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lunedì 30 dicembre 2013

Guardiamo avanti: Buon 2014!

L’anno va a terminare, cari freakettoni, e come tutti gli ultimi giorni dell’anno che si rispettino è l’ora, per tutti noi, dei bilanci riguardanti il 2013 e per i buoni propositi per il 2014. A differenza di tutte le maggiori testate giornalistiche che tendono a riassumere una carrellata di fatti importanti circa l’anno passato, annoiando e deprimendo chiunque, noi del Freaky times preferiamo dedicarci ai buoni propositi per l’avvenire…anche perché per un blog nato da qualche mese sarebbe piuttosto stupido guardare al passato e tralasciare il futuro che ci attende no?!images

1)Seguendo il calendario cinese stiamo lasciando l’anno del serpente alla volta di quello del cavallo. Cosa vuol dire? Non ne abbiamo idea, tuttavia essendo l’astrologia cinese ciclica, poiché associa ad ogni anno un animale compreso sempre tra gli stessi 12 (per poi ricominciare il tredicesimo  anno) ci apprestiamo ad entrare in un anno che si preannuncia simile a quello di 12 anni fa: il 2002. Un anno che su tutti li altri avvenimenti si distingue per il passaggio dalla lira all’euro. Il primo proposito per il 2014 è, come allora, economico: ovvero ci auguriamo che la “crisi”, ormai insopportabile più per quanto se ne parla che per i suoi stessi effetti, finisca e ci lasci pace (almeno quella finanziaria).

2)Musicalmente parlando abbiamo molto da attenderci per il nuovo anno, ma anche molto con cui rimanere scottati: alcuni tra gli artisti più seguiti al mondo, nonché amati qui da noi al Freaky, hanno annunciato l’uscita di un nuovo album. Abbiamo Bono con i suoi U2, i quali dopo un silenzio discografico che dura dal 2009 hanno intenzione di tornare più forti che mai in testa alle classifiche. La band irlandese si è vista in parte oscurare nel club download (1)delle band più seguite e amate soprattutto nei live vista l’esplosione dei Muse e dei Coldplay. I Metallica, dopo il tanto criticato disco col compianto Lou Reed del 2011, Lulu, vogliono riproporre i riff che tanto li hanno fatti amare: il leader della band James Hetfield ha dichiarato di averne pronti “solo” 800 per il nuovo album…ne vedremo delle belle! Chiudiamo la carrellata dei più attesi artisti con lui, il solo, l’unico: the Boss! L’ultimo lavoro di Springsteen lo vede collaborare, oltre che con la sua storica E street band, con il grande Tom Morello, chitarrista dei Rage Against the Machine. L’incontro tra due artisti così diversi non può che incuriosirci!

3)Come sempre con la fine dell’anno ci lasciamo alle spalle i tanto odiati cinepenettoni  e, pur sapendo che nel 2014 ce ne proporranno altri altrettanto simpatici ed esilaranti, preferiamo guardare le pellicole più interessanti tra quelle in uscita. Oltre a quello che si appresta a divenire un cult (o un flop storico), ovvero Capitan Harlock”, siamo in attesa di Te Burtler-Un maggiordomo alla casa bianca, in cui la storia americana è

[caption id="attachment_432" align="alignright" width="189"]la locandina di Capitan Harlock la locandina di Capitan Harlock[/caption]

raccontata attraverso gli occhi di uno storico maggiordomo di colore che ha servito i più grandi presidenti USA. Se avete riso come pazzi con la saga di “Una notte da Leoni” allora non vorrete perdervi “Un compleanno da Leoni”, una commedia che nonostante il banale titolo sembra davvero poterci riproporre il tanto amato humor della serie. Per i più piccoli sbarca al cinema il film del cartone più seguito: “Peppa Pig”, il quale sembra poter bruciare in partenza tutti i rivali al botteghino visto il successo che questo personaggio ha già tra i bambini.

4)Per quanto riguarda lo Sport e il calcio in particolare noi del Freaky ci auguriamo che la serieA continui a divertirci come ha fatto fin’ora già dall’attesissimo Juventus-Roma del 5 Gennaio, che l’Europa League cominci una buona volta a farsi interessante vista la massiccia presenza italiana e di recuperare, magari, qualche punto nel ranking nei confronti della Germania. Come non parlare poi del mondiale della prossima estate in Brasile? La patria del calcio più spettacolare saprà regalarci ciò che tutti vogliamo ma non osiamo dire? Ma più di tutto vorremmo un anno sportivo che si concluda senza che ancora una volta si veda qualche ciclista squalificato per doping o qualche calciatore indagato per calcio scommesse. Vorremmo un campionato di motogp dove oltre a vincere una giovanissima new entry non ci fossero morti a causa di drammatici incidenti come invece accade già da qualche anno. Vorremmo uno sport che torni a essere sport, insomma, per quanto spesso possa sembrare difficile.

Questo e molto altro vorremmo noi del Freaky Times, ma si sa, non tutto si può avere. Certo non ci dimentichiamo di farvi gli auguri! Cari Freakettoni, vi auguriamo di avere la stessa soddisfazione che le vostre visualizzazioni danno a noi ogni volta che decidete di seguirci. Buon 2014!

giovedì 12 dicembre 2013

Champions League: sorprese, delusioni e nuove speranze per le italiane

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Eccoci qui a disquisire dei risultati, più che mai sorprendenti, dei gironi di Champions League di quest’anno! Anche questa volta il calcio “pazzo” della stagione 2013-2014 non si è smentito: chi era più che mai favorito è rimasto deluso mentre chi si era dimostrato in grande difficoltà ha finito per essere premiato. Ma ora basta con i preamboli e coi i giri di parole: diciamo le cose come stanno!

[caption id="attachment_423" align="alignleft" width="260"]l'ingiocabile pantano di Istanbul l'ingiocabile pantano di Istanbul[/caption]

Juventus e Napoli, già temibili l’anno scorso, anche se rafforzate ulteriormente nel mercato estivo sono rimaste a bocca asciutta. Niente ottavi di finale per gli uomini di Conte, i quali nelle ultime partite sembravano addirittura aver messo la quinta riproponendo un gioco dai ritmi altissimi finalizzato da quei Tevez e Llorente sempre più affiatati e decisivi. I bianconeri sono stati fermati nell’ultima giornata dal Galatasaray nel fango di Istanbul. La partita era stata interrotta Martedì sera a causa dell’insolita neve abbattutasi sulla città turca e, una volta ricominciata alle 13 di Mercoledì, si è rivelata essere una battaglia nel fango a causa delle pessime condizioni del manto erboso (per la verità quasi del tutto assente) ed è stata risolta da un gol di Sneijder nel finale. Bastava un pareggio per passare ed è arrivata questa sfortunata sconfitta: va detto comunque che le cause della mancata qualificazione vanno ricercate nell’andamento delle gare precedenti dei torinesi, capaci di raccogliere solo 4 punti contro i modesti danesi del Copenaghen e addirittura 1 contro i turchi in casa. Il Napoli, al contrario, era stato capace di un rendimento ottimo in Champions: aveva saputo raccogliere punti dove era possibile e, salvo forse la partita di ritorno con il Dortmund, aveva disputato un girone ad alti livelli. Purtroppo il sorteggio sfavorevole non ha aiutato gli azzurri che hanno concluso la fase a gironi con 4 vittorie in 6 match e quindi primi a pari merito con Arsenal e Borussia Dortmund, ma terzi per gli scontri diretti (una cosa mai successa nella storia della competizione).

[caption id="attachment_421" align="alignright" width="284"]le lacrime del povero Higuain le lacrime del povero Higuain[/caption]

Chi ha sorpreso tutti è stato certamente il Milan, che pur giocando un calcio poco chiaro e spesso disorganizzato (la posizione dei rossoneri in campionato ne è una  prova) e pur avendo raccolto solo due vittorie  e molti pareggi tirati, si è qualificato dietro il Barcellona. Probabilmente la fortuna della squadra di Allegri è stata proprio quella di avere un’avversaria molto forte nel girone (il Barca appunto) che gli ha permesso di giocarsela, di fatto, solo con l’Ajax.

Il ranking Uefa delle squadre italiane piange, dunque, mentre quello delle tedesche è più positivo che mai visto che tutte 4 (Bayern Monaco, Bayer Leverkusen, Borussia Dortmund e Shalke 04) le formazioni  hanno superato la fase a gironi. La situazione è particolarmente grave anche perché l’unica formazione italiana qualificatasi, il Milan appunto, pare la meno quotata ad andare avanti nella competizione. A Juve e Napoli non resta che provare a rifarsi con l’Europa League con un motivo in più: la finale si giocherà in download (2)Italia e per la precisione a Torino, nello Juventus Stadium. Sperando che le squadre italiane non snobbino o sottovalutino la competizione, come hanno fatto storicamente, possiamo consolarci seguendo le loro avventure proprio nella ex Coppa Uefa , in cui Fiorentina e Lazio hanno già passato il turno (stasera sapranno se  da prime o da seconde).

Nulla è perduto dunque…non resta che gufare contro le tedesche!

 

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martedì 19 novembre 2013

Mujica: il presidente "povero" che liberalizza la marijuana in Uruguay.

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Fa molto discutere la recente decisione del governo uruguagio di liberalizzare, o meglio, legalizzare e statalizzare vendita e consumo di marijuana dall’anno prossimo. Di fatto non si tratta di una pratica considerata illegale ad oggi ne paese: la polizia infatti attualmente non punisce o ricerca  chi fa uso di queste sostanze, fa sostanzialmente finta di niente.

