9 punti di vantaggio sul Napoli, ma bisogna anche ricordarasi che sono impegnati nei quarti  della champions league, oltre ad avere un calendario non poco impegnativo che comprende Inter, Milan e Lazio, tutte formazioni con cui hanno perso o faticato molto all’andata.

Se questo non è bastato per convincervi di quanto sia ancora aperto il nostro campionato spostiamoci in Germania, dove siamo ancora alla giornata 26 (3 in meno delle nostre) ma i punti di vantaggio del Bayern Monaco capolista sul Borussia Dortmund sono ben20! Questo è un campionato archiviato.

In Inghilterra abbiamo un Manchester United cannibale (perlomeno in patria visti i ripetuti capitomboli talvolta sfortunati in europa) con 24 vittorie su 29 turni, che dire: una schiaccia sassi con un vantaggio più che rassicurante sul concittadini del City (15 punti).

Anche in Spagna la Liga sembra già nelle mani del Barcellona che, nonostante l’annata non esaltante rispetto alle precedenti, è riuscita a relegare il Real al ruolo di terza forza del torneo per buona parte della sua durata a favore dell’Atletico Madrid campione in carica dell’europa che “non conta” ascoltando ciò che si dice dell’europa league e purtroppo pensano le squadre italiane. L’unica nota esaltante in terra iberica sembra essere quel fenomeno di Leo Messi: 91 gol nel 2012, al quarto pallone d’oro di fila, giustiziere del Milan negli ottavi di champions, che dire di più?

I sorteggi della champions league offrono diversi spunti di riflessione:

  • JUVENTUS-BAYERN una sfida tra due squadre più che blasonate in patria e in europa: esprimono un buon calcio fatto di organizzazione e velocità;l’unica cosa che sembra distinguerle è la maggiore forza del collettivo dei bianconeri contrapposta ai grandi nomi e all’attacco cinico e stellare dei bavaresi.

  • BARCELLONA-PSG la prova del nove per i francesi che devono dimostrare di essere più che un semplice mix di campioni prelevati qua e la a colpi di milioni (ricorda un po “el clasico” in questo). Il Barcellona appare invece nettamente favorito dal pronostico anche per la maggiore esperienza internazionale, ma attenzione: nell’andata degli ottavi di finale contro il Milan la troppa sicurezza ha giocato un brutto tiro ai catalani.

  • MALAGA-BORUSSIA DORTMUND è la sfida tra quelle che sono forse le rivelazioni del torneo, anche se il Borussia per la verità propone già da anni un calcio spettacolare quanto efficace. Difficile pensare che i tedeschi si facciano fermare proprio ora dagli spagnoli (oltretutto alla prima esperienza europea).

  • REAL MADRID-GALATASARAY, la sfida appare già scritta per evidenti motivi, ma attenti ai turchi che vantano in attacco 2 talenti cristallini (anche se non di primo pelo): Drogba e Sneijder.


C’è chi parla di finale scontata tra Barca e Real ma io credo che sarà un po’ più avvincente di così.

L’ europa league vede continuare il suo cammino la Lazio, che nei quarti incontrerà il Fenerbahce. I bianco celesti non appaiono secondi a nessuna delle formazioni rimaste in gara (se non forse al Chealsea per la rosa): onoreranno fino in fondo questa competizione?

Ultima ma non ultima la notiziona della settimana: Leonardo (ds del Psg) ha chiesto alla conduttrice Sky Anna Billò, sua fidanzata, di sposarlo in diretta tv proprio dai sorteggi per i quarti di champions league tra l’incredulità generale: ma quanto imbarazzo per la povera Anna!(che ha comunque detto di si dopo aver cercato di sviare il discorso più volte).

Quanta poesia ha ancora da regalarci il gioco del pallone?!

