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giovedì 9 maggio 2013

Il divo, un uomo di potere (6,5/10)

Questa settimana di Freaky times la dedichiamo quasi esclusivamente all'attualità e non si può non parlare del fatto che Giulio Andreotti, per le lacrime di qualcuno e il sollievo di altri, è venuto a mancare alla veneranda età di 94 età, insomma dalla vita non aveva più molto da chiedere. Quale modo migliore per raccontare questo personaggio se non quello di interspaziare tra cinema e cronaca contemporanea, alla quale il longevo Andreotti, durante tutti i suoi anni di successo, ha sempre dato spunti interessanti. Il film "Il divo", del 2008, è la ricostruzione cinematografica della "straordinaria vita di Giulio Andreotti", come la definisce nel titolo il creatore di questa vera e propria opera, Paolo Sorrentino, regista tra l'altro anche di "This must be the place", toccante lungometraggio con Sean Penn.

[caption id="attachment_195" align="alignleft" width="300"]Il freddo divo interpretato da Toni Servillo Il freddo divo interpretato da Toni Servillo[/caption]

Romano e romanista Andreotti nasce nel 1919, perde il padre a causa della guerra e durante l'adolescenza anche la sorella maggiore, uno che ha sempre imparato ad arrangiarsi per necessità sin dall'infanzia dopo aver frequentato ginnasio e liceo Andreotti decide di iscriversi a Giurisprudenza rinunciando a medicina poichè in quest'ultima vigeva la frequenza obbligatoria, cosa che Giulio non poteva permettersi visto che doveva trovare anche il tempo per lavorare e racimolare il sufficente alla sua sussistenza e della madre. Andreotti era bravo, capace, è chiaro anche ai più mediocri e meno perspicaci che la sua intelligenza fosse fuori dal comune, all'università entra a far parte della Federazione universitaria cattolica italiana, unica associazione cattolica riconosciuta tale dal governo fascista. Lì conosce Moro, gli viene presentato De Gasperi e quando quest'ultimo, nel 47, viene incaricato di formare un nuovo governo, il primo governo repubblicano, Andreotti viene nominato addirittura segretario del Consiglio dei ministri, a soli 28 anni. Un grande uomo politico, forse il più capace e ci sarà un motivo se dall'inizio della repubblica fino alla sua proclamazione a senatore a vita avvenuta nel 1992 Andreotti è sempre stato eletto funzionario di governo escludendo solo due quadrienni (1968-1972 e 1979-1983 quando proseguì andando contro i favori parlamentari la sua linea di "solidarietà nazionale"). Inutile elencare le sette volte alla presidenza del consiglio, i 6 anni consecutivi come ministro degli affari esteri, i 4 come ministro della difesa e poi ancora ministro di Beni culturali, dell'industria, delle finanze, del tesoro...Non si è però qui per parlare di scelte politiche, che a noi del Freaky interessano relativamente poco, piuttosto è interessante capire come si sia venuto a creare nei suoi confronti, da parter del suo popolo, quel sentimento ambivalente che oscilla tra amore e odio. Proprio a questo fine ci viene in aiuto Paolo Sorrentino, che ripercorrendo le ultime tappe della pazzesca carriera del "papa nero", ci vuol venire a insegnare non cosa fosse Andreotti ma chi. Che uomo si poteva nascondere dietro al grande diplomatico, al miglior mediatore, alla figura che più ha segnato nel corso della sua giovane storia la repubblica italiana. Nonostante alla fine del film lo spettatore più superficiale arriva a vedere Andreotti come la persona più gelida di questo mondo, subdolo, calcolatore, manipolatore e sostanzialmente mafioso è facile accorgersi come tutto ciò che ha fatto, di bene o di male, sia sempre frutto di criterio, di ragionamenti lucidi e spietatamente efficaci. Andreotti nel film è un ormai 62enne all'apice del successo politico e tutto sembra pronto per festeggiare la sua elezione a quella considerata la carica che maggiormente implicava potere, il presidente della repubblica. Arriva sicuramente in questo periodo la sua più grande delusione di carriera visto che dopo gli avvenimenti di Capaci, quindi la strage che ha portato al brutale assassinio del giudice Falcone, il parlamento, anche quasi tutti gli esponenti della stessa democrazia cristiana, gli volta le spalle, ritenendolo in parte responsabile non tanto per essere l'effettivo colpevole, idea visionaria, ma perchè quasi sicuramente lui sapeva e non ha fatto più di tanto per evitare l'avvenimento. A suo discapito venne eletto Scalfaro, con una vittoria schiacciante, lasciando a Giulio la magra consolazione di essere comunque nominato senatore a vita. Un pregiatissimo e azzeccatissimo Toni Servillo fa sul grande schermo di Andreotti un personaggio più che raro, unico. Sempre con un forte emicrania, patologia che si porta dietro da quand'era ragazzo, uomo dotato di grande senso di humor, e perfetto statista. Com'essere statista perfetto e piacere alla gente? Forse non è possibile ma questa domanda ad Andreotti non interessava, perchè? Perchè era dotato di grande senso di humor e alle persone pronte allo scherzo e autoironiche, come si definiva lui, non serve piacere alla gente. Ho sentito chiedere in un'intervista qualcosa di strano, un pò stupido; "Lei che lo conosce, Andreotti era un uomo di potere?". Non ho l'intelligenza di Andreotti ma non mi sembra necessaria per capire che Andreotti non solo è stato un uomo di potere, ma l'uomo che più di tutti in Italia, almeno fino a prima dell'avvento berlusconi, è stato il potere. Ecco il perchè di tante "malefatte": lui è un mafioso, si è arrivati a sentire che avesse avuto modo di compiere il rito ufficiale per entrare in cosa nostra al fianco di Totò Riina, quella cerimonia che prevede patto di sangue con un santino fiammante in mano; lui è il mandante dell'omicida di Pecorelli, giornalista che minava la sua fiorente carriera assassinato in Via Orazio a Roma la sera del 20 Marzo del 79; e tutte le continue rivelazioni fornite da pentiti di cosa nostra aiutano sempre più a immergerlo nella merda. Non dico che fosse una vittima, un martire, non sto facendo l'apologia di quello che probabilmente è un assassino ma ribadendo solo che la sua devianza è comprensibile, ammaliato sin dalla gioventù da potere e successo e forse cresciuto nella convinzione che "il potere logora chi non ce l'ha" ha usato tutti gli sconfinati mezzi a sua disposizione per il bene prima suo e poi dell'Italia. Una persona si divertente e divertita, come la si dipinge nel film, ma ossessivamente egocentrica ed egoista, dote inadatta ma in realtà perfetta, per fare il politico con la P maiuscola, come l'esperienza ci insegna. Un uomo che al caso non ci credeva, un uomo fortemente cattolico e chissà quante ne ha sentite monsignor Mario Canciani, confessore di Andreotti nella basilica di San Giovanni Battista dei fiorentini per più di vent'anni.