[caption id="attachment_415" align="alignright" width="287"]Il presidente Mujica Il presidente Mujica[/caption]

Il presidente Mujica, di recente intervistato dal “Venerdì” di Repubblica e “Sette” per questa sua decisione e il suo anacronistico stile di vita è probabilmente una delle persone più anticonformiste sul nostro pianeta. Dopo essere stato perseguitato e incarcerato dal regime militare negli anni 70 è  riuscito a diventare un uomo politico amato, o per lo meno rispettato, da tutti, fino a raggiungere nel 2010 la più alta carica dello stato uruguagio. E come potrebbe essere altrimenti? Mujica devolve il 90% di quello che è il suo stipendio da presidente in favore di fondazioni benefiche e abita ancora nella stessa baracca che, una volta liberato nel 1985, aveva comprato con i pochi soldi che aveva. Che dire? Se a proporti delle politiche sociali o tasse c’è uno del genere tendi a dargli fiducia e a credergli, non come qui in Italia dove in tanti parlano ma nessuno da l‘esempio. Descritto così Mujica può dare l’idea di una specie di figlio dei fiori e può non stupire la sua scelta di liberalizzare queste sostanze. In realtà il presidente si dichiara decisamente contrario a ogni tipo di droga, la scelta di legalizzare la marijuana ha come unico scopo quello di combattere il narcotraffico che coinvolge il downloadpaese e che ogni anno frutta milioni a commercianti internazionali dei paesi vicini. In pratica per evitare che organizzazioni criminali lucrino contrabbandando sostanze tra l’altro di bassa qualità, e quindi ancora più nocive, il buon Mujica ha deciso di fare dello stato lo spacciatore unico: le droghe leggiere diventeranno monopolio di stato  come lo sono alcolici e tabacchi da noi. La qualità delle sostanze sarà controllata dal paese e  sarà certificata in modo tale che bastino dosi più leggere per ottenere l‘effetto desiderato. Inutile aggiungere che ogni cittadino avrà la possibilità di comprare solo quantità limitate mensilmente.

Se questa liberalizzazione è una decisione azzeccata per risolvere il narcotraffico e l’assuefazione non sta a noi deciderlo, ma piuttosto alle conseguenze che produrrà. Le dimensioni limitate dell’Uruguay fanno si che possa essere comunque una specie di esperimento, eventualmente da esportare. Ad Amsterdam un tentativo simile non ha portato alla rovina dei costumi e della morale. Non mancano di certo le critiche di chiesa e partiti oppositori. Stiamo a vedere cosa ne uscirà, sicuramente il fatto che una legge così download (1)sia stata approvata a un politico come Mujica non fa altro che confermare una cosa: quando dai un esempio come ha sempre fatto i presidente in prima persona guadagni una certa credibilità, anche se fai proposte rischiose o,per molti, impopolari. Politici italiani…imparate!

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mercoledì 6 novembre 2013

Masterpiece: un reality culturale?

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Cari amici Freakettoni, quest’oggi parliamo di un reality o per meglio dire di “talent show”, argomento che qui in redazione disprezziamo un po’ tutti non vi nego. Nel caso analizzato, tuttavia, ci troviamo di fronte a un esempio di programma fuori dagli schemi  e perciò unico nel suo genere: sarà anche per questo che persino il vecchio Martin Morton è arrivato a interessarvisi. Parliamo di niente meno che  Masterpiece, la trasmissioneimages che da metà Novembre vedremo raccontare la vita, le tappe artistiche e ovviamente la spietata selezione di un aspirante pubblicatore di un romanzo. Su Rai3 la domenica sera, dopo Che tempo che fa, si sfideranno a colpi di penna i concorrenti selezionati (tra i 5000 dei provini), tutti decisi ad aggiudicarsi la pubblicazione della propria opera da parte di Bonpiani. I partecipanti alla trasmissione saranno valutati da 3 giudici severissimi e avranno a disposizione durante la settimana un coach per migliorarsi. La prima fase li vedrà ridotti a 16, mentre nella seconda, prevista per Febbraio, avremo decretato il vincitore definitivo. Ogni settimana ci sarà la partecipazione straordinaria di vari protagonisti della letteratura italiana ad arricchire lo show.

Sicuramente, e questo è ciò che ci rende curiosi, uno spettacolo più decente rispetto ai classici reality come il Grande fratello o l’isola dei images (1)famosi in cui si vince, di fatto, una popolarità basata sul nulla  o si torna famosi dopo anni di oscurità. Da ammirare è chiaramente il tentativo, del tutto controcorrente, di portare la cultura in tv e per di più il fatto di mischiarla col format del talent show, in modo  forse da avvicinare persone di norma non interessate alla letteratura.

Ci sarebbero enormi dibattiti, vecchi almeno quanto Oscar Whilde, sul fatto che la cultura non sarebbe fatta per essere dipendente dal denaro ma piuttosto dal solo gusto per fare arte che sta nell’artista. Pensieri legati a questa tematica ci potrebbero condurre a ritenere una gara a premio incentrata sulla letteratura una specie di bestemmia, ma non è da noi riprendere polemiche così vecchie e forse senza fine, inoltre, comunque vada la trasmissione, la volontà che ci sta dietro è sicuramente qualcosa da apprezzare e non è il caso di fare gli schizzinosi. Le domande che ci poniamo sono, piuttosto, riguardanti il livello delle opere che verranno presentate e perfezionate: il genere romanzesco lascia le porte aperte a moltissimi sottogeneri, oltre al fatto images (2)che non sappiamo con che criteri sono state effettuate le selezioni. In secondo luogo documentandoci non siamo riusciti comunque a capire in cosa consisteranno le prove che i concorrenti dovranno superare per accedere alle fasi successive: vengono definite semplicemente “prove legate all’universo della scrittura” e, per quanto riguarda la seconda fase “prove sempre più avvincenti”. Essendo presente un coach siamo comunque portati a pensare che le prove siano legate al perfezionamento del romanzo e dunque comportino un percorso di miglioramento delle opere, il che fa ben sperare.

In fin dei conti il fatto che i contenuti e il funzionamento del “gioco” siano tenuti nascosti non è poi un male: è qualcosa che lo rende tutto da scoprire che rende noi spettatori sempre più curiosi. L’attesa per la prima puntata è molta qui da noi: che dire?stiamo a vedere!

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giovedì 31 ottobre 2013

Non parliamo di calcio!

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Non si parla più di calcio. Con questo non si vuol puntare il dito contro il freaky times che nelle ultime settimane ha tralasciato commenti su serie a e quant'altro, visto che in redazione già lo sapevamo che prima o poi qualcuno, sotto ricatto o meno, sarebbe tornato a scrivere di calcio.
Si vuole invece puntare il dito contro tutti quelli che preferiscono pensare ai "casi", alle polemiche, agli orecchini di Balotelli o ai panni sporchi di Conte. Per carità, le polemiche al di fuori del campo ci sono sempre state e sempre esisteranno, è solo quella legna che fa ardere il mondo del giornalismo sportivo quando il calcio e il campo danno poco di cui commentare.

[caption id="attachment_397" align="alignleft" width="284"]Balotelli prima e dopo la strigliata mediatica sul look Balotelli prima e dopo la strigliata mediatica sul look[/caption]

Certo in questo periodo il tutto sta diventando esasperante, insostenibile, e la situazione ridicolizza questo sport tanto da renderlo patetico agli occhi di un qualsiasi italiano che non lo segue. Già perchè nonostante il campo, quel rettangolo nel quale si gioca al calcio, in solo 3 mesi abbia regalato tantissimo da analizzare, si preferisce scrivere articoli e montare trasmissioni non dedicandole a chi vorrebbe sentir parlare di calcio ma a chi adora il gossip, i litigi tra i personaggi famosi (perchè purtroppo è solo questo che sono alcuni calciatori). Per esempio, sarete esasperati anche voi (sempre che non siate gli affezionati di gossip che tanto ci disgustano) dal fatto che ogni tg, ogni testata cominci con un focus sulla giornata di Mario Balotelli (solo per la cronaca ieri è andato di corpo meno regolarmente del solito). Un ragazzo 23enne che mi pare la dimostrazione concreta di come il talento non vada sempre a braccetto con il genio. Un ragazzo 23enne che ha come unica colpa di avere un carattere ben delineato, uno di quelli che quando incontri preferisci non salutare, uno di quei caratteri che è la manna per i giornalisti. E' un buon calciatore, riconosciamo che non è un campione (ma questo lo dicono i suoi numeri e il suo palmarès), ma a mio modo di vedere lo stiamo bruciando.

[caption id="attachment_398" align="alignright" width="284"]Come tutti vorremmo mario Come tutti vorremmo Mario[/caption]

Prima la troppa responsabilità, calcistica e non, che gli è stata addossata da Milan e nazionale hanno ritirato fuori quel lato di lui che tutti già sapevamo avere, il lato del ragazzino menefreghista che pensa per sè (è comunque una parte di carattere, non un reato) e poi la pressione mediatica e della gente ha fatto il resto, mettendo in crisi, a mio parere, qualsiasi fiducia in sè stesso, qualsiasi convinzione che questo 23enne aveva. E' sotto gli occhi di tutti che questo sà giocare a calcio, così com'è sotto gli occhi di tutti che questo non ha l'intelligenza che hanno altri di gestire responsabilità, pressioni ecc. (o almeno non ancora) ed è chiaro che in un paese nel quale la stampa è ridicola come in Italia, questa mancanza non te la puoi premettere, il rischio è appunto quello di bruciarsi. Che si è esagerato su Balotelli è lampante, non si può costringere un ragazzo, solo perchè simbolo (preimpostato e senza consenso) di un calcio che sempre più influenza la società, a cambiare personalità, look e stile di vita. Non è concepibile che a causa della notorietà che da il calcio al di fuori del campo si arrivi a dover subire certi trattamenti popolari e mediatici. Balotelli, a mio modo di vedere, è stato preso di mira perchè non solo è incapace di difendersi ma è anche talmente superficiale da far trapelare ogni ragazzata di cui è protagonista, diventando il titolo preferito per qualsiasi spietato redattore (come Martin Morton tra l'altro). Ci si è accorti di aver esagerato e la nuova politica che và di moda nel giornalismo è di non parlare più di Balotelli fuori dal campo, moda da tempo annunciata ma a quanto pare non ancora seguitissima. Noi comunque ne parliamo senza pudore.
Nonostante le tante righe spese, forse sprecate, all'apologia di Balotelli, ci sentiamo di condividere il messaggio che un furioso Conte ha lanciato nei vari palinsesti nel post-partita dopo il match con il Genoa. Un'altro di questi personaggi che, nonostante anni di esperienza e rapporti (tra alti e bassi) col mondo dei giornalisti, dopo un lungo susseguirsi di voci che dipingevano quelllo juventino un ambiente ormai di guerra, è arrivato al limite della pazienza chiedendo esplicitamente di smetterla.