 

mercoledì 20 marzo 2013

La chiesa, un'istituzione in declino

 

[caption id="attachment_30" align="alignright" width="378"]Giotto - La chiesa che sprofonda è sorretta da san Francesco. Giotto-Il sogno di Innocenzo III. La chiesa che sprofonda è sorretta da san Francesco.[/caption]

Dopo un breve ma come al solito illuminante colloquio con mister Martin "The Myth" Morton si è deciso di premettere che quelle che seguono non sono nè le parole di un ateo nè le parole di un cattolico.

In queste settimane, guardando alcuni servizi delle Iene, sono stato contento di scoprire come sia iniziata, anche mediaticamente, un'opera di demolizione della chiesa cattolica, ormai da secoli un'istituzione in declino. Spero che l'entusiasmo portato dall'elezione del nuovo papa non convinca il programma a rinunciare a tale opera. L'ho visto il nuovo papa, un ragazzo a posto, un tipo un pò freaky, arrivato con l'obiettivo di risollevare la chiesa da una crisi profonda ma tuttavia consapevole di non poter fare molto per contrastare e cambiare il lento destino della casa di Dio. Potrà forse far si che vengano fornite risposte a tutte quelle domande scomode delle Iene. Si sanno nomi, cogomi e peccati di quei preti che hanno abusato di ragazzi che frequentavano la loro parrocchia, violando la loro innocenza e turbando le loro menti. Eppure quando a parroci e cardinali viene chiesto di spiegare perchè la chiesa sapeva tutto e non faceva nulla di concreto tacciono, restano in silenzio perchè queste sono le direttive superiori. A parte questo il processo di secolarizzazione che vede la chiesa estinguersi sostituito da globalizzazione e scienza è a un punto chiave. La realtà è che nella chiesa la spiritualità non conta più niente. I valori su cui è stata fondata se li sono dimenticati tutti per privilegiare potere, denaro e popolarità. Le guerre delle crociate (si pensa avviate anche per scopi commerciali), il processo a Galilei, i preti pedofili; la chiesa pècca di continuo e la modernità e la scienza ormai le hanno fatto perdere la solidità del suo ruolo. Quello di unire gli uomini, i fedeli, attraverso fratellanza e solidarietà, promettendoli nell'aldilà un riscatto per le loro sofferenze. Voltaire diceva che la religione inganna tutti: i poveri, facendoli accettare la loro condizione; e i ricchi, estorcendo elemosine in cambio del perdono alle loro impunità.

La parentesi dei preti operai, movimento nato in Francia nel secondo dopoguerra e sviluppatosi in tutta Europa negli anni '50, è emblematico per sottolineare l'ipocrisia della chiesa. Alcuni preti, decisi a dare un cristiano contributo per ricostruire la società, tralasciarono i loro doveri da parrocchiani per unirsi agli operai nelle fabbriche e lavorare, sperimentando di persona cosa vuol dire lottare essendo deboli. Papa Pio XII però, nel 1954, si sbarazzò del movimento, obbligando i preti a riprendere i loro obblighi pastorali, e lo accusò di non essere in linea con l'integrità della fede. Vabbè.

La chiesa non serve più ma il suo declino non vuol dire l'estinzione di una religione che comunque, in tanti modi concreti, allevia sofferenze in tante parti del mondo. La religione dovrebbe essere però una scelta e non un obbligo come sembra in questo paese. Credo che alla chiesa piaccia il denaro e credo che ciò sia una piaga per l'economia italiana. "I costi della chiesa", un'iniziativa dell'UAAR volta a far luce nelle casse cattoliche, stima l'entrate annuali della chiesa attorno ai 6 miliardi di euro. Altro che Coca-cola company. Nonostante un discreto fatturato la chiesa necessita, e infatti privilegia, di una miriade di agevolazioni. Ad esempio l'esenzione da irpef e iva, la riduzione di irap e ires e il lungo elenco di contributi (soldi delle casse comunali): contributi ai "grandi eventi" della chiesa, i contributi per le scuole cattoliche, per l'editoria cattolica, per l'edilizia cattolica. Poi i contributi per i cappellani: quelli cimiteriali, quelli nelle forze armate, quelli nella polizia, quelli nelle carceri... Ma gli appassionati di lettere e numeri (numeri molto alti) possono approfondire la questione economica su icostidellachiesa.it.

