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venerdì 25 aprile 2014

Il futuro è il catenaccio?! Stavolta quello all'europea

Visti gli esiti dell’andata delle semifinali europee una domanda sorge spontanea qui al Freaky: forse che il buon vecchio gioco all’italiana da cui tanto stiamo fuggendo è la via più facile ora come ora alle vittoria in ambito continentale? Lo sappiamo, il catenaccio rende le partite noiose e poco spettacolari e questo non va certo giù al pubblico pagante che va allo stadio ma sembra essere il modo più efficace e usato anche dalle super potenze estere di fare punti  nei momenti più difficili ultimamente.

[caption id="attachment_556" align="alignright" width="263"]Tevez si schianta contro Artur Tevez si schianta contro Artur[/caption]

Passando in rassegna le ultime 4 partite di Champions ed Europa League è impossibile dire il contrario: Atletico Madrid-Chelsea ha visto gli uomini di Mourinho proporre quel buon vecchio difensivismo che l’ha sempre contraddistinto quando il gioco si faceva duro. Difesa più rocciosa che mai e centrocampo di interdizione con tanto di telespalla Bob-David Luiz alzato sulla linea di Lampard che non è più il cannoniere di un tempo. Il pareggio è tutto a vantggio dei blues che ora potranno far valere la legge dello Stanford Bridge, un terreno difficile per chiunque. Se il club di Abramovich è sempre stato il più italiano tra gli inglesi in senso negativo, dall’altra parte abbiamo visto i limiti dell’Atletico, che si propone come il più italiano tra gli spagnoli in positivo, con la sua tattica e la sua organizzazione di gioco. Real Madrid-Bayern Monaco è stata una partita all’insegna del difensivismo da parte degli spagnoli, i quali hanno lasciato senza grossi patemi d’animo il pallino del gioco ai bavaresi che tuttavia si sono fatti uccellare in contropiede come dei novellini qualsiasi: non certo il comportamento che ci si poteva attendere dai campioni in carica di tutto quello che c’è da vincere. Ad un occhio poco attento può sembrare che questo trend si sia fermato alla Champions League, in realtà anche alla Juve, impegnata ieri sera in Europa league con il Benfica è toccata la stessa sorte. I bianconeri, che una squadra italiana lo sono per davvero, vengono fregati da

[caption id="attachment_557" align="alignleft" width="286"]Mourinho piazza addirittura il pullman del Chelsea a difesa della propria porta Mourinho piazza addirittura il pullman del Chelsea a difesa della propria porta[/caption]

un gol al secondo minuto, causato da una svista su calcio d’angolo, per poi attaccare come disperati contro il muro difensivo arcigno dei portoghesi. Dopo un’intera partita di sforzi offensivi gli uomini di Conte hanno trovato il pareggio con Tevez, salvo poi essere trafitti da un’eurogol per il 2 a 1 finale. Che dire? Facendo la parte della grande in Europa League la Juve è sempre obbligata a fare gioco, ma essere affrontata in questo modo è qualcosa di cui non credevamo capace neanche il peggior Sassuolo. Siviglia-Valencia è forse l’unico match che si è savato dal difensivismo più noioso che si sia visto negli ultimi anni.

Certo, probabilmente le gare di ritorno stravolgeranno i punteggi dell’andata, tuttavia quello che ci auguriamo è di non vedere più il catenaccio in Europa. Se questo dovesse essere il trend che ci aspetta nei prossimi anni nelle coppe, con Borussia e Barca (per nominarne 2 che il gioco lo fanno eccome) fuori dai giochi gia ai quarti ci troveremo ad essere battuti con la nostra stessa moneta: i catenacciari però stavolta siete voi!

mercoledì 23 aprile 2014

OK Computer! (9/10)