[caption id="attachment_399" align="alignright" width="300"]Conte che qui si sfoga con i giornalisti di sky Conte che qui si sfoga con i giornalisti di sky[/caption]

Già, perchè non mi sembra neanche giusto che di calcio si senta parlare cosi poco, in un anno nel quale il campionato ha, a mio parere, raggiunto un livello di qualità che mancava da anni, ma si preferisca alimentare questo clima di tensione, di polemica, di litigi, di rotture...Tutte cose che fanno male prima agli individui coinvolti e poi al loro ambiente in generale, e in un anno che ci porta al mondiale, una competizione che per essere affrontata al top richiede prima di tutto serenità (cosa che ormai ci è estranea da tempo), questa tensione fa solo che male; ci stiamo addentrando, o forse ci siamo già dentro, un tunnel dal quale è difficile uscire. Che si parli di formazioni, di 4-3-3 piuttosto che 3-5-2, che si parli di cambi sbagliati, che si parli di giocatori forti, scarsi e brutti. Che si parli di un fuorigioco che non c'era o del rigore inventato, che si parli di presidenti tirchi e presidenti magnanimi e cosi via...
Sul campo intanto succedono cose straordinarie, la Juve forse mai cosi forte e il Napoli, che con Benitez ha trovato la personalità della big europea, che tiene ferocemente botta, e una Roma che, nonostante le altre due corazzate abbiano lasciato solo 5 punti per strada in 10 partite, è addirittura avanti! Un Milan che da anni non era cosi in crisi di gioco e di identità, con Fiorentina e Inter che stanno cercando la quadratura del cerchio per arrivare a livello di potersi giocare la qualificazione alla prossima champions. Tante squadre per pochi traguardi, e tanti grandi giocatori in cerca di gloria, questo è il campionato che ci porta al mondiale, non perdiamocelo pensando alle piccolezze che col calcio non c'entrano.

lunedì 28 ottobre 2013

Rush: Niki Lauda vs James Hunt (7/10)

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Il cinema è sempre di casa qui al Freaky Times! Oggi parliamo di un film che, per quanto recente, sta riscuotendo grandi consensi di critica e pubblico: Rush! La pellicola, come si sa, racconta la storia dell’accesa rivalità che negli anni 70 aveva visto contrapporsi due mostri sacri della storia della Formula 1: l’austriaco Niki Lauda e l’inglese James Hunt.images

I due si conoscono ancora giovanissimi militando nelle file della Formula 3, dimostrando di essere nettamente superiori alla concorrenza e di avere un glorioso futuro davanti. Tra i protagonisti non corre da subito buon sangue e non mancano di scambiarsi frecciate e insulti appena la situazione lo permette: hanno caratteri talmente diversi che il contrario sarebbe impossibile! Niki Lauda (interpretato dal somigliante Daniel Bruhl), dipinto come un freddo e metodico calcolatore, perfezionista quando si parla di mettere a punto la propria monoposto, è determinato a raggiungere altissimi traguardi fin dagli inizi, anche a costo di indebitarsi pesantemente per intraprendere la propria carriera. James Hunt (interpretato dal belloccio Chris Homsworth), al contrario, è il corrispondente automobilistico delle star della musica rock che negli stessi anni salgono alla ribalta delle cronache mondiali: passa da una donna all’altra frapponendo tra loro qualche sbronza e non disdegna nemmeno la droga. L’inglese affida tutta la sua carriera all’amore per il rischio che si porta dietro come una seconda pelle e fa dei sorpassi azzardati il suo mestiere. Dopo aver raggiunto la tanto sognata Formula 1 i due rivali ne salgono subito ai vertici e danno di che sognare e divertirsi a milioni si fan: Lauda viene presto ingaggiato dalla Ferrari, la quale torna a

[caption id="attachment_390" align="alignleft" width="240"]i veri Niki Lauda e James Hunt i veri Niki Lauda e James Hunt[/caption]

essere grande grazie a lui, che si giudica a mani basse il suo primo mondiale; Hunt ottiene solo piazzamenti marginali alla prima esperienza, anche a causa di una macchina non competitiva, ma non appena viene messo sotto contratto dalla velocissima McLaren ecco  che i due contendenti sembrano finalmente potersela giocare ad armi pari. Sul più bello ecco che Lauda subisce un drammatico incidente e le carte si rimescolano! (Non ci spingiamo oltre per non rovinarvi il film)

La vicenda, e questo è chiaro fin da subito, è raccontata dal punto di vista di Lauda, di cui si incarica di essere una parziale biografia. Sarà forse per questo motivo o per il fatto che il pubblico si riconosce molto più facilmente in un gran lavoratore, e non  in un bello e dannato sciupa femmine, che vedendo il film si è quasi obbligati a prendere le parti di Lauda e fare il tifo per lui. Analizzando un po’ più a freddo i fatti, tuttavia, è impossibile credere che esistano persone del genere nel mondo reale. Il pilora austriaco è un vero e proprio “Computer”, come era soprannominato, senza alcun sentimento, mentre Hunt è un completo irresponsabile sconsiderato: lo jing e lo jang di ognuno di noi. Tendiamo un po’ tutti ad oscillare tra le due posizioni nel corso della nostra vita. La sensazione è che il film sia dunque un semplice espediente per raccontare una rivalità come ce ne sono state tante e come non smetteranno mai di esserci, anche se forse non così eroiche. Lauda e Hunt come Caino e Abele o Ettore e Achille insomma: essi nella pellicola esistono in quanto sono uno l’opposto dell’altro e non c’è alcuna possibilità di mediazione tra i due: uno è destinato necessariamente a perire.

Il film è estremamente coinvolgente e nonostante si possa non conoscere la vicenda narrata o essere appassionati alla Formula 1 l’effetto non varia. Le sequenze di sorpassi,

[caption id="attachment_393" align="alignright" width="225"]il drammatico incidente di Niki Lauda il drammatico incidente di Niki Lauda[/caption]

incidenti e gare mozzafiato accompagnate da musica ad alto volume o dal semplice ma potente rombo del motore rende il tutto più appassionante e fa della pellicola un racconto mai banale di una storia, nonostante tutto, già scritta.

Leggendo (QUI) un’intervista proprio di Niki Lauda per Panorama sul periodo della sua vita raccontato nel film appare chiaro come egli abbia apprezzato la pellicola, sottolineando però quanto lui e Hunt fossero anche amici e non solo rivali. Egli non ha solo disprezzato o invidiato le feste a cui l’inglese era regolarmente pizzicato dai paparazzi: a suo dire essi hanno vissuto insieme parte di quelle esperienze. Inoltre la maschera impassibile e glaciale che gli viene data nel film, come egli stesso ammette, nasconde una persona molto sensibile: Niki si commuove addirittura ripensando alla morte di Hunt di qualche anno fa.

Tutto questo in un semplice film sulla Formula 1 vi chiedete? Ebbene si, ma Rush è molto di più di questo: è allo stesso tempo il racconto di una grande vita e di qualcosa che fino a che ci sarà il mondo continuerà ad esistere. La rivalità.

E viene quasi da sorprendersi ai meno esperti di cinema quando vengono a sapere che il

[caption id="attachment_392" align="alignleft" width="184"]il buon vecchio Ron Howard il buon vecchio Ron Howard[/caption]

regista è Ron Howard, ovvero l’impacciato Ricky Cunningham della famosissima serie  “Happy Days”, forse un pò meno per chi lo conosce già come un grande regista (premio Oscar nel 2002 per”A Beautiful Mind”). Che facciate parte del primo o del secondo gruppo il consiglio del Freaky Times è lo stesso: guardatelo, è un film completo e coinvolgente come pochi nel suo genere.

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lunedì 21 ottobre 2013

AM:gli Arctic Monkeys mettono la quinta per il loro quinto album! (8/10)

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Oggi si torna a parlare di musica qui sul Freaky Times! E non è certo facile visto che l’ultima volta che l’abbiamo fatto si trattava di raccontarvi  uno dei due concerti dei Muse a Torino a Giugno. Niente paura gente: il 9 Settembre 2013 un’altra band inglese amata qui in redazione ha pubblicato”AM”, il suo quinto album (clicca QUI e ascoltalo) . Stiamo chiaramente parlando degli Arctic Monkeys, geni della metamorfosi e del ritmo.

[caption id="attachment_384" align="alignright" width="259"]la copertina di AM la copertina di AM[/caption]

Ogni disco della band di Sheffield ha rappresentato un cambiamento nello stile musicale e non solo per Alex Turner (voce e chitarra) e compagni, questo lo sappiamo. Erano partiti giovanissimi, insicuri e brufolosi con “Whatever People say I am, that’s what I’m not”  e sette anni dopo li vediamo più maturi e cool come pochissime altre band. I riff travolgenti e urlati si sono trasformati come per magia in melodie e giri di basso ben assortiti per un mix che tende addirittura all’R&B.

L’ album è stato preceduto da due singoli di tutto rispetto, oltre che legati musicalmente tra loro: “Are you mine” e “Do I wanna Know” : la chitarra distorta ma più che mai orecchiabile dei due, nei quali abbiamo solo riff e nessun accordo, è una base fantastica per la voce di Alex. Ritmo e adrenalina entrano subito in corpo ascoltandoli, nonostante i pezzi siano molto più lenti di molti altri. “One for the road” contiene un’altra svolta essenziale che i 4 ragazzi inglesi hanno voluto intraprendere: il falsetto come seconda voce. Un’ apporto vocale del genere da parte del batterista Matt Helders e il bassista Nick O’Malley era difficilmente pronosticabile alla vicilia dell’uscita del lavoro. “Arabella” ci fa entrare in

[caption id="attachment_383" align="alignleft" width="259"]le "scimmie artiche" ora le "scimmie artiche" ora[/caption]

atmosfere molto più ragionate e “mistiche”, se vogliamo, nella strofa sincopata, per poi tirare fuori dal nulla senza alcun preavviso un ritornello degno degli ultimi Beatles (e chissà che proprio suonare “Come Together”, della leggendaria Band di Leaverpoo,l all’inaugurazione delle olimpiadi a Londra quest’estate non li abbia ispirati).

Il livello del disco è comunque altissimo anche in pezzi meno suonati nei live come “I want it all” (forse un omaggio ai leggendari Queen  nel nome?! e “No.1 party Anthem”, che richiama  “secret door”, un pezzo del loro terzo album. “Mad Sounds” torna a farci commuovere in un’atmosfera quasi natalizia in alcuni momenti, in una melodia magnetica grazie anche ai suggestivi cori finali a cui partecipa tutta la band. Grande ritmo in “Fireside”, “Snap it oud loud” (impossibile non muovere la testa a tempo) e “Knee socks” (a tratti “poppissima”), bellissima nonostante la mancanza di melodia degli strumenti durante la strofa.

