Post più popolari

lunedì 15 aprile 2013

Una Vita Al Massimo (6/10)

Quest'ennesimo appuntamento con il cinema lo vogliamo aprire con una dedica al nostro collega, recensore di Upside Down, che dopo la pubblicazione dell'articolo è misteriosamente scomparso, forse tragicamente deceduto. Siamo addolorati ma la redazione si prodiga nel sostenere che mister Martin "peace-lover" Morton non ha nulla a che vedere con questa tragedia e le prove sono evidenti.
Ma cambiamo completamente argomento e parliamo finalmente del film di oggi, un film ripescato dalla cosidetta "trilogia pulp": "Una vita al massimo" del 1993 diretto da Tony Scott, fratello minore per età e francamente anche per talento di Ridley Scott.

[caption id="attachment_121" align="alignright" width="150"]Locandina del film Locandina del film[/caption]

Tralasciando la regia, alla quale comunque vanno riconosciute le buone capacità di tecnica e organizzazione, il merito del successo del film è in larghissima parte da attribuire al genio di Quentin Tarantino, padre della sceneggiatura, che aveva da poco esordito da regista con la sua opera prima "Le iene" (1992) e si sarebbe presto affermato a livello internazionale con il suo eccitantissimo "Pulp fiction", facendo apprezzare ai più il suo modo di fare cinema tra dramma e ironia. Sempre loro i temi alla base del cinema di Tarantino, ironia e dramma, ma non confondiamo il dramma con il dolore da esso procurato. Niente emozioni nel cinema del regista del Tennesee, solo un sadico umorismo creato da una realtà malata su cui aleggia. Ci piacerebbe dilungarci ad analizzare l'arte di Tarantino ma non siamo qui per questo.

[caption id="attachment_122" align="alignleft" width="150"]Il Quentin pazzerello Il Quentin pazzerello[/caption]

Il protagonista di "Una vita al massimo", Clarence, è addetto in un negozio di fumetti con una passione che ha dell'ossessivo per Elvis, tanto che più volte si trova a colloquiare con il fantasma del cantante (per chi non lo sapesse è sintomo di schizofrenia). La vita apparentemente tranquilla (dico apparentemente perché ne sappiamo effettivamente gran poco) viene sconvolta dall'incontro con la giovane e provocante Alabama Patrice, prostituta pagata dal capo del ragazzo affinché per una sera si potesse divertire. Disgraziatamente lei si innamora di lui, lui si innamora di lei e tra il matrimonio, il sesso e la passione sfrenata tutto sembra procedere a meraviglia. Clarence però non riesce a convivere con l'idea che il magnaccia di Alabama, Drexl, sia ancora una potenziale minaccia per lei e dopo un colloquio col saggio Elvis Presley decide di ucciderlo. Freddo e determinato il ragazzo va al pub di Drexl e compie il delitto e porta via una valigetta che invece di contenere gli effetti personali della consorte contiene mezzo milione di cocaina. Vedendo in questa situazione l'occasione della vita per arricchirsi i due partono alla volta di Los Angeles per andare da Dick, vecchio amico di Clarence ora attore, e attraverso le sue conoscenze smerciare la droga ma la mafia, a cui apparteneva la merce, gli dà la caccia. Dick conosce Elliot, che a sua volta conosce Lee Donowitz, produttore cinematografico di discreto successo e potenziale acquirente della coca. La mafia intanto raggiunge e tortura il padre di Clarence per estorcere qualche informazione, ma il silenzio del vecchio che paga con la vita è inutile visto che un bigliettino sul frigo rivelano ai gangster indirizzo e numero al quale il giovane era diretto. I sicari raggiungono casa di Dick dove un insolito Brad Pitt, il coinquilino, versione fattone di serie b, inavvertitamente dà le ultime informazioni alla mafia.

[caption id="attachment_124" align="alignleft" width="150"]Pitt Brad Pitt in una scena del film- interpretando un fattone[/caption]

Coccotti, il sicario raggiunge la stanza del motel dove però incontra solo Alabama e dopo un'aggressiva e violenta disputa lei riesce ad ammazzarlo a colpi di pistola. la polizia ha intercettato Elliot, l'intermediario nell'affare, e vuole usarlo nell'operazione che avrebbe incastrato Lee Donowitz attrezzandolo di microfono spia. Il giorno del decisivo incontro è arrivato e ci dispiace dover stendere un velo di mistero sul finale per non rovinare la sorpresa a nessuno. Concludo solo dicendo che vi è uno spettacolare mexican standoff nello stile spaghetti western tra polizia, mafia e protagonisti.

In questo film come in tanti altri di Tarantino ciò che più è affascinante e apprezzabile è l'assurdità dei personaggi, su tutti Clarence, alter-ego di Quentin, ragazzo mediocre con una vita forse monotona, ma che dopo aver provato l'amore si trasforma nel più tenero amante e nel più spietato dei criminali. Il tutto sostenuto e quasi incentivato dalla moglie Alabama, tanto bella quanto ingenua, di una disarmante semplicità figlia delle sue poche e misere esperienze di vita. Poi Dick, il suo coinquilino, Elliot e anche i poliziotti, si trovano a dover affrontare un qualcosa più grande di loro, finendo per essere risucchiati da una realtà a cui sono estranei. Ed è quest'estraneità dei personaggi, su cui viene posto l'accento dallo sceneggiatore, che rende il film ironico in maniera surreale, senza curarsi delle emozioni provocate dai drammi (come ad esempio la trucidazione del padre di Clarence). Lo spettatore assiste all'evolversi delle vicessitudini di questi pseudo-gangster scoprendo sempre più che la loro inettitudine nel campo del crimine e della violenza contribuisce solo a farli sembrare più ridicoli. Lo spettatore può e deve anche usare la propria fantasia, per scavare nei protagonisti e immaginare le loro storie personali, tutte quelle storie che sembrano intriganti ma che il film sceglie di non raccontare
.

Nessun commento:

Posta un commento