Purtroppo per lei la chiesa è stata fondata su principì e comportamenti trascendentali che non appartengono agli uomini, tutti cosi simili e desiderosi che la propria realizzazione sia qui e non in un ineffabile aldilà. Col tempo e con la storia di questa millenaria realtà ci si è accorti di come sempre più le istituzioni fanno gli uomini e non viceversa. Ora mi godrò le vacanze di Pasqua, la mia festa preferita dopo il Natale.

martedì 19 marzo 2013

"Stato di emergenza": un thriller tra Orwell e Bob Dylan

Il libro con cui si è deciso di intraprendere il faticoso cammino della rubrica letteraria settimanale è un thriller che ci porta in Gran Bretagna e più precisamente tra Inghilterra e Scozia, quest’ultima terra natia dell’autore Douglas Lindsay: sto parlando di “Stato di emergenza” (titolo originale “Lost in Juarez”).

In questo breve ma intenso romanzo si narra di Lake Weston, scrittore per bambini: una qualifica che lo ha reso famoso ma che è soprattutto una prigione  per un uomo dal temperamento che non rifiuta sbronze colossali e imprecazioni colorite, a cui si addice qualsiasi impiego tranne questo. Lui vorrebbe scrivere d’altro, ma per tutti è Lake Weston, scrittore per bambini.
Agli editori interessa solo sfruttare il suo successo. La sua vocazione per una scrittura impegnata riemerge quando la situazione politico-sociale in Gran Bretagna precipita in modo vistoso: onnipresenti occhi elettronici che spiano la cittadinanza, intercettazioni telefoniche, leggi antiterrorismo che stanno strangolando le libertà civili… e questi allarmi bomba che diffondono la paura. Qualcuno dovrebbe denunciare che è in atto una cospirazione, e perché non lui? Purtroppo c’è chi pensa che Lake Weston, scrittore per bambini, farebbe meglio a non occuparsi dei grandi. E intende spiegarglielo. Con ogni mezzo lecito e non.

La trama risulta assai gustosa, arricchita dal fatto che ogni atmosfera o stato d’animo vissuto dal protagonista viene descritta attraverso un brano di

[caption id="attachment_25" align="alignright" width="139"]La copertina dell'edizione italiana di "Stato di emergenza" La copertina dell'edizione italiana di "Stato di emergenza"[/caption]

Bob Dylan, Lake Weston infatti ne è completamente ossessionato e ha una dipendenza per il suo ascolto simile a quella che si ha per alcol o droga: deve avere le sue dosi al momento appropriato. Del resto che lo stesso autore sia un grande fan di Dylan lo si capisce semplicemente dal fatto che il titolo stesso del romanzo è un frammento di “Just Like Tom Thumb's Blues” del cantautore americano. Il finale del racconto è inoltre talmente realistico da renderlo sempre attuale.

Amate Bob Dylan o volete conoscerlo? Avete adorato 1984 e Orwell e volete riviverne alcune atmosfere? Siete dei semplici fan del thriller vecchio stampo? “Stato di emergenza” è una miscela esplosiva di tutto questo destinata a tenervi attaccati alle sue pagine ed a rimanervi dentro.

lunedì 18 marzo 2013

"Argo" e "la vita di Pi": un confronto da Oscar.