L’R&B di cui si parlava all’inizio raggiunge il suo massimo apice in “Why'd You Only Call Me When You're High?”, terzo singolo del disco. Questo pezzo, che per la maggior parte del suo corso si allontana da rock a cui le scimmie artiche ci avevano abituato, ce le fa amare per la pazzia che hanno fatto con questa loro ennesima svolta stilistica: nessuno stupore che persino i Queens of the stone age (lontanissimi da questo genere)  si siamìno fatti convincere a farne una cover. A essere sinceri sarebbe stranissimo se nessuna

[caption id="attachment_382" align="alignright" width="265"]una vecchia foto dei 4 ragazzi di Sheffield una vecchia foto dei 4 ragazzi di Sheffield[/caption]

cantante con l’R&B nel sangue decidesse di ri-arrangiare il brano secondo il proprio mood. Il disco termina con “I wanna be yours”, ancora una volta tendente al pop, ma attenzione: quello di qualità! Quello suonato e cantato da interpreti di tutto rispetto.

C’è chi non perdona i cambiamenti musicali delle band che ama, c’è chi li considera dei “tradimenti” verso i vecchi fan, c’è chi preferirebbe artisti che in una carriera di 50 anni non provano minimamente a migliorarsi o evolversi: certo noi del Freaky Times non siamo tra loro! Li abbiamo amati quando erano sfigati e brufolosi: come potremmo non amarli ora che sono cool e si fanno influenzare da ogni genere musicale li colpisca per quanto scomodo? Sempre e comunque Arctic Monkeys.

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lunedì 14 ottobre 2013

Terraferma

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Per riallacciare il rapporto con l'attualità non possiamo, noi del freaky times, esimerci dal rilasciare un commento sulla difficile situazione a proposito dell'immigrazione che il nostro paese sta affrontando in questo periodo. Oppure, per meglio dire, mister Morton mi ha di nuovo costretto con la forza a scrivere per il "Freaky times", stimatissimo blog di provincia.
La causa delle riflessioni contemporanee che i nostri politici si sono decisi a fare è ancora una volta una strage di vite.

[caption id="attachment_372" align="alignleft" width="259"]I barconi della speranza I barconi della speranza[/caption]

Il 3 Ottobre a Lampedusa in circostanze drammaticamente singolari hanno perso la vita 363 persone. Persone che su un peschereccio tentavano di raggiungere le coste italiane in cerca di un opportunità. La barca è affondata e nei giorni seguenti sono stati ritrovati e ripescati centinaia di cadaveri. In fuga dalla guerra, in fuga dalla fame schiere di uomini ogni giorno si trovano costretti a riporre la propria fiducia in scafisti e basisti spietati, mercanti di vite moderni, il più delle volte criminali, che in cambio di laute ricompense assecondano le speranze di sfortunati esseri umani promettendo il viaggio della salvezza, verso "la vita migliore".

[caption id="attachment_373" align="alignleft" width="268"]Immagine eloquente della strage di Lampedusa Immagine eloquente della strage di Lampedusa[/caption]

Ma non và sempre così, le barche affondano, le persone muoiono e solo poi ci si mobilita per far si che ciò non si ripeta. Oltre ad aver ribadito che queste stragi non possono essere un problema, oltre che per l'umanità, solo per l'Italia ma per tutta l'Europa il governo ha fatto il possibile per garantirsi un maggiore controllo marittimo della zona interessata dalle rotte dei barconi della morte. Un controllo pressoché totale sarà possibile grazie alla nuova operazione "mare nostrum", voluta fortemente dal premier Letta e dal ministro degli esteri Bonino e da quello della difesa Mauro, oltre che da Alfano. "Non si può più tollerare che il nostro mediterraneo sia il mare della morte" ha detto Letta, così verranno impiegati 2 pattugliatori e 2 fregate della marina, elicotteri, droni (aerei a pilotaggio remoto, la tecnologia fa paura), ed una nave anfibia di grossa portata, con ampia capacità ospedaliera e spazi di ricovero, confermando che ciò che è accaduto non ha lasciato nessuno indifferente, almeno in Italia.

[caption id="attachment_374" align="alignright" width="276"]Una nave anfibia! Una nave anfibia![/caption]

D'altra parte però vi è il dibattito sul cosa fare di questi clandestini che, una volta portati sul territorio italiano, vanno riportati in patria? Gente che scappa da un mondo invivibile e che, una volta arrivata in Europa, è sfruttata dagli imprenditori o ricacciata fuori.
In senato è stata approvata la proposta del movimento5stelle di abolire la legge Fini-Bossi, quella che implica il rimpatrio di un qualsiasi clandestino che non sia in possesso di un impiego che possa sostenerlo economicamente (legge definita barbarica da alcuni ma lodata da molti altri). Ciò ha quasi spontaneamente provocato l'ilarità di una vecchia conoscenza degli studenti, la Gelmini, che si è chiesta (su twitter) se fossimo tutti impazziti! Forse la Gelmini ha ragione, forse siamo tutti un pò Freaky!

[caption id="attachment_375" align="aligncenter" width="270"]Ma MariaStella... Ma MariaStella...[/caption]

martedì 8 ottobre 2013

Che sorpresa questa Serie A!

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[caption id="attachment_367" align="alignright" width="266"]download Lorente, non ha trovato lo spazio che sperava nella Juve fin'ora[/caption]

Dopo mesi e mesi di pausa ecco tornare il buon vecchio Freaky Times. Abbiamo intervallato la nostra lunga assenza con un articolo sul calcio d’Agosto ed è proprio con il calcio che vogliamo riprendere. La serie A, negli ultimi anni criticata a destra e a manca da chiunque per qualsiasi cosa accadesse sembra dare segni di ripresa, almeno per quanto riguarda il gioco. Nonostante non sembrino esserci nel nostro campionato squadroni che possano competere con Real, Bayern e Barca per la Champions, le formazioni di “seconda fascia”, quelle che lottano per o partecipano all’Europa League sembrano essersi rafforzate notevolmente. Non si sborsano i miliardi come avviene nei club degli sceicchi o dei magnati ma di certo si creano rose ben assortite e difficili da battere per chiunque. Pazienza se mancano i top player che possono farti vincere tutto o cambiare una partita da soli, il campionato è sempre più equilibrato e divertente.

Nello speciale sul calcio d’Agosto avevamo pronosticato una Juve sempre più forte, che puntava, oltre che allo scudetto, ad una prestazione in Europa ancora più convincente dell’anno scorso. Su questo probabilmente dobbiamo, almeno in parte, ricrederci: Tevez sta sicuramente giocando alla grande, ma a Conte mancano le alternative rispetto al consolidato 3-5-2. Alle difese avversarie, anche quelle delle squadre meno blasonate, basta barricarsi centralmente in difesa per impedire l’ormai obsoleto uno due filtrante dei bianconeri. Tutto ciò, unito al continuo ruotare degli attaccanti, che inevitabilmente impedisce l’affermarsi di Llorente, non aiuta affatto.

[caption id="attachment_368" align="alignleft" width="300"]images (1) Higuain dopo aver esagerato nei suoi tuffi a Capri[/caption]

Il Napoli, che avevamo indicato come seconda probabile forza del torneo, si sta rivelando effettivamente tale: la colonia di ex madridisti e l’arrivo di Benitez ha dato un’impronta di gioco ancor più importante alla squadra che non rimpiange quasi per nulla la partenza di Cavani visto il parco attaccanti che si ritrova. I ritmi sono a tratti altissimi, salvo sporadiche occasioni in cui gli avversari, il Sassuolo su tutte, optano per una partita difensiva e basata sulle ripartenze, chiudendo ogni spiraglio possibile o volte in cui gli azzurri non scendono quasi in campo, come coll’Arsenal.

La Fiorentina si ritrova sesta a meno nove dalla vetta anche a causa dei continui infortuni che, a turno, stanno colpendo un po’ tutta la rosa e l’attacco in particolare. Gomez, che si stava trasformando in quella prima punta che a Montella era mancata lo scorso anno, sta senza dubbio facendo sentire la sua mancanza. Per fortuna che ci sono Pepito Rossi e Borca Valero a tenere su alla grande la viola.

L’inter prova a reggere i ritmi delle altre grandi grazie all’apporto in materia di ritmo e tattica dato da Mazzarri, visto che gli 11 in campo sono in gran parte gli stessi che aveva a disposizione Stramaccioni. I nuovi attaccanti Belfodil e Icardi faticano a inserirsi  a questi livelli vista anche la giovane età.

Siamo giunti così a quella che è la sorpresa principale fin qui della nostra seria A: la Roma. Chi fino a un mese fa avrebbe scommesso sui giallorossi primi in classifica a punteggio pieno oggi? noi stessi del Freaky Times ammettiamo che non avremmo puntato un euro su questo risultato. Le numerose polemiche che in estate ci sono state contro la società e Osvaldo sembravano deteriorare una situazione già difficile e invece ecco comparire Rudi Garcia e tutto andare per il verso giusto: Totti rigenerato, Gervinho fino all’anno scorso sprecone va a segno e serve assist, Florenzi che dimostra le capacità che molti avevano intravisto in lui ma che faticava ad esprimere e un De Rossi devastante sia in fase difensiva che in fase propositiva come lo conoscevamo qualche anno fa. Un gioco basato su un buon possesso palla, e questa in realtà non è una novità rispetto alle annate Zeman e Luis Enrique, e una precisione realizzativa che si concretizza quasi sempre nei secondi tempi delle partite fanno della “maggica” una formazione fin’ora impeccabile. Una considerazione in più, che sentiamo fare assai poco dai media che se ne occupano, però,

[caption id="attachment_369" align="alignright" width="258"]Luis Enrique, un grande impatto il suo alla Roma Luis Enrique, un grande impatto il suo alla Roma[/caption]

è che i giallorossi sono dipendenti da Totti in maniera imprescindibile: un suo calo di forma o infortunio sarebbe a dir poco devastante sulla squadra. Certo, sostituire un giocatore del genere è pressoché impossibile, ma vista la sua età e i suoi trascorsi è necessario che Garcia cerchi una soluzione a questo Totti-centrismo. La piazza romana è inoltre il probabile nemico numero uno della Roma, da sempre: in momenti favorevoli come questo i giocatori e il tecnico vengono osannati come idoli mentre in caso di risultati peggiori non mancano immediate critiche aspre. Se l’ambiente Roma imparerà a portare acqua al suo mulino niente impedirà alla squadra di raggiungere grandi traguardi.