Per tornare alla musica ci sembra doveroso spendere giusto qualche riga a descrivere ed elogiare una delle pietre miliari per il rock delle nuove generazioni, uno di quegli album che riesce a mantenere intatta la propria influenza anche dopo decenni. Ben 16 anni dopo eccoci qui a riportare alla mente Ok Computer, il terzo album dei Radiohead, che dal 21 Giugno 1997 possono tranquillamente essere considerati mostri sacri del rock. cope E chi se l'aspettava? Sono passati dodici anni da quando alcuni inquieti ragazzi all'Abindon School di Oxford decidono di metter su una rock band e chiamarla (senza grande inventiva) On a Friday, l'unico giorno in cui la band riusciva a provare insieme. In questi dodici anni gli "On a Friday" sono diventati adulti, hanno cambiato nome su richiesta dell'etichetta e cosa più importante hanno dato al mondo prova del loro talento prima con il discreto esordio di "Pablo Honey" (1993), e poi con le sonorità di "The Bends" (1995), album che dimostra le doti superlative con gli strumenti dei ragazzi di Oxford. Bene, dopo l'ottimo "The Bends", intelligente e riuscito tentativo di discostarsi dall'onda BritPop che sembrava l'unico modo per poter vendere in Gran Bretagna, era lecito aspettarsi una band che si sedesse sugli allori, che portasse avanti qualcosa di già sperimentato, che cavalcasse l'onda diciamo. Ed ecco invece il salto di qualità dei Radiohead; Ok Computer è sicuramente un disco pretenzioso, perchè Thom Yorke e soci hanno voluto assimilare sounds da praticamente qualsiasi registro musicale degli ultimi trent'anni che li abbia minimamente influenzati. Ciò nè fa nascere un disco eccezionale,si riescono a legare, disarticolare, negare, contrarre, sintetizzare stili e strutture che derivano da ogni angolo dell'universo rock (e Paranoid Android è l'emblema di tutto ciò). Folk, psyckedelhic eredità dei Pink Floyd, Punk, post-grunge e una spinta progressiva, il tutto sapientemente sintetizzato dall'onda elettronica; anche grazie alla collaborazione con il Radiohead n. 6, il produttore Nigel Godrich, che ci tiene sin da subito a trasformare la rock band in un gruppo di artisti maturi: cerca di limitare lo stridere confuso delle chitarre che caratterizzavano i primi due lavori e lascia spazio a dei giri si nitidi ma altrettanto devastanti.conc
I Radiohead hanno voluto dimostrare di essere bravi, di essere i migliori in circolazione con le chitarre, ma chissà se si aspettavano di entrare nella storia con questo disco. Eppure il disco non appare mai una celebrazione del rock e senza girarci troppo attorno, non lo è affatto. Ok Computer non è solo grande strumentalismo ma è anche una grande espressione culturale di Yorke, che in questo album ha regalato testi che alcuni hanno ben pensato di far studiare all'università. L'avversione dei Radiohead e di Yorke nei confronti di società moderna e informatica dominante era già stata captata nel passato della band però è solo questo mix tra la grande musica e la ricercata raffinatezza letteraria che riesce ad esprimere appieno, come solo i Nirvana erano riusciti a fare, la malinconia e la tristezza che la band vuole trasmettere: le tematiche affrontate sono esplicite, moderne e complesse. In un epoca dominata da valori ineffabili e inafferrabili Yorke ci si mostra come poeta moderno e ci mette disgustato di fronte alla nostra condizione di crescente conformismo, di spersonalizzazione individuale, di sogni artificiali e di conseguente, inevitabile, tristezza. Cerca addirittura una soluzione nella ballata romantica che è "Lucky", una soluzione tanto semplice quanto spesso snobbata come l'amore.

[caption id="attachment_552" align="alignright" width="184"]Yorke e il suo urlo Yorke e il suo urlo[/caption]

I temi attraversano la musica arrivano al cervello e al cuore, tutto ciò che esce da Ok Computer è molto "palpabile" ed altrettanto palpabile è l'atteggiamento con il quale i Radiohead provano a confrontarsi con tutta la malinconia che loro stessi descrivono. Non c'è grande speranza, nè grande prospettiva eppure la sublime bellezza della melodia suggerisce di essere un pò più forte, di prendere consapevolezza e di affrontare la fine, più che aspettarla.
E il pubblico? Appena dopo essersi conquistati l'affetto e l'approvazione in patria con "The Bends" (come già detto) un'immediata svolta visionaria della band è una forte scommessa commerciale, una delle prime sfide lanciate dai ragazzi di Oxford alle grandi etichette (l'apoteosi è l'uscita nel 2007 di "In Rainbows", acquistabile in formato digitale pagando quanto vuoi). E la scommessa viene vinta, oltre al grande impatto commerciale Ok Computer arriva in vetta alle maggiori classifiche europee e anno dopo anno l'influenza dell'album e della band si fa più leggendaria. Basta solo citare i Coldplay e i Muse per ringraziare sentitamente i Radiohead di averci regalato queste dodici perle in un decennio cupo e ricco d'angoscia.
Airbag.
Paranoid Android.
Subterranean Homesick Alien.
Exit Music (For a Film).
Let Down.
Karma Police.
Fitter Happier.
Electioneering.
Climbing Up the Walls.
No Surprises.
Lucky.
The Tourist.

http://www.youtube.com/watch?v=Oyixl_MqlDc

sabato 19 aprile 2014

Dallas Buyers Club (7/10) e McConaughey vs DiCaprio

Ora che è passato il giusto lasso di tempo dagli Oscar e gli appassionati più agguerriti hanno placato i loro bollenti spiriti il tema si può tranquillamente affrontare senza finire accoltellati: la statuetta per il miglior attore protagonista è andata a Matthew McConaughey e non al buon Leo DiCaprio. Tralasciando l’aspetto meramente polemico della faccenda cominciamo dicendo che forse The Wolf of Wall Street non è stata la performance più strabiliante di DiCaprio (per il metro di giudizio dell’academy) negli ultimi anni, anche se certamente eccelsa. Leo è probabilmente il migliore attore al momento e degli ultimi 10 anni, se solo si fosse presentato quest’anno alla cerimonia con il ruolo di protagonista in Il

[caption id="attachment_545" align="alignright" width="234"]McConaughey durante le riprese ha dovuto perdere 20 kg McConaughey durante le riprese ha dovuto perdere 20 kg[/caption]

