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mercoledì 29 maggio 2013

Cannes 2013, tra vincitori e vinti

Forse avevate pensato che qui al Freaky times non c'eravamo accorti che la scorsa è stata la grande settimana del festival di Cannes ma la gente che al cinema ci tiene, come noi del resto, difficilmete se ne scorda ed eccoci qui a commentare vinti e vincitori del concorso più elegante nel campo, che ogni anno, oltre a promuovere cineasti affermati e lanciare nuovi talenti, si propone una raffinata ricerca di avanguardia cinematografica volta ogni anno al rinnovamento di quest'arte. locLa sezione del festival "Un certain regard" (Un certo sguardo) premia infatti opere di minore, spesso pari a zero, popolarità ma con una concentrata quantità di raffinatezza. In questa sezione il premio per il miglior film è stato assegnato al cambogiano Rithy Pann, "L'imagine manquante" una meditazione sospesa tra cinema e storia dei drammi della popolazione, che lascia l'amaro in bocca a "Miele" della nostra Valeria Golino, consolata da una menzione speciale della giuria. Il 66^ festival di Cannes si è tenuto dal 15 al 26 maggio, aperto come già ricordato, dall'anteprima de "Il Grande Gatsby", presentato fuori concorso, e anche quest'anno ci ha messo di fronte ad intriganti lavori che già attendiamo di vedere nelle sale. Non poteva essere altrimenti visto che solo negli ultimi dieci anni se andiamo a legger i titoli dei film vincitori ci scorre sotto gli occhi una lista che rappresenta il meglio del cinema di questo nuvo millennio; il noto "Il Pianista" di Roman Polanski o il toccante "Elephant" di Gus Van Sant passando per "The tree of life" di Terence Mallick con u cast di eccezione e al fortunato "Amour" di Michael Haneke dell'anno scorso, un emozionante melodramma focalizzato sul rapporto tra l'amore e la vecchiaia, che ha ricevuto anche 5 nomination all'oscar.

[caption id="attachment_289" align="alignright" width="284"]Un egocentrico Spielberg, presidente di giuria Un egocentrico Spielberg, presidente di giuria[/caption]

Prima di elencare le stelle del festival và detto che c'è poco da recriminare o da ridire sulla giuria di quest'anno, capitanata dal leggendario Spielberg, presidente di giuria affiancato da Ang Lee, che gli ha strappato il premio oscar giusto un paio di mesi fa, Nicole Kidmann e Cristopher Waltz. Quindi diversamente da altri anni questo è un concorso senza troppe polemiche visto che la giuria non ha deluso nessuno assegnando l'ambita Palma d'oro al lungometraggio francese (3h di film) "le vie d'Adelè" di  Abdellatif Kechiche giunto ormai alla ribalta internazionale con "Cous cous" del 2005 - dramma familiare dove un sessantunenne maghrebino cerca una svolta della vita con l'idea di aprirsi un ristorante, film valso anche il Leone d'argento ex-aequo a Venezia - e affermatosi con questo che è il suo quinto film diretto. Il film parla di quella complicata situazione adolescenziale quando una ragazza, in questo caso Adelè, una liceale di quindici anni, si accorge e si spaventa della sua sessualità. Adelè conosce Thomas, un bravo ragazzo con il quale cerca di far sbocciare una storia che possa saziare la sua impareggiabile voglia di vita. Lo stesso giorno che conosce Thomas al quale si concede senza riscaldarsi mai più di tanto conosce per caso una misteriosa ragazza dai capelli blu che riesce invece a farle accendere conturbantemente la passione. Seguendo l'impeto dei suoi sentimenti Adelè si lascia andare ad una storia appassionante che da ragazza la renderà donna matura e sensibile.

[caption id="attachment_290" align="alignleft" width="284"]Le vincitrici, protagoniste di Le vie d'Adele Le vincitrici, protagoniste di Le vie d'Adele[/caption]

Un interessante e singolare romanzo di formazione capace di attirare su di sè i favori di tutti grazie ai momenti di brillante cinema che ha impressionato la giuria. Il grand Prix speciale della giuria, assegnato al film che,a detta di regolamento, mostra più originalità o spirito di ricerca, è andato ai fratelli Cohen per il loro ultimo successo "Inside Llewyin Davis" film ispirato alla vita del cantante in attività negli anni 60 Dave Van Rock, intimo amico di Bob Dylan, che con il suo folk blues conquistava New York. Hanno trovato larghi consensi anche le scelte di premiare Bruce Dern come miglior attore per la sua interpretazione in "Nebraska" di Alex Payne, in un dramma familiare che ha visto un Dern 76enne nei panni di un genitore affetto da demenza senile mentre per il lato femminile la trionfatrice è la bella Berenice Bejo, la simpatica Peppy Miller di "The Artist", il film che surclassò gli avversari la notte degli oscar 2012. Il premio arriva dopo la collaborazione con il regista Asghar Farhadi grazie al suo "Le Passè", il passato, altro dramma in cui la madre protagonista deve far i conti col suo passato, strettamente intrecciato al suo presente sentimentale e che coinvolge anche i suoi figli. Film che ha da subito impressionato critica e pubblico come del resto "A separation", il lavoro del 2011 che ha reso celebre il regista iraniano, approvato dall'orso d'oro a Berlino e dall'oscar come miglior film straniero. La miglior sceneggiatura è sorprendentemente orientale; di Jia Zhangke per il film Tian zhu ding di cui ovviamente non sappiamo nulla, ma è un segno che finalmente i cineasti orientali cominciano ad essere apprezzati per quel reale valore artistico che possiedono ma che spesso gli occidentali hanno snobbato perché classificato diverso. Infine ci tocca raccontare la delusione di Sorrentino che non è riuscito con "La grande bellezza" a portarsi a casa il premio di miglior regia. L'opera è sofisticata, di un estetismo volto all'estremo per raccontare la vita di un sedicente giornalista e uomo di potere non hanno fatto colpo su Spielberg e soci che hanno invece optato per relegare il premio tra le mani del semi-sconosciuto Amat Escalante, regista messicano, che scavalcando a sorpresa l'agguerrita concorrenza è riuscito a far apprezzare il suo stupendo e rozzo "Heli". Con un cinema freddo e diametralmente opposto a quello di Sorrentino Escalante narra la difficile storia della dodicenne Estela, storia ricca di desolazione e tragicità che sembrano inevitabili nella secca città Guanajuato, silenziosa spettatrice del turbinio di violenza e disperazione che si abbatte sulla famiglia della ragazza. Heli infatti, suo fratello, cercherà di impedirle una fuga d'amore con un giovane poliziotto, Berto, al quale sottrae di nascosto anche un carico di cocaina dando il via ad una serie di eventi catastrofici.

[caption id="attachment_291" align="alignright" width="265"]Si affoga nel fumo un delusissimo Sorrentino Dimentica nel fumo la sua delusione Sorrentino[/caption]

Ha convinto la linearità e la semplicità del film, attributi dei quali La grande bellezza era completamente privo, diciamo, per usare un eufemismo, che Sorrentino ha di nuovo sbagliato anno.

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