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martedì 28 maggio 2013

Politically correct: ma che vuol dire?

[banner size="468X60" align="aligncenter"]Oggi, cari i nostri lettori, parliamo di un tema che in qualche modo ci tocca personalmente. Noi del freaky times facciamo del nostro anticonformismo e della nostra ironia pungente un vanto: fin dalla presentazione del blog è stato così. Essere talvolta “politicamente scorretti“, come spesso si usa dire, è per noi un modo come un altro di distinguerci, nella forma e nei punti di vista adottati, dai maggiori quotidiani, blog e telegiornali italiani. Si è fatta molta polemica su ciò che è da considerarsi politicamente corretto e cosa scorretto, non ultima una argomentazione che ha coinvolto il blog “il post” e  il giornale “il foglio” in cui si discuteva sulla sensatezza di suddividere i modi di esprimersi dei vari media e delle varie personalità in queste due categorie. Coloro che criticano il perbenismo a tutti i costi, secondo quanto emerso negli articoli, sembrano essere gli stessi che lo dimostrano non appena si parla di determinate tematiche. Seguendo questo interessante ragionamento mi sorge spontaneo domandarmi: fino a che punto è possibile mantenere un profilo politicamente scorretto?

[caption id="" align="alignleft" width="260"]download (2) L'irriverente Luciana Littizzetto[/caption]

Inizialmente questa classificazione dei comportamenti fu ideata nei college americani di un certo prestigio pare, in cui gli studenti erano sanzionati duramente e definitivamente in caso di sgarro. Tuttavia i termini e le uscite per cui i ragazzi venivano perseguiti non andavano oltre gli insulti raziali o religiosi, oltre che le volgarità in genere. Per quanto tutti questi comportamenti possono essere considerati deplorevoli, e in un certo senso mi trovo d’accordo, la tipologia di politicamente scorretto a cui vogliamo riferirci stasera è la comicità e l’ironia. A mio parere, infatti, fino a quando per politicamente scorretto ci si riferisce a un linguaggio scurrile, esso non lo è a tutti gli effetti. Per far si che una affermazione sia politicamente scorretta il contenuto stesso del discorso deve esserlo nel suo senso. Un esempio non può che chiarire quanto voglio dire. Luciana Littizzetto, irriverente comica che è stata consacrata alla ribalta nazionale per il festival di Sanremo condotto con Fazio, è spesso considerata politicamente scorretta per ciò che dice nei suoi monologhi. Il motivo di questa classificazione tuttavia, riflettendoci,  non è dovuto al contenuto dei suoi interventi, quanto più che altro alla forma: è solita infatti usare espressioni volgari e colorite che la caratterizzano per la sua spontaneità. Il senso delle sue battute è in fin dei conti non del tutto politicamente scorretto poiché dice semplicemente ciò che la gente pensa e condivide e la conferma di questo è il clamoroso successo che ottiene oltre che la simpatia che ispira negli spettatori. Considerando che le battute che ultimamente l’hanno messa al centro dell’attenzione mediale sono state fatte a Sanremo, dove anche il bacio ironicissimo e di Benigni a Pippo Baudo ha fatto scandalizzare i critici per anni e anni , è comunque comprensibile che in tale contesto la Littizzetto sia risultata come unna pecora nera pur divertendo i più. Se di “politically incorrect” si può parlare si tratta di una versione molto soft dello stesso.

[caption id="" align="alignright" width="225"]download I Griffin alle prese con la morte[/caption]

Un tipo di ironia più che mai politicamente scorretta secondo il mio modo di vedere la questione è quella di South park, nota serie di animazione americana, della famiglia Griffin e per restare in patria dello zoo di 105. In questi programmi temi come il razzismo, le divergenze religiose e persino drammi come la malattia e la morte sono messe alla berlina e rese oggetto di ironia. Stando attenti a non premere troppo su tali problematiche, chiaramente mischiando ad altre situazioni comiche, gli autori dei Griffin sono persino riusciti a inserire delle scene con un  Hitler in versione ridicola al loro interno. Lo zoo di 105 addirittura fa degli scherzi telefonici in cui un finto malvivente dell’est europeo (imitato secondo i preconcetti che si hanno su chi viene da quelle parti) telefona a dei negozi di abbigliamento cinesi per chiedere vestiti di bassa qualità con cui far chiedere l’elemosina ai suoi figli, deridendo in questo modo anche i negozianti stranieri. Nonostante tutto ciò che è possibile imputare in indelicatezza, volgarità e pregiudizio a queste trasmissioni, esse fanno ridere, spesso ci fanno ridere, e d'altronde devono fare ridere qualcuno se continuano a essere trasmesse nonostante le critiche che piovono. L’opinione pubblica e la critica non possono che essere divisi su queste realtà. Esse dunque sono politicamente scorrette entro limiti accettabili nei confini dell’irriverenza o sono del tutto scandalose?

Personalmente ho sentito diverse opinioni a riguardo e le ritengo tutte valide. Mi è stato detto che fino a quando l’oggetto dell’ironia rimane la politica o l’ipocrisia della società in genere essa è accettabile, insomma fino a quando si mantengono nei confini della satira (questo è un po più lo stile dei Simpson), ma quando si fanno riferimenti a drammi o al razzismo il discorso cambia senza dubbio. A ciò, per quanto giusto, c’è forse da controbattere che nel momento in cui si trattano i suddetti temi “caldi” nelle serie già citate e si fa ironia intorno ad essi non sono questi ad essere presi in giro, ne tanto meno chi è interessato da essi, quanto la stessa ipocrisia della gente nel rapportarsi con essi. Se viene fatta ironia sulla morte, per esampio, non è realmente fatta sul suo dramma in quanto tale, quanto forse sul comportamento apparentemente rispettoso rispetto ad essa
download (1)in pubblico, che poi tuttavia si trasforma in indifferenza nel privato, per molti. In questo questo tipo di ironia può essere più che giustificato. Per quanto detto sullo zoo di 105 c’è chi ritiene che esso si spinga troppo oltre i limiti del razzismo. Anche a questa critica è possibile tuttavia ribattere nello specifico che esso ha due chiavi di lettura per chi lo ascolta alla radio: chi ha i pregiudizi come quelli perpetrati durante le dirette verso gli stranieri, essi risultano confermati e rendono oggetto di ironia il “diverso”; per quanto riguarda chi non ha pregiudizi di sorta, gli scherzi appariranno come una burla fine a se stessa, ironica nella sua assurdità e surrealità, nonostante non si farebbe mai del razzismo in quel modo.

Personalmente trovo sia per questo che, volenti o nolenti, almeno una volta nella nostra vita abbiamo riso per questo tipo di ironia “al limite” del politicamente scorretto in qualche modo giustificabile. Per lo stesso motivo trovo assai difficile giudicare dove stia questo limite se esso esiste. “La malizia sta negli occhi di chi guarda” ho spesso sentito dire senza crederci più di tanto: forse però una volta tanto mi trovo d’accordo con questo detto, poiché le parole, così come gli sketch ti una serie tv, non hanno sempre un senso in sé stesse, siamo noi a doverglielo dare in relazione al contesto in cui sono inserite e alla nostra personale sensibilità. Dovremmo forse cominciare ad imputare a noi stessi parte del problema? mah…




 

 

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