Grande Gatsby, Shutter Island o Inception (per dirne 3 a caso) non avrebbe potuto non ricevere la statuetta tanto agognata. C’è un però ovviamente, e questo però è che dall’altra parte abbiamo un certo altro attore che ha sfoderato un’interpretazione magistrale in un film dalla forte carica emotiva, una caratteristica che ai critici salta sempre all’occhio: Matthew McConaughey. Una pellicola basata su una storia vera di sofferenza e di lotta contro una malattia e le case farmaceutiche: Dallas Buyers Club. Detto ciò non è così scandaloso che un film del genere abbia prevalso su una pellicola dove DiCaprio se l’è spassata dal primo all’ultimo minuto come se non ci fosse un domani. La vera domanda potrebbe essere: quanti hanno visto  anche il film vincitore della statuetta per poter effettuare il confronto?Sbrigata l’incombenza di pronunciarci sulla sfida tra grandi attori possiamo ora andare a parlare del film vero e proprio.

La pellicola, diretta da Jean-Marc Vallée, va a raccontarci la vita di Ron Woodroof (interpretato da McConaughey) , un selvaggio Cowboy Texano degli anni 80 il quale dopo aver vissuto in mezzo ad alcol e droga tutta la sua vita, privilegiando il sesso occasionale a una vera e propria relazione scopre di avere l’HIV, stravolgendo così il suo universo. Ron è tra i primi a contrarre il virus nella sua città ed essendo del tutto ignorante in materia medica pensa, come la maggior parte dei suoi concittadini in quegli anni, che la malattia si diffonda solo attraverso rapporti omosessuali: per questo motivo, essendo lui un eterosessuale omofobo pensa di essere stato vittima di un semplice errore di diagnosi e rinuncia a curarsi nei primi mesi. In seguito a un successivo ricovero, però,  si rende conto di aver realmente contratto il virus e soprattutto viene a conoscenza dell’impossibilità di ricevere cure realmente efficaci. In ospedale incontra inoltre Rayon (Jared Leto), un transgender anch’esso sieropositivo, il quale è stato inserito in un ristretto programma per il test clinico dell’AZT, un nuovo farmaco che si propone come cura dell’HIV. Il rapporto tra i due è inizialmente conflittuale a causa dei pregiudizi di Ron il quale comincia ad essere discriminato dai suoi stessi amici. Dopo aver assunto illegalmente l’AZT ed essersi accorto della sua inefficacia, il protagonista decide di viaggiare verso il Messico, dove il dottor Vass, un medico radiato dall’albo americano, gli farà conoscere una proteina che cura parzialmente il virus. Dopo aver contrabbandato negli USA un’ingente quantità della proteina Ron avrà però bisogno di Raylon per venderla alla comunità omosessuale della

[caption id="attachment_546" align="alignright" width="275"]Jared Leto interpreta il transgender Raylon Jared Leto interpreta il transgender Raylon[/caption]

città, a cui era sempre stato ostile: da qui comincerà un’amicizia intensa e duratura, che permetterà ai due di sopravvivere alla malattia. Da questo sodalizio nascerà poi il Dallas Buyers Club, ovvero il club privato i cui iscritti, per la modica cifra di 400 dollari, avranno diritto a ricevere le cure necessarie, se non a curarsi del tutto, a prolungare considerevolmente la propria vita. Presto il club si espanderà anche instaurando rapporti con paesi esteri e entrando più volte in conflitto con la polizia, la quale, difendendo i privilegi delle case farmaceutiche, cercherà di impedire il proliferare degli iscritti al club. Amicizia, passione, lotta e sofferenza: queste le parole cardine di un film che tocca il cuore ma anche la coscienza dello spettatore. Temi come l’omofobia e il potere smisurato delle case farmaceutiche sono mostrati con un realismo disarmante ma che non cade nei più banali sentimentalismi: forse il lato più bello del film.

mercoledì 16 aprile 2014

Che Mondiale sarà?

prot 2Accantoniamo immediatamente le questioni calcistiche rassicurando tutti sul fatto che sarà come sempre un grandissimo mondiale, con giocate gol ed emozioni destinate a fare la storia di questo sport, una storia che da sempre si scrive dentro gli stadi. Ma questioni ben più delicate sono quelle che il Brasile e i brasiliani stanno affrontando fuori dagli stadi; tra polemiche e tensioni, che hanno decisamente rovinato l'atmosfera popolare, e i ritardi nei cantieri, questa edizione si preannuncia ricca di spunti non calcistici per le testate giornalistiche. Col senno del poi un pò di rammarico per l'assegnazione di questa edizione del torneo al Brasile, probabilmente la Fifa ce l'ha, tanto che lo stesso vice-segretario Valcke rende pubblica la preoccupazione dell'istituzione ammettendo che "il mondiale in Brasile è una corsa contro il tempo, non solo per la fifa ma anche e soprattutto per il comitato organizzatore" senza troppa perifrasi.

[caption id="attachment_536" align="alignleft" width="284"]Valcke che si rifugia ormai nella preghiera Valcke che si rifugia ormai nella preghiera[/caption]

Sono solo 8 su 12 gli stadi scelti come sede che hanno completato i lavori. Nell'Itaquerao, a sud-est di San Paolo, il nuovo stadio non è ancora pronto e lo sarà al massimo entro fine Maggio. A Belo Horizonte, pochi giorni fa, per il maltempo è crollato parte della tettoia, che necessita ora di essere ricostruita andando ad aggiungere ulteriori costi.

