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giovedì 6 giugno 2013

Crisi e consumismo esagerato

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[caption id="" align="alignleft" width="254"]download (2) L'Ipad, il tablet apple a cui molti non sanno resistere nonostante il prezzo[/caption]

Mi trovo spesso a riflettere sul mondo e su questa crisi di cui si fa tanto parlare ormai dal 2007. Il lavoro è diminuito, nulla da dire a proposito, gira molto meno denaro rispetto sette anni fa, anche questo è vero, ma soprattutto lo stato negli ultimi anni ha chiesto un aumento dei sacrifici dei contribuenti attraverso la maggiore tassazione di IMU e
compagnia bella. Questi drammatici effetti sono davanti ai nostri occhi tutti i giorni, tuttavia mi viene spontanea una semplicissima riflessione: possiamo davvero parlare di crisi in un paese in cui salvo casi estremi di miseria e ristrettezze economiche, per quanto gravi siano, il resto della popolazione da segni di chiara prosperità per altri versi?

Una semplice osservazione che mi capita di fare è il conteggio degli iPhone, che siano 4 o 5 non importa (in pratica i 2 modelli di cellulari più recenti della apple per i più ignoranti), in cui mi imbatto passeggiando per il centro di una qualsiasi città.  Telefoni del costo medio di 600 euro (approssimando ampiamente per difetto) sono probabilmente i modelli più diffusi ora come ora nel nostro paese: è un fatto. Chi non vuole eccedere nell’acquisto di un gioiellino del genere sembra invece preferire le valide alternative offerte dalla Samsung coi suoi S3 o S4 GT, che comunque sotto i 400 euro non scendono in quanto a costi. C’è da dire che i telefoni in questione non sono, se non in rari casi, acquistati direttamente, quanto piuttosto tramite rate o finanziamento, in modo di spalmarne il pagamento in più tempo o di ricevere un anticipo, tuttavia saperli una spesa così diffusa, e dunque ritenuta necessaria dagli italiani, fa riflettere molto. Possiamo realmente dirci in mezzo a una crisi simile dal momento che continuiamo a permetterci lussi del genere? La crisi in sé in quanto peggioramento della situazione economica, testimoniato dalla diminuzione del PIL, è innegabile, ma personalmente credo siano le nostre abitudini nelle spese a renderla peggiore di quello che è, oltre che ovviamente ai media che ribadiscono in continuazione la sua esistenza (come se un fenomeno così eclatante potesse passare altrimenti inosservato).

[caption id="attachment_326" align="alignright" width="266"]images l'attesa presentazione del samsung galaxy s4[/caption]

La tecnologia in modo particolare sembra ossessionarci a livelli incredibili. Comperiamo cellulari, come si è detto, come se piovesse, acquistiamo tablet per poter eseguire le stesse azioni (non si parla ovviamente di chiamate e messaggi che sono passati in secondo piano da anni ormai) a dimensioni più confortevoli e infine ci riempiamo di computer,  che in fin dei conti finiamo per usare unicamente per internet e i social network su tutti. Tre apparecchi per poter svolgere le stesse funzioni (a parte appunto quelle di telefonia dimenticate) trovano terreno fertile in ogni fascia di reddito e ceto sociale. Questa osservazione mi fa ipotizzare due dati:

  • Uno è che, essendo il costo delle apparecchiature solitamente esorbitante, le fasce di reddito più basse finiscano sostanzialmente per togliersi il pane di bocca pur di comprarsele.

  • Il secondo è che, essendosi diffuse tra individui che fanno i mestieri più disparati, non possano essere utilizzati da tutti allo stesso modo. Se infatti sono pronto a credere che, per un professionista o un professore universitario, avere un tablet o un cellulare con la posta elettronica integrata e la relativa connessione internet veloce possa essere molto utile, allo stesso modo vedo l’utilizzo degli stessi dispositivi da parte di determinate altre professioni sostanzialmente come inutile. È chiaro che l’acquisto da parte di chi non li utilizza per lavoro è destinato allo svago e che dunque non costituisca teoricamente una necessità primaria.


La somma di queste due osservazioni mi porta a pensare quanto spesso persone che di tale tecnologia non hanno necessità, e che guarda caso talvolta sono proprio coloro che svolgono i mestieri più “umili”, come sono forse irrispettosamente chiamati, e risentono maggiormente della crisi in atto,  l’acquistino per futili motivi. Sostanzialmente il paradosso è che coloro che faticano maggiormente ad arrivare alla fine del mese, ma decidono comunque di comprare computer, tablet o cellulare che sia, sono quelli che ne avrebbero meno bisogno.

La mia ipotesi è che tali oggetti siano diventati una sorta di “status symbol” di agiatezza economica di cui però nessuno vuole privarsi. In altre parole è come se, in termini automobilistici, tutti volessero comperarsi una Mercedes per far vedere quanto sono ricchi: il risultato sarebbe che chi può realmente permettersela continuerà la sua vita ai soliti standard, mentre chi in circostanze normali acquisterebbe una Fiat finirà a fare la fame e ad abitarci dentro questa sudata Mercedes per cui ha speso i risparmi di una vita. La situazione oltre che assurda sembra drammatica vista sotto questo punto di vista, tuttavia è la stessa che vivono milioni di persone (ovviamente molto amplificate
nell’esempio).

Anche in questo caso sembra (come per il conformismo di cui si è parlato venerdì scorso) che il voler essere come o meglio degli altri, condizioni il consumismo fuori misura diffusosi negli ultimi tempi. C’è chi dice che i consumi sono positivi in ogni caso, perché aiutano la ripresa dell’economia in difficoltà, io dico che, prima di tutto, l’economia per milioni di persone si riprenderebbe un minimo se, al contrario, si contenessero determinati consumi inutili.

 

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