Insomma anche quest’anno una serie A tutta da scoprire, seguire e vivere. Forse è prematuro parlarne ma dietro le grandi segue caparbio il Verona di Mandorlini, pieno di astri nascenti, per non parlare poi della Lazio, che senza dubbio farà di tutto per recuperare posizioni in classifica oltre che puntare molto sull’Europa League. Il Milan avrà senza dubbio una rimonte importante in stile Allegri. La lotta salvezza comprende squadre che ci anno abituato ad annate molto più tranquille quindi tutto da l’impressione di poter cambiare da una giornata all’altra.

venerdì 2 agosto 2013

Calcio d'Agosto: mercato e aspettative

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[caption id="attachment_359" align="alignright" width="223"]download (1) Mario Gomez alla prima apparizione con la Fiorentina[/caption]

Il calcio d’Agosto, diceva qualcuno, è come una partita scapoli-ammogliati: i giocatori sono affaticati ed appesantiti e il risultato non conta proprio niente. Non serve dire che quel qualcuno è il nostro patron Martin Morton e che, anche dopo un bel mese di vacanza, questo ci ha rimessi tutti al lavoro con il buon vecchio metodo del bastone e della carota, prediligendo come sempre il bastone o meglio la mazza da baseball.

[caption id="attachment_361" align="alignleft" width="300"]download Higuain con la nuova imbarazzante maglia militare del Napoli[/caption]

Nonostante tutto eccoci ancora qui a tenervi informati sul calcio estivo, quello dove domina il mercato, quello che diventa “fantacalcio” nell’immaginare l’esito della stagione che sta per iniziare, quello delle amichevoli di lusso nei tour in giro per il mondo. Parliamo come sempre dal nostro bel paese: in serie A abbiamo avuto contemporaneamente rafforzamenti e cessioni dubbie oltre che ai classici mercati del tutto sbagliati clamorosamente. La Juventus, da due anni ormai prima della nostra classe, ha finalizzato i due colpi in attacco, il reparto da cui è da anni carente in quanto a bomber: Fernando Llorente è arrivato a parametro zero dopo la scadenza del suo contratto con l’Athletic Bilbao mentre Tevez è stato prelevato dal Manchester City per circa 8 milioni (soffiato alla concorrenza del Milan). In difesa abbiamo assistito al controverso passaggio di Ogbonna dalla torino granata a quella bianconera per una cifra poco più importante. Con questi tre arrivi la vecchia signora sembra essersi rafforzata dove più ne aveva bisogno anche se in molti chiedono un esterno sinistro di qualità e quantità: il nome di kolarov è in cima alla lista stando a diverse indiscrezioni. La prima amichevole di spessore, quella di ieri con l’Everton persa ai rigori dopo un 1 a 1, ha dato segnali confortanti in tutti i reparti considerando l’assenza di numerosi nazionali, fatta forse eccezione per Llorente che appare ancora molto imballato, certo è che la sua stazza imponente non lo aiuta di certo.

[caption id="attachment_362" align="alignright" width="264"]images (1) Il "bel" Tevez si vanta coi tifosi del nuovo numero[/caption]

Il Milan continua a seguire una linea di fair play finanziario, come tutta l’italia del resto, mettendo a segno giusto qualche ritocco low cost alla rosa come Silvestre e  il giovane Vergara in difesa, Poli e Saponara a centrocampo e il giovane Cristante in attacco. Nonostante l’apprezzabile ringiovanimento della rosa c’è da dire che la campagna acquisti non sembra affatto all’altezza del blasone rossonero: se la Juve era già davanti quest’anno, nel prossimo la situazione non sembra destinata a mutare. La pesante sconfitta rimediata col Man City pochi giorni fa non sembra casuale in questo senso: l’arrivo di Honda di cui si parla non può risollevare tutta la baracca. L’Inter, complice anche la crisi societaria (la squadra è vicina a una parziale cessione) , ha messo a segno acquisti piuttosto modesti considerando che 3 anni fa vinceva il triplete e che l’ultima stagione ha messo in luce tutte le lacune della formazione. Belfodil è il pezzo più pregiato di una lista che comprende Icardi, Campagnaro, Andreolli e pochi altri. L’arrivo di Mazzarri in panchina e l’apporto dei veterani nerazzurri non vanno comunque sottovalutati per il prossimo anno, nonostante fin’ora nell’amichevole contro il chelsea non si sia visto un granchè.

Il Napoli alla fine della travagliata trattativa col Psg ha ceduto il matador Cavani e con il ricavato sta rinfoltendo la rosa come si deve, complice anche l’arrivo di quella vecchia volpe di Benitez in panchina. Higuain e  Callejon in attacco e Albiol in difesa vanno a formare la nuova colonia di ex madrileni seguiti poi dall’ex Leverpool Reina in porta e Mertens del PSV e non sembra ancora essere finita.

download (2)La Fiorentina ha perfezionato la creatura di Montella con pezzi pregiati quali Mario Gomez, il veterano Ambrosini e Ilicic svenduto dal Palermo retrocesso: il miglior gioco della passata stagione in Italia era certamente quello dei viola: chissà che quest’anno non arrivino anche delle soddisfazioni in Europa. Anche quest’anno la Roma si presenta ai blocchi di partenza con una rosa giovane ma priva di pezzi pregiati e soprattutto di un allenatore vincente: ci smentirà Garcia? La Lazio preferisce non sbilanciarsi troppo continuando sulla strada intrapresa da Petkovic e con pochi innesti di qualità. Cassano sembra aver ritrovato una società nelle sue corde per dimensioni e pressioni a Parma: tornerà a regalarci sprazzi di gran calcio? Un occhio di riguardo anche per l’Udinese che come da tradizione non ha speso grosse cifre ma ha iniziato con un bel 3 a 1 la sua avventura in Europa League.

La palma di miglior mercato per ora va a Napoli e Juve per noi del Freaky Times, ma si sa che i colpi più importanti e decisivi spesso sono gli ultimi quindi occhi aperti fino all’ultimo perché il mercato è aperto fino al 2 Settembre!

lunedì 1 luglio 2013

Muse live a Torino: uno spettacolo come nessun'altro

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Vi sentite abbandonati, cari lettori del Freaky Times, vista la nostra lunga assenza? Come
biasimarvi… Le scuse che vi porgiamo sono comunque di tutto rispetto: ecco a voi il
imagesresoconto del concerto di Sabato 29 Giugno a Torino di una delle band più amate qui al
Freaky: i Muse! Più che un concerto uno spettacolo a tutto tondo! La redazione del vostro blog preferito è stata sul posto per raccontarvi tutto.




[caption id="attachment_349" align="alignleft" width="224"]images (4) anche nelle locandine la band di apertura non nasconde un'innata passione per i polizieschi anni 70[/caption]

La lunga attesa che ha preceduto il concerto è stata estenuante, niente da dire, nemmeno i due buoni gruppi di apertura sono riusciti a stemperare del tutto la noia, il caldo e la scomodità del prato dell’Olimpico di Torino. Prima gli italianissimi Calibro35, con il loro jazz/rock da inseguimento di un film poliziesco anni 70, e poi gli scozzesi Biffy Clytro,  con il loro rock melodico ma anche urlato a suon di scream alla 30 seconds to mars (anche se i britannici sono in realtà più vecchi della band di Jared Leto) si susseguono sul palco ancora scarno, ma il pubblico che fluisce lento nello stadio vuole di più: tutti attendono Matthew Bellamy e soci.

Quando le speranze vengono quasi meno e il pubblico fa la ola 30 volte per ingannare il tempo eccoli finalmente!Il robot del video di Unsustainable fa la sua comparsa sul palco e le note della stessa canzone risuonano nello stadio incredulo. Immediatamente ecco delle fiammate partire dalla passerella che passa in mezzo al prato e sul palco: neanche il tempo di riprendersi per la sorpresa e il calore che i tre ragazzi inglesi sono già sul palco a suonare Supremacy. Il palco è monumentale: oltre a due schermi laterali su cui viene images (1)ripresa la band, al centro, su dei pannelli per il 3D appaiono dei marchingegni stile centrale nucleare o pronta ad esplodere. Un palco che più apocalittico e imponente non si può. Nel giro di pochi minuti la platea impazzisce al ritmo di classici e pezzi più recenti mischiari ad arte: nessuno è rimasto insoddisfatto, li hanno fatti proprio tutti. Volete qualche titolo? Plug in baby, Resistance, Feeling good, Follow me, Bliss, Time is running out, Hysteria, Sunburn, Knights of Cydonia, Supermassive black hole, Isolated System, Uprising, Starlight e tante altre.

[caption id="" align="alignleft" width="240"]download la rampadina gigante fluttua sulla folla mentre una ballerina volteggia appesa su di essa[/caption]




Tra quelle che non ho citato una su tutte: Panic Station!(cliccate QUI per vedere il video dell'esibizione) Il pezzo probabilmente più allegro e ballabile del loro repertorio, nonché il singolo attualmente in promozione ha totalmente stregato la
bolgia di Torino. La scenografia a questo
punto si fa buffa e divertente, come il video del pezzo, mostrando delle animazioni dei politici più influenti della terra, sotto forma di caricature, mentre ballano sul globo in costumi ridicoli. Volete dei nomi anche qui? Obama, la Merkel, Putin, il premier cinese e infine Berlusconi in bikini che fa scoppiare lo stadio in una grassa risata.

[caption id="" align="alignright" width="262"]images (3) Chris informissima Sabato sera nei panni di bassista, cantante e persino armonicista[/caption]

Matt, ormai trasformatosi in uno show man consumato, si muove su palco e passerella facendo impazzire i fan e lo stesso fanno Dominic e Chris alternando pezzi sul palco principale e altri in mezzo alla folla. Non mancano comunque le vecchie abitudini della band: in un paio di occasioni i 3 ragazzi concludono i brani con dei riff improvvisati e sincopati alla Rage Against the Machine. Lo spettacolo è completo e unico nel suo genere: due attori si alternano in mezzo al pubblico sulla passerella, denunciando problemi come l’eccessivo uso di petrolio, vicino all’esaurimento, e la mentalità più economica che etica di cui il mondo è cosparso. Tra le novità, appena l’atmosfera si fa più romantica e riflessiva, ecco comparire una lampadina gigante che illumina il buio dello stadio dove solo i cellulari  rischiarano l’atmosfera. Da questo enorme oggetto fluttuante fuoriesce una ragazza che volteggia appesa a mezz’aria, cospargendo il pubblico di coriandoli bianchi.