Il primo spazio occupato dal cinema e dalle sue sfumature non può non essere dedicato all'ultima edizione degli oscar, l'ottantacinquesima, condotta nell'anonimato da Seth Mcfarlan, irriverente creatore dei Griffin, e dal suo semi-talento canoro. Una notte in cui l'emozione più grande è stata provata nel momento della caduta, tanto goffa quanto rovinosa, di Jennifer Lawrence sulle scale che portavano al palco; grazie di esistere Jennifer. Ma due sono le stelle che hanno volato più in alto. "Argo", il film diretto da un brillante Ben Affleck che tratta i fatti del Canadian Caper, operazione della CIA in collaborazione con il governo del Canada per recupeare sei fuggitivi americani in Iran e che ha portato a casa tre statuette. "La vita di Pi", il visionario racconto della biografia di Pi, ragazzo indiano protagonista di uno straordinario naufragio in compagnia di una tigre del bengala che ha regalato a Ang Lee il premio alla miglior regia. Riflettendo ogni anno su

[caption id="attachment_21" align="alignleft" width="176"]Seth Macfarlane in un ironico fotomontaggio Seth Macfarlane in un ironico fotomontaggio[/caption]

cosa si basa l'Academy nella sua scelta mi chiedo cosa rende un film migliore rispetto ad un altro tanto da meritare la statuetta più ambita. In cosa Argo è stato migliore della vita di Pi? è chiaro che consideriamo due cinema completamente diversi; il primo basato sull'intensità e sul realismo della trama, il secondo sull'emotività e l'empatia per i protagonisti. Un ruolo fondamentale ne "La vita di Pi" ce l'ha l'ottimo lavoro degli effetti speciali, certificato da un oscar, che contribuisce a rendere fantastica, quasi surreale la storia di Pi, il suo viaggio di formazione approfondendo i suoi dubbi e scavando nella sua coscienza. La particolare concezione della fede presente in Pi è alla base della sua visione del mondo e della sua convinzione che chiunque, anche un animale, possa provare le sue stesse emozioni. Ha vinto però Argo. Ha vinto l'impressionante qualità della sceneggiatura, impeccabile e assorbita pienamente dal genio di Affleck, anche se ciò non è bastato a strappare la statuetta ad Ang Lee. Ha vinto la miglior interpretazione dei personaggi, su tutti Alan Arkin nei panni dell'ambascaiatore canadese. E anche se per Ben quella nei panni del malinconico agente CIA Tony Mendez non è stata la miglior performance della vita, può consolarsi con il successo che ha riscosso la sua abilità da regista. Maestro nel mescolare azione, commedia e la giusta suspense che richiede un opera di tensione politica come questa. Il risultato è stato un film appassionante capace di attirare svariate categorie di spettatori, cosa rara al cinema oggi.

L'Iran ha voluto denunciare il film ritenendolo diffamante e offensivo nei confronti della propria repubblica dimenticandosi che l'arte poco ha a che fare con la politica.

sabato 16 marzo 2013

Presentazione

Ed eccoci qui per il primo post del Freaky times! Sono stati giorni di fermento e si è lavorato fino a notte fonda, ma ci siamo riusciti.

The Freaky Times è il primo giornale/blog  italiano che si prodiga ogni giorno della settimana per fornirti informazione e intrattenimento di qualità, concedendosi una meritata pausa la domenica. I temi trattati andranno dal calcio al cinema, dall’attualità ai libri alla musica e a molto altro e questi saranno trattati, pur attenendoci alla realtà dei fatti narrati, in modo scanzonato, ironico e persino sarcastico…insomma:la svolta nel giornalismo e nell’informazione italiana che stavi aspettando. Ah una boccata d’aria fresca in questo campo ormai incartapecorito!

Come dici lettore? ”con tutto quello che mi offre The Freaky Times, cosa compro il giornale in edicola ogni giorni a fare?” e che ne so io caro lettore!sei tu il pollo che l’ha fatto fin’ora, ma se la nostra redazione può darti un consiglio valido, questo sarà proprio di seguirci e lasciarti l’informazione sensazionalistica e capziosa di tv e carta stampata alle spalle.

Alla fine di questa presentazione come potrei non citare il nostro grande editore  Martin Morton?chiaramente non potrei. Grazie a  questo nostro benefattore noi  giornalisti siamo in grado di esprimerci liberamente all’interno di questo blog. Pur essendo egli un ricco e potente mecenate preferisce rimanere nell’ombra: ulteriori particolari sulla sua identità saranno svelati in seguito, nel corso delle edizioni.

A,G.