[caption id="attachment_197" align="alignleft" width="246"]"Io non credo al caso, ma alla volontà di Dio" "Io non credo al caso, ma alla volontà di Dio"[/caption]

-"Non ho mai creduto che si possa dividere gli uomini in due categorie. Gli angeli e i demoni. Siamo tutti medi peccatori"; Solo un assaggio dei magnifici dialoghi inseriti nel film per farci arrivare al meglio il messaggio del regista. Un uomo buono? No, non ha mai preteso di esserlo neppure lui stesso.Un uomo solo? Per ciò che era e per ciò che è diventato? Forse. "Mi creda, io so cos'è la solitudine; non è una gran bella cosa. Per il mio ruolo, per la mia storia, avrò conosciuto nella mia vita approssimativamente 300. 000 persone. Lei crede che questa folla oceanica mi abbia fatto sentire meno solo?". Un uomo giusto? Non necessariamente, un uomo che agiva per il giusto, o meglio per ciò che riteneva giusto. Chissà se in fondo qualcuno dopo il film riusicrà ad etrare nella testa di Andreotti, a vederci qualcosa più che un freddo stratega. Io ci ho vsto un uomo, lo ripeto, dal sublime ingegno, che si è tenuto stretto il suo amato potere perpetuando il male per circondarsi di bene. "La verità no; è la fine del mondo. E noi non possiamo consentire la fine del mondo per una cosa giusta. Abbiamo un mandato divino. Bisogna amare così tanto Dio per capire quanto sia necessario il male per avere il bene. Questo Dio lo sa. E lo so anch'io."

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