[caption id="attachment_538" align="alignright" width="150"]I lavori all'Itaquerao I lavori all'Itaquerao[/caption]

Diversa e più allarmante la condizione dello stadio a Porto Alegre, dove lo stadio è ultimato ma manca la pavimentazione esterna e l'intera rete delle infrastrutture, nel senso che se volete andare a vedere qualche partita meglio possedere un elicottero. A Curitiba "è un miracolo se lo stadio sarà ultimato entro fine maggio", e la Fifa sta ripensando a cancellarla come sede. Ma gli stadi non sono il ritardo più preoccupante, infatti solo il 55% del lavoro programmato per l'adattamento aeroportuale è stato ultimato.

[caption id="attachment_537" align="alignleft" width="150"]I lavori a Curitiba I lavori a Curitiba[/caption]

A Confins, Cuiabà, Curitiba, Salvador, Porto Alegre e Fortaleza non ci sono ancora state le adeguate opere di modernizzazione e la soluzione è diventata adottare terminal temporanei, da smantellare alla fine dei mondiali, andando ad aggiungere ulteriori costi. Beh almeno per Fortaleza siamo sicuri che i lavori saranno terminati, entro fine 2016 ma saranno terminati, permettendo lo scalo per vedere i mondiali solo a dei clamorosi ritardatari.
8 morti nei cantieri, l'ultimo il 29 Marzo, sfruttamento di denaro pubblico e accuse di corruzione che piovono sul governo non aiutano a stabilizzare il paese che è anzi quotidianamente luogo di proteste che provocano periodiche manifestazioni di massa nelle piazze delle città più in vista. Il mondo se n'è accorto solo un anno fa a causa della violenza che tutti i giorni trasmettevano i reportage dei giornalisti andati lì a seguire la confederation ed durante il mondiale tali violenze, stando alla quantità di malcontento, possono solo essere peggiori.

[caption id="attachment_539" align="alignleft" width="299"]I motivi dei cittadini I motivi dei cittadini[/caption]

Nel 2007, al momento dell'assegnazione, nessuno avrebbe pensato ad un Brasile (la casa del calcio) scontento per un mondiale eppure a oggi, dopo morti bianche, aumenti nella vita pubblica e soprattutto bilanci svelati, addirittura il 52% dei brasiliani presi in considerazione dall'indagine della Datafolha si dichiara scontento di questo mondiale (nel 2007 la percentuale era 79 e prima della confederation 65), con il 20% di indecisi e la restante parte quindi favorevole. Insomma la gente si è convinta di quello che i manifestanti urlano per le piazze: la crescita si è fermata causa crisi, e in più arriva un nuovo padrone chiamato Fifa, che ci succhierà via anche il poco che ci era rimasto. La Fifa, mai colpevole di nulla, ha dichiarato che nemmeno un dollaro del denaro pubblico sarà speso...e poi tutti gù a ridere. 1 miliardo è ciò che la Fifa ha stanziato per ora al Brasile a fronte dei 14 miliardi di dollari spesi ad oggi dal governo. Ecco il perchè di tanta tensione e di tanta ostilità, il paese si chiede se quei soldi non avrebbero fatto più comodo alle strutture scolastiche o sanitarie, e alcuni se lo chiedono morendo di fame. Insomma, bisogna ammettere che i dubbi dei cittadini brasiliani sono quantomeno logici, se la crescita economica del paese ha subito un arresto tanto rapida quanto inaspettata, che senso ha spendere? La risposta del governo è altrettanto logica, ma molto più scontata; ma cosa dite? ragazzi non stiamo spendendo stiamo investendo. Il ministro dello sport Aldo Rebelo, per cercare di limitare i danni delle idee dei manifestanti ha difeso strenuamente l'evento, ricordando come sia una straordinaria opportunità di lavoro temporaneo per i cittadini. Il mondiale inoltre farà capire al Brasile l'importanza del settore turistico, risvegliando la voglia di rafforzare questo settore. Questa piccola campagna di sensibilizzazione di Rebelo si conlude rendendo pubblici alcuni studi che assicurano che i mondiali inietteranno nell'economia brasiliana 45mld di dollari "andando a risolver anche problemi strutturali e secolari del paese". Parole forti e previsione ottimistiche, ecco il punto di vista del governo.