Uprising, Undisclosed desires, New Born, Survival, ma anche Liquid State cantata da Chris: non manca proprio nulla per mostrare il talento e le capacità della band. Dubito che

[caption id="attachment_345" align="alignleft" width="275"]Ecco l'attore che interpretando un potente senza scrupoli e lanciando soldi finti ha fatto scaldare la folla Ecco l'attore che interpretando un potente senza scrupoli e lanciando soldi finti ha fatto scaldare la folla[/caption]

sia possibile imbastire uno spettacolo rock migliore di quello a cui abbiamo avuto l’onore di assistere.

Coldplay? U2? Macchè!…noi del Freaky Times non abbiamo dubbi: i più grandi sono loro…i più grandi sono i Muse.

 

 

 

La redazione, con Martin Morton in testa, ringrazia tutti voi lettori per l'attenzione che prestate al Freaky Times e vi saluta rimandandovi ad Agosto (Luglio sarà il mese delle meritate vacanze)!

 

 

 

 

 

 

 

 

venerdì 14 giugno 2013

Rock'n roll lifestyle

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Il rock, quello vero, quello che in molti hanno amato, quello dallo stile di vita sregolato, o “spericolato” per dirlo alla Vasco (ma con musica buona però) con le sue groopie e i suoi eccessi a detta di molti oggi sarebbe morto. Boy band di fighetti reclutati ad hoc per piacere a madri e ragazzine, cantanti di qualsiasi altro genere che fingono di esserne esponenti di punta: negare una certa svolta negativa è difficile. Più che sui cambiamenti musicali relativi al nostro genere preferito oggi, concedetecelo per una volta, ci dedicheremo al puro e semplice stile di vita rock’n roll: una volta tanto la forma davanti al contenuto anche qui da noi.

[caption id="" align="alignleft" width="261"]download alcuni membri del famigerato "club 27"[/caption]

“Sex and drugs and rock’n roll is all my brain and body need”  (cliccate e ascoltatela)cantava Ian Dury con I suoi The Blockheads nel 1977 dando vita a quel mito e soprattutto a quel modo di dire che ancora oggi usiamo. A dire il vero il life style legato a questo genere musicale è da sempre fatto di un eccesso dietro l’altro finalizzati allo spasso e allo sballo totale fin dalle sue origini negli anni 50 e prima ancora nel blues. Essendo la colonna sonora di numerose ribellioni e movimenti giovanili il rock con il suo ritmo travolgente non può che portare alla perdizione e alla dissoluzione: questo pensavano in breve le famiglie medie americane al momento della sua dirompente comparsa. Non sto a raccontare i simpatici aneddoti relativi alle campagne contro questo genere negli USA perché immagino le abbiate sentite un po’ tutte, tuttavia ricordo il numero impressionante di stazioni radio cui fu vietato di trasmetterlo e le tv che giudicarono le commediette romantiche musicali di Elvis (oggi ridicole anche per noi)  oscene e istiganti alla violenza. La droga e l’alcol sono alla base della dieta del rocker si suol dire, egli ne ha bisogno per trainare le folle oceaniche che assistono ai suoi concerti e soprattutto per ricavarne ispirazione, nel caso degli acidi, si aggiunge. Jim Morrison, il re lucertola, negli anni 70 fu uno delle prime vittime di questa condotta e contribuì non poco a renderla un obiettivo per i giovani fan di tutto il mondo. La sua morte, inoltre, lo fece entrare di diritto nell’albo, forse per primo, delle vere e proprie leggende del rock oltre che dare origine a migliaia di leggende circa la sua solo “apparente” morte. La leggenda che etichettò definitivamente il musicista rock come bello, dannato e vizioso negli eccessi fu quella del così detto “club 27”, ovvero quel gruppo di artisti morti nel giro di pochissimi anni all’età di 27 anni. Brian Jones, fondatore dei Rolling Stones nel 69, Jimi Hendrix e Janis Joplin nel 70 e lo stesso Morrison nel 71 sono i “membri originari” ma nel corso degli anni gli si sono aggiunti personaggi del calibro di Alan Wilson dei Canned Heat , Dave Alexander degli Stooges e Kurt Cobain dei Nirvana.

[caption id="" align="alignright" width="183"]download (1) Mark knopfler, leader dei Dire Straits[/caption]

Il binomio rock-eccessi a mio parere va differenziato da quello rock-autodistruzione. Se infatti molti artisti appartenente all’enorme scena di questo genere hanno condotto e continuano a condurre una vita di eccessi, non è detto che lo facciano con fini volutamente
autodistruttivi. Dei nomi del club 27 citati prima, per esempio, la maggior parte è morta per cause relative agli stili di vita sregolati finalizzati semplicemente allo sballo e al divertimento sregolato, una minoranza era invece affetta da depressione cronica, Kurt Cobain su tutti. Solo questi ultimi, a mio parere, erano in qualche modo consapevoli della fine a cui andavano incontro (Cobain morì comunque suicida e dunque non fa testo).

Nonostante questa immagine cattiva e da “duri” relativa ai rockers, fondata sui personaggi precedentemente nominati, vi sono altrettanti esempi di musicisti rock dalla condotta modello o comunque nella norma. I Beatles, nonostante il risaputo uso di droghe fatto per un periodo, mantennero sempre la propria aria da “good guys”, così come i Dire Straits decenni dopo e gli Arctic Monkeys negli ultimi tempi. Quella del rocker selvaggio e indomabile rimane dunque una caratteristica a cui non tutti decidono di conformarsi.

La filosofia “live hard, die young” (“vivi intensamente, muori giovane”) sembra ultimamente andare persa ma siamo sicuri sia un male? L’autodistruzione non sembra certo desiderabile e tanto meno uno stile di vita tutto al limite, godersi la vita e alzare il gomito ogni tanto mette comunque quel pepe di cui tutti prima o poi sentono il bisogno e su questo c’è poco da obiettare.

 Hai il rock nell’anima ma non ti droghi e non bevi? Fai quello che vuoi della tua vita ma alza il volume di quello stereo figliolo!



 

martedì 11 giugno 2013

Lo sport anche d'estate

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Per riallacciare il rapporto con i lettori l'unica cosa sensata era quella di arrivare qui oggi e parlare di sport e, a rigor di logica, è quello che sarà fatto.
La copertina della settimana va al portentoso Rafa Nadal, che ha appena fatto la storia del suo sport vincendo addirittura 8 volte in carriera in uno torneo dello slam, superando astri luminosi e leggendari quali Federer e Sampras, entrambi arrivati a quota 7 vittorie a Wimbledon ma con lo svizzero che sembra avere ancora tempo per migliorare. Sulla terra rossa di Parigi, la sua terra rossa, Nadal non si è curato del problema al ginocchio che lo tormenta da ormai un biennio e con la potenza scalzante del suo tennis ha costretto ad inginocchiarsi di fronte a lui il meglio del palcoscenico tennistico mondiale; Wawrinka nei quarti (lo svizzero è numero 10 al mondo) passando per quella semplice semifinale con Djokovic (n. 1), 4 ore e 37 minuti di puro ed estenuante spettacolo, per poi trovare in finale il connazionale Ferrer, piegato molto più facilmente (nonostante l'inappropriatezza del termine) degli altri.

[caption id="attachment_330" align="alignright" width="295"]L'emozionante vittoria di Rafa L'emozionante vittoria di Rafa[/caption]

Nadal all'ottava finale e Ferrer alla sua prima in uno slam, non era difficile prevedere l'esito del match ma ciò che ha stupito di Rafa è che questo record, che ai più, in questo periodo e in queste condizioni fisiche, sembrava solo un miraggio, se l'è andato a conquistare con la sua caratteristica caparbietà, la caparbietà del professionista che tante volte è l'unica strada per tornare sul trono. Nonostante la vittoria e il record Nadal scende dal quarto al quinto gradino del ranking atp, scavalcato proprio dal finalista Ferrer, ranking guidato sempre con grande gap di vantaggio da Nole, il serbo vanta più di 3000 punti di scarto su Murray, secondo nel ranking.
Questa sera invece sarà l'ultima in cui la nostra nazionale, gli azzurri di Prandelli, scenderà in campo senza la pressione della gara ufficiale, l'ultima prima dell'evento calcistico dell'estate, la nona edizione della menosissima confederation cup. Stasera contro Haiti si fanno le prove generali per una competizione in cui è giusto giocare per essere protagonista. L'Italia ha ancora un anno per diventare un team maturo e affiatato, trovare una sua identità di gioco e proseguire cercando di perfezionare quei piccoli grandi difetti che in alcune sfide rischiano di risultare fatali. Nell'ultima gara contro la Repubblica Ceca abbiamo potuto assistere a quanto di bello e di brutto ci sia nella nostra nazionale.

[caption id="attachment_331" align="alignleft" width="240"]Prandelli mentre ne pensa una dell sue! Prandelli mentre ne pensa una dell sue![/caption]

Un reparto difensivo un pò allegro che con la testa un pò in vacanza è riuscito a tenere la dirompenza avversaria, dirompenza che ha portato più volte a veloci verticalizzazioni sugli esterni che hanno creato qualche problema al trio Bonucci Barzagli Chiellini (che ci hanno comunque fatto capire come e perchè la juve è tanto inattacabile dietro), laddove non sono arrivati ci è arrivato il numero 1. Peccato che quest'uno sia l'uno più forte di tutti, ormai capitano di juve e nazionale, la storia del calcio non si scorderà presto di Gigi Buffon, che continua nonostante l'avanzare dell'età a proporre parate miracolose, con i cechi bravo sia nell'uno contro uno che tra i pali, sventando tentativi pretenziosi ma pericolosi. Poco nulla da segnalare dal centrocampo in su con i nostri reparti sopraffatti dalle motivazioni, causa una classifica traballante, dei cechi. Italia che però alla fine porta a casa un preziosissimo punto che permette di tenere a debita distanza i principali concorrenti per il primo posto del girone e per la qualificazione al mondiale che ora più che mai sembra davvero ad un passo.
Durante la confederation certe prestazioni però non si potranno ripetere. Gli avversari, soprattutto i brasiliani che giocano in casa e hanno tutto da dimostrare, sono inaffidabili e imprevedibili, e anche se non ci aspettiamo ritmi altissimi, come vuole la tradizione di questo torneo, ci aspettiamo almeno partite palpitanti, risultati incerti tante giocate e tanti gol. Una delle confederation più suggestive di sempre, non solo per l'estenuante e apparentemente perfetta organizzazione che istituzioni e popolo brasiliano hanno saputo offrire ma anche perchè i valori delle squadre in campo, quest'anno più che in altri, sono di altissimo livello. Oltre al Brasile, nazione ospitante, abbiamo la plurititolata Spagna di Del Bosque, di cui aspettiamo con trepidazione la disfatta (la aspettiamo ormai da troppo tempo), in veste di campione del mondo, l'Italia, solo vice-campione d'Europa, l'Uruguay di Suarez e Cavani, campione della coppa America disputata in Argentina, il Giappone, a rappresentare le nazioni asiatiche, Tahiti, per le nazioni oceaniche, la Nigeria, detentrice della coppa d'Africae poi il Messico vincitore della concacaf gold cup (la coppa per i paesi centro e nord-americani) che esordirà proprio contro la nazionale di Prandelli il 16 giugno a Rio. Nel nostro girone anche i padroni di casa e la mina vagante Giappone che tutti hanno paura di sottovalutare ma che alla fine lo sappiamo, sarà drammaticamente snobbato. L'obiettivo è piazzarsi tra i primi due posti cosicchè che poi per vincere basteranno due partite perfette e una discreta dose di fortuna, che non guasta mai.