[caption id="attachment_540" align="alignleft" width="275"]Aldo Rebelo detto "Il convincente" Aldo Rebelo detto "Il convincente"[/caption]

Senza sembrare troppo arroganti spero sia chiara a tutti l'arretratezza sociale di questo paese, che, per colpa del caso, si trova ad ospitare un mondiale nel momento di evoluzione sociale forse meno opportuno ad affrontare un mondiale; il momento in cui, dopo lo stop del boom economico, subentra la consapevolezza popolare dei propri mezzi, la consapevolezza popolare della propria dimensione, un periodo in cui si tende tutti a tirare la cinghia, e se la tirano tutti tranne lo stato è chiaro che qualche perplessità ti viene.
A parte tutto ciò, il mondiale si farà al 100% che piaccia o meno, e al 100% sarà il mondiale più ricco di polemiche e cronaca di sempre.

sabato 12 aprile 2014

Sfide di bevute e citazioni letterarie con nomination

Negli ultimi tempi sul social network Facebook abbiamo assistito all’invasione delle bacheche ad opera di 2 tendenze soprattutto giovanili: innanzitutto le così dette neknominations, ovvero i video in cui i ragazzi si sfidano a bere “alla russa” una birra o un alcolico qualsiasi per poi sfidare altri tre amici a farlo a loro volta entro 24 ore.

[caption id="attachment_527" align="alignright" width="263"]un giovine partecipa alla sfida un giovine partecipa alla sfida[/caption]

Recentemente a questa moda si è aggiunta anche quella, nata come “risposta intellettuale” alla prima, di sfidarsi a fare una citazione letteraria con le stesse regole. Il fatto che questi baldi bevitori e parolieri continuassero a sfidarsi tra loro in modo virale ha fatto si che questa tendenza si sia diffusa in tutta la penisola e addirittura all’estero.

Per la verità la tendenza a sfidarsi in vere e proprie “gare di bevute” non l’abbiamo certo inventata noi: e chi se non quei mattacchioni degli americani poteva avere un’illuminazione simile? I TG di tutte le reti italiane si sono affrettati a lanciare “l’allarme alcolismo giovanile” facendosi spaventare dalle immagini postate su youtube dei classici imagesuniversitari americani che si ammazzano a suon di beer pong, cappelli porta-lattine di birra e imbuti per bere. A nessuno è venuto in mente che i quattro ragazzini che nel nostro paese hanno bevuto un bicchierino di birra e si sono ripresi col cellulare giusto per farsi vedere dagli amici  non rischiano niente (se non di essere sfottuti a vita). Un coma etilico per un bicchiere di birra deve ancora vedersi e, come sempre, quello che si è voluto ignorare è piuttosto la tendenza all’omologazione che è sempre più diffusa. Pur di  farsi vedere mentre bevevano dell’alcol i ragazzini e soprattutto le ragazzine non hanno esitato un secondo a scolarsi una birra per imitazione, anche se in alcuni casi era evidente che fosse la prima volta o se proprio la seconda della loro vita.  E qui non può che tornarci alla mente il nostro vecchio articolo sul tema Conformismo e tendenze giovanili

Al contempo, come abbiamo detto, si è sviluppato anche la variante letteraria del gioco e questo ha attirato un target di ragazzi diverso dal primo: giovani che prima si rifiutavano di bere e mostrarsi online ora affollano le proprie bacheche di post dove citano gli autori più disparati. Oltre che apprezzare l’idea di tutto rispetto di chi ha scelto di spostarsi sulla cultura, facendo una scelta quasi di marketing al fine di raggiungere una popolazione diversa mi sorge un dubbio: perché sembrano non esistere ragazzi che hanno le bevute e la lettura tra le loro abitudini serali? Al di là del luogo comune del bere alcol come

[caption id="attachment_529" align="alignright" width="259"]Baudelaire dopo aver "fatto brutto" coi suoi amici Baudelaire dopo aver "fatto brutto" coi suoi amici[/caption]

passatempo principe per persone ignoranti e rudi e del leggere come divertimento riservato solo ai classici quattrocchi topi di biblioteca le cose stanno davvero così?

Eppure Baudelaire e i suoi amici si ammazzavano di assenzio!

 

 

giovedì 10 aprile 2014

Her (7/10)

Per tornare a parlare di cinema si è scelto di commentare un'altra delle pellicole protagoniste alla notte degli oscar 2014, Her infatti oltre alle 5 nomination, si è guadagnatto la statuetta alla miglior sceneggiatura originale, andata a Spike Jonze che è anche il regista del film. Her è l'ultimo film interpretato, anche questo in maniera magistrale, da Joaquin Phoenix che annunciò pubblicamente, con il documentario "Io sono qui", il suo addio al cinema per darsi ad una carriera da attore teatrale.

[caption id="attachment_523" align="alignleft" width="300"]Joaquin Phoenix per l ultima volta al cinema Joaquin Phoenix per l ultima volta al cinema[/caption]

Her è un film ambientato in un futuro prossimo, e la cornice di fantascienza che Spike Jonze scieglie è particolarmente suggestiva; gli uomini proseguiranno in questo sviluppo tecnologico di sistemi operativi personali fino al puntoi in cui i "pronipoti" degli i-phone saranno in pratica sistemi operativi estremamente intelligenti, che creano un immensa interconnessione virtuale tra loro ma che comunque mantengono la funzione di servire e migliorare la quotidianità delle persone, comunicando attraverso un auricolare. Ed è proprio con le persone che questi sistemi operativi riescono ad instaurare relazioni straordinariamente complesse e intrecciate, arrivando addirittura ad un coinvolgimento sentimentale, sensazione strana e nuova anche per l'OS. Theodore, il protagonista, lavora per un'azienda che produce questi OS, ma da un pò di tempo, dopo la separazione dalla moglie, è piombato in una difficile situazione esistenziale, non riuscendo mai ad accettare la sua solitudine tanto da voler sempre rimandare il momento delle firme per le carte del divorzio in eterno. Dopo l'aquisto dell'OS (con la voce di Scarlett Johansson nella versione originale) Theodore riesce quasi a reinstaurare un rapporto di amicizia sincera con qualcuno dopo molto tempo (anche se è una macchina), tornando pian piano a riaquistare una serenità che sembrava irrecuperabile. Anche Theodore si accorge che questi nuovi OS vanno ben oltre delle semplici macchine, la loro intelligenza artificiale è inquietantemente simile a quella umana, capace di fare ragionamenti, associazioni e trarre conclusioni da essi. Il rapporto si fa complesso, molto simile a quello che hanno 2 innamorati, fino a quando né Theodore nè Samantha (il nome dell'OS) riescono più a nascondere i propri sentimenti.

Nonostante parte della società veda ancora come qualcosa di strano e innaturale i rapporti sentimentali tra umani e OS, Theodore è una persona finalmente realizzata e sicura di sè, questo soprattutto grazie al sostegno e all'aiuto di Samantha che permette a Theodore di trovare il coraggio per firmare le carte del divorzio. Samantha è infelice di non dare soddisfazioni fisiche a Theodore e Spike Jonze con un piccolo lampo di genio visionario, arriva a immaginare che esistano delle affitta-corpo per OS, felici di far parte di una relazione del genere e offrendo il loro corpo per un coinvolgimento fisico. Ma al momento della verità questo non funziona e Theodore caccia la ragazza rovinando tutto. La relazione prosegue tra alti e bassi ma soprattutto è segnata dalle scoperte che Samantha fa su sè stessa e sulla sua esistenza molto più complessa di quanto lei si aspettasse.

[caption id="attachment_522" align="alignright" width="300"]Una scena del film Una scena del film[/caption]

Theodore scopre che Samantha è un'OS che, oltre alla perpetua interconnessione con altri milioni di OS con cui comunica, è al servizio di più di 8000 individui umani e con 600 di questi ha anche iniziato una relazione sentimentale, ma ciò non muta l'amore che sente per Theodore. La relazione prende una piega strana fino a quando Samantha non comunica a Theodore una decisione comune degli OS, di ritirarsi dai rapporti con gli umani per risolvere appieno i loro dubbi esistenziali.

Un melodramma di fantascienza sicuramente pretenzioso ma che grazie ad una scieneggiatura ordinata, completa e originale riesce a non risultare mai forzato. Spike Jonze tralascia di approfondire il perchè o il per come dell'evoluzione delle macchine o del progresso tecnologico, ma le usa per parlare di un sentimento universale, l'amore, portato al di là di una concezione attuale, come se volesse spiegarci l'amore del futuro (il dcumentario del film è intitolato Her-Love in the Modern Age). Il modo in cui questi OS riempiono il vuoto nelle persone è qualcosa di cui nessun essere umano sarebbe capace e ciò potrebbe portare ad un sacco di riflessioni individuali alle quali forse Jonze vuole indirettamente metterci di fronte.

[caption id="attachment_524" align="alignleft" width="269"]Il trionfante Spike Jonze Il trionfante Spike Jonze[/caption]

Ed infine la fine di un amore, l'esigenza di voltare pagina e andare avanti anche per gli OS,  proprio come era stato per Theodore pochi mesi prima ora riabbandonato a sè stesso ma con una consapevolezza diversa nei propri mezzi; ciò ci mostra per una volta una certa fiducia ottimistica nei confronti della tecnologia, spesso demonizzata e vista nemica dell'uomo nelle pellicole di fantascienza, perché in Her un sistema operativo ultraintelligente riesce, in qualche modo, non solo ad aiutare le persone nella loro quotidianità ma anche a migliorarle sul piano esistenziale.

 

sabato 5 aprile 2014

20 anni senza Kurt

Oggi, cari Freakettoni, è il ventennale della scomparsa di Kurt Cobain, indimenticato leader dei Nirvana. Nonostante la band al momento della morte avesse all’attivo solo 5 anni di attività e appena 3 album, questi sono bastati per catapultarla nella leggenda insieme a pochissime altre. Capolavori quali About  Girl e Polly, insieme a veri e propri inni rock come Smells Like Teen Spirit e Lithium  ancora riecheggiano nelle orecchie dei fan di tutto il mondo mentre emergono novità sula morte di Kurt. La polizia di Seattle, città in cui il downloadfrontman visse e morì, ha recentemente reso disponibili al pubblico delle foto relative alla scena del ritrovamento del suo cadavere in cui possiamo vedere gli oggetti che lo accompagnarono negli ultimi istanti di vita (nella foto a lato). La lettera che lasciò il 27enne chitarrista era semplice ma piena di disagio e sofferenza: aveva cercato il successo per tutta la vita, pur sostenendo sempre il contrario, e una volta che lo aveva raggiunto era arivato ad odiarlo e rifiutarlo.