[caption id="attachment_332" align="alignright" width="333"]Tifoserie che iniziano ad essere calde Tifoserie che iniziano ad essere calde[/caption]

Oggi il trofeo può sembrare lontano ma sono dell'idea che l'Italia partecipi a questa competizione consapevole di poter vincere, sicuramente più motivati della Spagna, sicuramente più oganizzati del Brasile non possiamo e non dobbiamo temere proprio nessuno. Ricordate però che, sempre per tradizione, chi vince questa competizione non solo non vince il mondiale, ma ci fa anche una cospicua figuraccia, com'è successo al Brasile nel 2006 e nel 2010, ma speriamo in tutta franchezza che i verdeoro non abbiano imparato la lezione.

giovedì 6 giugno 2013

Crisi e consumismo esagerato

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[caption id="" align="alignleft" width="254"]download (2) L'Ipad, il tablet apple a cui molti non sanno resistere nonostante il prezzo[/caption]

Mi trovo spesso a riflettere sul mondo e su questa crisi di cui si fa tanto parlare ormai dal 2007. Il lavoro è diminuito, nulla da dire a proposito, gira molto meno denaro rispetto sette anni fa, anche questo è vero, ma soprattutto lo stato negli ultimi anni ha chiesto un aumento dei sacrifici dei contribuenti attraverso la maggiore tassazione di IMU e
compagnia bella. Questi drammatici effetti sono davanti ai nostri occhi tutti i giorni, tuttavia mi viene spontanea una semplicissima riflessione: possiamo davvero parlare di crisi in un paese in cui salvo casi estremi di miseria e ristrettezze economiche, per quanto gravi siano, il resto della popolazione da segni di chiara prosperità per altri versi?

Una semplice osservazione che mi capita di fare è il conteggio degli iPhone, che siano 4 o 5 non importa (in pratica i 2 modelli di cellulari più recenti della apple per i più ignoranti), in cui mi imbatto passeggiando per il centro di una qualsiasi città.  Telefoni del costo medio di 600 euro (approssimando ampiamente per difetto) sono probabilmente i modelli più diffusi ora come ora nel nostro paese: è un fatto. Chi non vuole eccedere nell’acquisto di un gioiellino del genere sembra invece preferire le valide alternative offerte dalla Samsung coi suoi S3 o S4 GT, che comunque sotto i 400 euro non scendono in quanto a costi. C’è da dire che i telefoni in questione non sono, se non in rari casi, acquistati direttamente, quanto piuttosto tramite rate o finanziamento, in modo di spalmarne il pagamento in più tempo o di ricevere un anticipo, tuttavia saperli una spesa così diffusa, e dunque ritenuta necessaria dagli italiani, fa riflettere molto. Possiamo realmente dirci in mezzo a una crisi simile dal momento che continuiamo a permetterci lussi del genere? La crisi in sé in quanto peggioramento della situazione economica, testimoniato dalla diminuzione del PIL, è innegabile, ma personalmente credo siano le nostre abitudini nelle spese a renderla peggiore di quello che è, oltre che ovviamente ai media che ribadiscono in continuazione la sua esistenza (come se un fenomeno così eclatante potesse passare altrimenti inosservato).

[caption id="attachment_326" align="alignright" width="266"]images l'attesa presentazione del samsung galaxy s4[/caption]

La tecnologia in modo particolare sembra ossessionarci a livelli incredibili. Comperiamo cellulari, come si è detto, come se piovesse, acquistiamo tablet per poter eseguire le stesse azioni (non si parla ovviamente di chiamate e messaggi che sono passati in secondo piano da anni ormai) a dimensioni più confortevoli e infine ci riempiamo di computer,  che in fin dei conti finiamo per usare unicamente per internet e i social network su tutti. Tre apparecchi per poter svolgere le stesse funzioni (a parte appunto quelle di telefonia dimenticate) trovano terreno fertile in ogni fascia di reddito e ceto sociale. Questa osservazione mi fa ipotizzare due dati:

  • Uno è che, essendo il costo delle apparecchiature solitamente esorbitante, le fasce di reddito più basse finiscano sostanzialmente per togliersi il pane di bocca pur di comprarsele.

  • Il secondo è che, essendosi diffuse tra individui che fanno i mestieri più disparati, non possano essere utilizzati da tutti allo stesso modo. Se infatti sono pronto a credere che, per un professionista o un professore universitario, avere un tablet o un cellulare con la posta elettronica integrata e la relativa connessione internet veloce possa essere molto utile, allo stesso modo vedo l’utilizzo degli stessi dispositivi da parte di determinate altre professioni sostanzialmente come inutile. È chiaro che l’acquisto da parte di chi non li utilizza per lavoro è destinato allo svago e che dunque non costituisca teoricamente una necessità primaria.


La somma di queste due osservazioni mi porta a pensare quanto spesso persone che di tale tecnologia non hanno necessità, e che guarda caso talvolta sono proprio coloro che svolgono i mestieri più “umili”, come sono forse irrispettosamente chiamati, e risentono maggiormente della crisi in atto,  l’acquistino per futili motivi. Sostanzialmente il paradosso è che coloro che faticano maggiormente ad arrivare alla fine del mese, ma decidono comunque di comprare computer, tablet o cellulare che sia, sono quelli che ne avrebbero meno bisogno.

La mia ipotesi è che tali oggetti siano diventati una sorta di “status symbol” di agiatezza economica di cui però nessuno vuole privarsi. In altre parole è come se, in termini automobilistici, tutti volessero comperarsi una Mercedes per far vedere quanto sono ricchi: il risultato sarebbe che chi può realmente permettersela continuerà la sua vita ai soliti standard, mentre chi in circostanze normali acquisterebbe una Fiat finirà a fare la fame e ad abitarci dentro questa sudata Mercedes per cui ha speso i risparmi di una vita. La situazione oltre che assurda sembra drammatica vista sotto questo punto di vista, tuttavia è la stessa che vivono milioni di persone (ovviamente molto amplificate
nell’esempio).

Anche in questo caso sembra (come per il conformismo di cui si è parlato venerdì scorso) che il voler essere come o meglio degli altri, condizioni il consumismo fuori misura diffusosi negli ultimi tempi. C’è chi dice che i consumi sono positivi in ogni caso, perché aiutano la ripresa dell’economia in difficoltà, io dico che, prima di tutto, l’economia per milioni di persone si riprenderebbe un minimo se, al contrario, si contenessero determinati consumi inutili.

 

martedì 4 giugno 2013

Il giovane Holden: un classico "ribelle"

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[caption id="" align="alignleft" width="224"]download Salinger,l'autore del romanzo[/caption]

Dopo tanto tempo torna a farsi ammirare su the freaky times la rubrica che il mondo intero ci invidia: quella letteraria! Nonostante solitamente non facciamo che vantarci della nostra originalità, oggi ci troviamo a proporvi un classico. Si parla di un classico moderno chiaramente, visto che la sua stesura risale al 1952, tuttavia ritenendolo un libro che può cambiare il modo di vedere il mondo, o comunque coinvolgere completamente non possiamo che consigliarvelo. Tenetevi forte alla poltrona vecchi ubriaconi, oggi si parla de “Il giovane Holden” di Jerome David Salinger.

State cercando un romanzo di formazione in cui un giovane in cerca  di modelli da seguire o convenzioni da assimilare riesce, dopo numerose traversie e difficoltà, a trovare il suo posto nel mondo ed a realizzarsi? Per la miseria questo non è affatto un libro per voi! Il giovane Holden Caulfield ne ha piene le tasche dei suoi coetanei, della scuola che frequenta, del mondo che lo circonda e soprattutto ha una dannata paura del mondo degli adulti a cui comincia ad affacciarsi.