Il peggior crimine che mi possa venire in mente è quello di fingere e far credere che io mi stia divertendo al 100%. A volte mi sento come se dovessi timbrare il cartellino ogni volta che salgo sul palco. Ho provato tutto quello che è in mio potere per apprezzare questo (e l'apprezzo, Dio mi sia testimone che l'apprezzo, ma non è abbastanza”

[caption id="attachment_516" align="alignleft" width="274"]una delle foto diffuse dalla polizia di Seattle una delle foto diffuse dalla polizia di Seattle[/caption]

Più che il drammatico suicidio con cui ha posto fine alla sua vita a noi piace ricordare ciò che di grande ci ha lasciato Cobain: la sua musica. Probabilmente dopo la fine dei Nirvana non si è più visto quel mix di rabbia e malinconia che la sua voce roca ma anche morbida sapeva suscitare e mai più si vedrà. Ci hanno provato in tanto a raccontare la sua fine in diversi modi: su tutti il regista Gus Van San con il suo Last Days. I Blink 182 lo citano in Adam’s Song, i Red Hot Chili Peppers in Tearjerker, Tarantino voleva farlo partecipare come attore a Pulp Fiction: chi altro ha saputo divenire una figura così solida e conosciuta nella cultura mediatica di tutto il mondo in così poco tempo? Probabilmente tutti i menbri del “club 27” direbbe qualcuno. Si, quel gruppo di artisti morti all’età di 27 anni e trasformatisi in leggende della musica imediatamente, probabilmente senza nemmeno rendersene conto: Jimi Handrix, Jim Morrison, Janis Joplin e Brian Jones su tutti. E perché non James Dean? 3 film all’attivo per James come i 3 album di Kurt…certo l’età della scomparsa era un’altra ma poco importa: la ribellione verso il sistema testimoniata da questi due miti è ancora tangibile a 59 e 20 anni dalle morti.images

Paragoni del genere non bastano comunque a rendere il vuoto lasciato dal genio musicale di Cobain nel mondo del rock. Spesso Kurt indossava una maglietta nera con scritto “Grunge is Dead”ovvero “il Grunge è morto” riferendosi così al genere che lui stesso suonava, io credo che la sua scomparsa sia avvenuta inveca proprio il 5 Aprile 1994 in contemporanea con la morte del suo interprete più forte e rappresentativo.

Nel frattempo, solo quest’anno, la marca di birra  Bavaria ha lanciato uno spot in cui si vede Kurt (insieme a Elvis, Marilyne Monroe,  John Lennon, Tupac e Bruce Lee) che vive su un’ isola deserta prendendo il sole e bevendo della buona birra e inoltre Paul McCartney ha vinto il grammy come “best song” per la collaborazione con gli altri 2 ex Nirvana (Cut me some slack, ascoltala QUI)…tuto sommato…è come se Kurt non fosse mai morto.

mercoledì 2 aprile 2014

Siete Insostenibili

Nel 1972 Donella e Dennis Meadows, Jorgen Randers e Will Beherens, ricercatori al Massachuttes Institute of Technology, pubblicano un rapporto su un libro, commissionatoli dal Club di Roma, riguardante i limiti dello sviluppo. Il Club di Roma, un associazione no-profit di scienziati ed economisti, è stato tra i primi a porsi il problema della sostenibilità della crescita della nostra specie. Il "Rapporto sui limiti dello sviluppo" scosse il mondo poiché le sue previsioni mettevano l'umanità di fronte ad un problema che oggi risulta un ovvietà. Il rapporto è basato su delle proiezioni ottenute dal computer World3 e mostrava le avveniristiche conseguenze dello sfruttamento dell'ambiente. Il nostro sviluppo, dalle fasi più semplici a quelle più complesse, è per intero realizzabile solo grazie al nostro ambiente, il nostro eco-sistema, che rifornisce la nostra specie di risorse naturali (come acqua e alimentazione), ossigeno ed energia vitale, per non parlare delle maestose bellezze paesaggistiche dalle coste alle montagne. Il fatto è che l'uomo,sin dagli albori della sua evoluzione, ha questa straordinaria capacità di plasmare l'ambiente che lo circonda per rispondere alle sue necessità. Da questa capacità abbiamo ricavato benessere, dal benessere deriva un incremento di popolazione, e dall'incremento di popolazione deriva un bisogno maggiore di risorse. A noi sembra ovvio ma ciò che si sottolinea nel 1972 evidentemente non era ovvio a nessuno. La Terra non è infinita, non può darci risorse per sempre e non può smaltire per molto tempo ancora i nostri rifiuti. Si prevedeva che se il tasso di sfruttamento fosse rimasto inalterato il pianeta avrebbe esaurito le sue potenzialità nei cento anni seguenti e che la conseguenza più banale a ciò fosse un declino tanto rapido quanto incontrollabile.