[caption id="" align="alignright" width="196"]download (2) James Dean, per certi versi "un giovane Holden" nei suoi film e nella sua vita[/caption]

Il protagonista di quella che si rivela essere una ribellione di pochi giorni è uno studente sedicenne di estrazione alto-borghese americana, il quale, alla vigilia delle vacanze natalizie, scopre di essere stato bocciato e che sarà quindi costretto a trasferirsi per l'ennesima volta in un altro college. Questo ragazzo, che comunque ammette di essere un “lavativo” e un “bugiardo”, in realtà coltiva la passione per le grandi letture e già dalle prime righe (è lui il narratore degli eventi) rivela tutta la sua profondità.“Quelli che mi lasciano senza fiato sono i libri che quando li ha finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l'autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira”, che dire? Questa frase tratta dal romanzo rappresenta perfettamente ciò che ci si trova a pensare una volta che lo si è terminato. Alternando citazioni colte e un linguaggio colloquiale che sfiora spesso la volgarità, Holden non può che renderci subito parte del suo mondo e soprattutto farci rispecchiare in lui. Il giovane non ha tuttavia la minima intenzione di condividere questa passione per la letteratura con i coetanei, che sembra non sopportare, specialmente con il compagno di stanza, Strandlater, con il quale si saluta con una bella scazzottata in vecchio stile; decide piuttosto di fuggire dal collegio prima che i suoi genitori sappiano dell’espulsione, e di recarsi a New York. Lasciandosi quindi alle spalle i tristi ricordi, Holden abbandona il college e prende il treno con il proposito di trascorrere tre giorni in libertà per poi tornare a casa per Natale, pronto a ricevere tutta l'ira (chissà se vera o fasulla) dei genitori. Da questo momento in poi ha inizio il vagabondare del giovane Caulfield: da un vecchio professore all'altro, dalla madre di un odioso compagno di college a una coppia di suore, da un'antica fiamma a una giovane prostituta, da un ex compagno di studi alla “folla solitaria” dell'anonima metropoli notturna, fino agli incontri clandestini e liberatori con la sorellina minore Phoebe. “Il viaggio iniziatico del giovane Holden si dipana come un fluire della coscienza, un abbandonarsi alle sensazioni. Tutt'intorno, si stendono il grande nulla d'America, il vuoto dei sentimenti e delle azioni, quell'onnipresente essere fasullo che tanto opprime il protagonista.” Tanto per citare uno dei numerosi riassunti legati al libro. Alla fine delle peripezie vissute in città il
ragazzo si ricongiungerà con la famiglia e l’adorata sorellina, ma non si può certo dire che siamo di fronte a un lieto fine come se ne trovano spesso: Holden nelle ultime pagine si scopre essere stato internato in un ospedale per essere curato dalla tubercolosi oltre che essere entrato in analisi. L’autore sembra (e riesce pienamente in questo suo probabile intento) voler stendere un anti-romanzo di formazione in cui: il protagonista è palesemente confuso, racconta la vicenda in modo quasi sgrammaticato, non sopporta nessuna delle persone che lo circondano e come se non bastasse al termine dei tre giorni di riflessione e vagabondaggio finisce in ospedale e in psicoterapia anziché felice, contento e realizzato.

Chi di noi non si è mai sentito completamente estraneo al mondo che lo circonda? Quante volte siamo stati vicini all’esaurimento nervoso per l’insensatezza che sembrano assumere le nostre vicissitudini? Non ditemi che non avete mai giudicato il mondo come una accozzaglia di convenzioni sociali obsolete e puramente formali, ipocrisie di ogni tipo e ignoranza portata come vanto! “Il giovane Holden” è la storia di ribellione infantile e sconclusionata verso tutti e nessuno allo stesso tempo che si trasforma in filosofia di vita. E’ il non voler crescere e l’essere già troppo cresciuto. È il libro che ti fa capire di non essere il solo a provare avversione e soprattutto ad essere spaesato di fronte a certe cose. E’ il libro che se hai meno di 25 anni devi assolutamente leggere: dopo questa soglia lo stesso effetto purtroppo non sarà più garantito.



 

lunedì 3 giugno 2013

A volte serve: Il lato positivo (6,5/10)

Ripartendo dalla rubrica cinema si è deciso di solcare la linea che ci porta a recensire e commentare ciò che accade nel cinema di questo periodo e nella settimana in cui il box office è dominato dal nuovo ed ultimo capitolo di quella che si è scoperto essere una trilogia: Una notte da leoni 3 sta infatti procedendo senza rivali nella sua corsa all'incasso migliore che ammonta oggi a ben 6.1 milioni di euro in una sola settimana di programmazione. Ma chi se ne frega di Una notte da leoni 3? Di Bradley Cooper, Phil Wenneck, la star del film, volgiamo raccontare un'altro recente lavoro che, senza togliere nulla a nessuno, ha un valore cinematografico nettamente diverso e senza dubbio superiore della commedia di Todd Phillips, stiamo parlando di uno dei protagonisti alla notte degli oscar alla quale è arrivato con all'attivo 8 nomination, di cui però solo una si è trasformata in statuetta. Silver Lining Playbook è l'ultimo, forse il primo, capolavoro del già insultato David O. Russel, quel violento cineasta Newyorkese che stranamente questa volta sul set non è stato coinvolto in nessuna lite furiosa, o almeno è stato bravo a non far trapelare nulla.

[caption id="attachment_313" align="alignleft" width="200"]Un assonnato Bradley Cooper, star del momento Un assonnato Bradley Cooper, star del momento[/caption]

Una storia tratta da un romanzo di Matthew Quick ("L'orlo argenteo delle nuvole" che arrivati a questo punto vale la pena di leggere) ed efficacemente adattata da Russel, che ha avuto a disposizione la sua stessa penna per una sceneggiatura che poco aveva da rifinire ad un romanzo tutto sommato piacevole, poco apprezzato in Italia, chissà che non sia anche perchè parla troppo di football americano, gioco ai più incomprensibile. Il mese scorso è arrivata la versione home-video negli Usa, noi invece dovremmo attendere un pò di più e per chi non avesse avuto l'occasione di guardarlo al cinema o, cosa assai più probabile, in streaming eccovi il film.
Pat è un singolare giovane che ha perso tutto ciò che aveva di caro una tragica notte di follia quando, rientrato in casa, coglie la moglie Nikki alle prese sotto la doccia con un duetto con un suo collega insegnante e accecato da rabbia e diniego massacra il docente finendo per scontare 8 mesi e mezzo in un ospedale psichiatrico. Tornato a casa dei genitori ha un solo obiettivo, tornare tonico e stabile cosicchè la sua vita con Nikki possa più che ricominciare ripartire sulla base del loro trascendentale amore. "Excelsior" è il suo motto, positività auto-imposta che riesce a tener accesa la sua speranza di lieto fine. Il rapporto con i genitori è freddo, le cure non procedono alla perfezione, Nikki sembra solo un miraggio eppure Pat non rinuncia alla sua positività. Ad una cena a casa di amici conosce Tiffany (l'idolo delle folle Jennifer Lawrence, è lei l'unica stata capace di trasformare la nomination in oscar), una donna lugubre e apparentemente intrattabile ma che si apre quando con Pat si trova immersa in uno spassoso scambio di informazioni sugli psicofarmaci utilizzati.

[caption id="attachment_316" align="alignright" width="290"]La tragicomica caduta della Lawrence sulla scala che porta al palco (Oscar 2013) La tragicomica caduta della Lawrence sulla scala che porta al palco (Oscar 2013)[/caption]

L'amicizia tra i due si approfondisce intanto Patrick sr. (Robert De Niro) continua a pressare suo figlio invitandolo in pratica ad essere il suo "talismano" ogni qual volta gli Eagles di Philadelphia giochino un match. Uomo di buon cuore ma padre inetto Patrick è un incallito scommettitore con il sogno di aprirsi un ristorante e ripone tutta la sua fiducia in Pat, che dovrà solo andare allo stadio con suo fratello e aspettare che gli Eagles vincano la partita decisiva. Intanto lo squinternato protagonista prende un impegno con Tiffany, un accordo secondo il quale lei dovrà consegnare una semplice lettera a Nikki e lui in cambio concedersi ad un duetto di ballo che culminerà poi nella gara finale. Allo stadio il giorno della gara decisiva accade un disastro, una lite tra tifosi coinvolge Pat e la sua compagnia costringendoli a tornare a casa delusi e deludenti. Il padre di famiglia infatti una volta resosi conto dell'accaduto mostra tutta la sua frustrazione e tutta la sua freddezza nei confronti del figlio definito un perdente. Quella Tiffany tanto malvista dalla famiglia di Pat irrompe nell'abitazione lanciando inaspettatamente una solida soluzione, con adeguate e sorprendenti argomentazioni. L'allibratore vista una difficile situazione propone un ultima "double", una duplice scommessa: gli Eagles devono battere i Cowboys con dieci punti di scarto minimo e la coppia di ballerini raggiungere un voto di almeno 5 su 10 alla gara di ballo, eventi, questo e la partita, che si svolgeranno lo stesso giorno. Seguendo molto il romanzo il momento clou di esplosione del film è interamente concentrato in un inaspettato e apprezzatissimo finale dalla forte componente empatica.

[caption id="attachment_315" align="alignright" width="284"]La locandina dell'home-video La locandina dell'home-video[/caption]

Con l'ennesimo cast di stelle a disposizione O. Russel doveva finalmente dimostrare ciò che valeva e nonostante non superi più di tanto le aspettative si dimostra abile, sarà ormai l'esperienza che l'ha formato, nel far proprio quella moderna tradizione cinematografica di mescolare commedia e tragedia rendendo i film sempre più vicini agli spettatori in quanto riguardanti storie più simili alla vita vissuta. Senza mai far prevalere un tono sull'altro, con ambientazioni e dialoghi ricercati e a modo loro raffinati, accompagnati da una grande carica di tensione emotiva e da un discreto livello di qualità artistica Silver Lining Playbook è l'emblema della commedia moderna. Abile nell'evadere dalla rogna del troppo football mettendo in risalto, più che i dialoghi dei momenti di sport, le sensazioni, le vibrazioni che queste conversazioni provocavano ad ogni membro della famiglia. La comicità, fornitaci dall'assurda e instabile psiche dei personaggi (dal primo all'ultimo), non cessa mai di sussistere perdendosi ogni tanto in scolastici ma pregevoli ritocchi da sit-com. Sequenze degne di nota, fini e che rimangono impresse, che più volte in archi temporali diversi vengono riproposte allo spettatore (e qui lo si capisce distintamente quanto il romanzo sia stato la grande base del successo) con lo scopo di farlo sostanzialmente affezionare ai protagonisti, alle loro vite e alle loro abitudini. Un film notevole con un profondo messaggio da lanciare e che ci sentiamo giustamente di condividere. Un messaggio di ottimismo che ci sembra allo stesso tempo un ammonizione. La positività che infatti investe Pat e che pian piano si insedierà anche nei cuori e nelle menti di chi li sta attorno non è mai produttivo, non dà frutti finchè non ci si libera di demoni e rimorsi, non è favorevole insomma finchè non è completamente autentico. Sarà quella Tiffany trattata inizialmente con tanta diffidenza ad iniettare autenticità in quel "Excelsior" che fino al suo impetuoso comparire era solo una scritta senza una sua pagina. Sarà questo'unico sgarro di Pat, quest'unico fuori programma con Tiffany a salvarlo e a regalarli la felicità. Insomma il pessimismo non aiuta di certo ma anche una grande dose di ottimismo, se ti trascina nel baratro di un ottusa ossessione fino a renderti offuscato e cieco, può essere pericolosa. L'invito è quello di lasciarsi andare, in un periodo e in una società nella quale "programmazione" è diventata la parola d'ordine per sopravvivere è forse sotto quelli che ci appaiono ostacoli che sta nascosta la nostra realizzazione.