[caption id="attachment_507" align="alignright" width="277"]Alcuni esempi di risorse rinnovabili Alcuni esempi di risorse rinnovabili[/caption]

Inutile dire che ci furono scetticismi; anche tra gli scienziati più autorevoli questo sembrava un problema superabile e di piccola portata, visto che secondo loro il progresso tecnologico-scientifico avrebbe trovato soluzioni che sopperissero alla diminuzione delle risorse. "L'umanità ha la possibilità di rendere sostenibile lo sviluppo,cioè di far si che esso soddisfi i bisogni dell'attuale generazione senza compromettere la capacità delle generazione future ai loro." diceva Brundtland nel 1987. Già allora si preoccupavano di dare ai propri figli un bel mondo nel quale vivere. Vabbè ci hanno provato, viene da dire. Comunque sia, la sostenibilità quindi non è più solo un punto da raggiungere ma è qualcosa che si deve evolvere di pari passo con noi, è un processo continuo che deve partire da un atteggiamento intergenerazionale volto alla salvaguardia del sistema.
Sfortunatamente questo è l'unico caso in cui il progresso tecnologico-scientifico non è stato all'altezza della situazione, non perché non si siano trovate soluzioni adeguate, anzi le proposte ci sono, ma semplicemente perché non è la scienza a governare la nostra economia. schLa scienza ha individuato il problema ma in un mondo organizzato alla nostra maniera, con i capitalisti su in cima, è chiaro che deve essere chi governa (politica e soprattutto multinazionali) a garantire un equilibrio totale tra economia, società e ambiente.
Magari qualcuno crede ancora che questi siano problemi che la nostra specie dovrà affrontare tra 5 o se va male 4 generazioni, ma la realtà è un'altra. Basta fare pochi ma efficaci esempi per dare un'idea delle dimensioni della cosa. L'ormai noto Rapporto sui limiti dello sviluppo disse che nel 2000 il 25% delle risorse di petrolio si sarebbero esaurite. Stando alle riserve scoperte i calcoli dicono che a oggi abbiamo già sciupato il 46% del nostro petrolio e che al ritmo di sviluppo attuale tra 40 anni dovremmo dire addio all'amato oro nero, 40 anni senza calcolare il tasso di crescita della domanda, che si aggira per ora al 2% annuo. State pensando ad una macchina a metano eh? Idioti prima o poi finirà anche quello!
petrPer non parlare di ciò che negli ultimi 150 anni sta succedendo alla fauna del nostro pianeta. Le estinzioni delle specie sono fenomeni biologici lentissimi in un sistema equilibrato eppure dalla rivoluzione industriale in poi la pressione dell'uomo ha portato ad una media di 30000 specie estinte all'anno e un tasso di mortalità che tende solo ad aumentare; tanto che si è previsto che nei prossimi 10 anni il numero di specie estinte si potrebbe paragonare a quello registrato nella quinta ed ultima estinzione di massa, 65 milioni di anni fa (quella dei dinosauri). Cioè l'ultima catastrofe di tale portata risale a 65 milioni di anni fa, potremmo addirittura andarne fieri se non stessimo parlando della distruzione del pianeta.
Una canzone dei Muse del 2012, la penultima traccia di The 2nd Law, Unsustainble, sintetizza tutto ciò in maniera inquietante e catastrofista. Nel videoclip una giornalista ci fa capire come la seconda legge della termodinamica sia incontrovertibile ed un robot, come venuto dal futuro, ci mette di fronte alla pochezza dell'umanità, sbattendoci in faccia la dura verità; "Siete insostenibili". L'ambiente in cui viviamo, il sistema solare, è un sistema isolato e la nostra specie si è erroneamente evoluta nell'illusione che un sistema del genere potesse sostenere una crescita infinita. I processi tecnologici fanno si che la disponibilità di energia diminuisca, l'energia la sfruttiamo, la disperdiamo e non siamo in grado di crearne di nuova; le leggi della termodinamica porranno sempre dei limiti all'innovazione e al progresso, se il sistema è isolato. Andiamo, pianeta Terra, volete davvero dar ragione ai Muse? Ci sarà una via d'uscita.

[caption id="attachment_510" align="alignleft" width="288"]Il Robot di Unsustainble Il Robot di Unsustainble[/caption]

Magari a qualcuno ancora è sfuggito ma esaurimento delle risorse vuol dire esaurimento della specie. Ma com'è possibile che proprio noi, gli uomini, per quanto ne sappiamo la specie più evoluta dell'universo, siamo così vicini ad autodistruggersi? Che ce ne facciamo di tutta quest'intelligenza, di tutto questo benessere, di tutta quest'evoluzione, se non siamo neppure capaci di garantirci una sopravvivenza al nostro sistema? Siamo come dei banalissimi dinosauri che se non era per noi non si sarebbe mai cagato nessuno! Io non voglio che la mia specie faccia la fine di quei banalissimi dinosauri! Abbiamo il problema in tasca da quarant'anni e a me sembra che nessuno voglia fare il primo passo verso una soluzione razionale. Andando avanti così ci ritroveremo a dover affrontare il problema appena prima del tracollo, in una fretta che potrebbe condurci al caos, come un ragazzino che aspetta l'ultimo giorno delle vacanze per fare i compiti estivi. Anzi la smetto anch'io di usare il futuro, siamo già come un ragazzino che deve fare i compiti l'ultimo giorno di vacanze, ecco dov'è arrivata per ora l'evoluzione.