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martedì 23 aprile 2013

Crazy in Alabama (5,5/10)

Si torna ad offrire recensioni cinematografiche qui al freaky times ed oggi si parla di una simpatica commedia divisa tra humor nero e tensioni sociali. Crazy in Alabama (Pazzi in Alabama), del 1999, è la commedia d'esordio alla regia di Antonio Banderas, di cui tutti oggi riconoscono il talento per il suo lavoro migliore, le pubblicità della mulino bianco. Sempre considerato un buon attore Banderas non risulta niente male anche nei panni di director anche se non eccede in nessuna qualità particolare riducendo il film a quasi privo di stile. Il soggetto è tratto da un romanzo di Mark Childress (Crazy in Alabama tradotto in italiano "Estate di follia"), autore anche della sceneggiatura.

[caption id="attachment_147" align="alignright" width="150"]La Griffith nei panni di Lucille e Banderas sul set La Griffith nei panni di Lucille e Banderas sul set[/caption]

La star è Melanie Griffith che, tre anni dopo il matrimonio con Banderas, si è affezionata a questa sceneggiatura e con la sua caparbietà è riuscita a mettere pressione su Meir Teper, produttore per la Columbia films, e a fargli scegliere come regista il suo maritino; il ruolo infatti era destinato a Danny De Vito che avrebbe scelto nel cast per il ruolo di Lucille la sedicente Sharon Stone, tra l'altro vecchia fiamma di mister Morton. Nel cast anche David Morse, famoso per essere il tenente antagonista del noto Dottor House, e Rod Steiger, un protagonista nel cinema degli anni 50. Ed è proprio al cinema degli anni 50 che lo stile cinematografico adottato da Banderas sembra richiamare.

1965, Alabama. La provocante Lucille racconta ai parenti, fratelli e nipoti, di aver ucciso il marito, un uomo che da sempre la maltrattava e la opprimeva, e che ora, finalmente libera, è pronta per raggiungere la propria realizzazione, diventare un'attrice a Hollywood. Solo al suo affezionato nipotino Peejoe rivela di aver anche decapitato lo zio e che la sua testa se la porterà con lei, alla volta della California. Lasciando i suoi sei figli dal fratello Dove comincia la sua esperienza da fuggitiva criminale non priva di complicazioni; compra una cappelliera dove custodire la testa di suo marito, che intanto comincia a dialogare con lei assillandola proprio come faceva prima di essere staccata dal resto del corpo, e poi è costretta a minacciare un barista con la pistola per rubargli l'auto. Il protagonista passivo del film è comunque il giovane Peejoe (Lucas Black), ragazzino praticamente innamorato dello spirito della zia che arriverà alla maturazione grazie a tutti gli insegnamenti che gli porteranno le sue esperienze. Nella cittadina dell'Alabama è tempo di tensione politica e sociale, gli echi delle parole e delle idee del reverendo Martin Luther King sono infatti arrivate anche qui e la comunità nera è decisa a prendersi i diritti che le spettano. Il crudele sceriffo Doggett, che sembra avercela con Peejoe e con la sua famiglia visto che non forniscono nessun indizio per catturare zia Lucille, è però deciso a far si che i negri restino solo negri e ad ogni occasione reprime i loro entusiasmi. In un eccesso di foga però, uccide un ragazzino nero, tirandolo giù da una rete che stava scavalcando per scappare. Nessuno però si sogna di accusare uno sceriffo, nessuno se non Peejoe, unico testimone oculare del fatto. La trama va avanti seguendo di pari passo la storia di Peejoe e quella di Lucille, che dopo esser stata catturata in Nevada seduce la guardia gli sfila le chiavi, lo ammanetta e riparte inseguendo i suoi sogni. Arriva ad Hollywood e viene subito catapultata in un mondo non suo, ricco di arpie e insidie, ma nel quale comunque dimostra di saper stare. La sua predisposizione all'appeal e alla recitazione le permettono anche di ottenere un discreto successo, ma l'accusa dell'omicidio continua a perseguitarla. Intanto in Alabama Peejoe diventa famoso, tutta l'America viene a sapere degli episodi razzisti accaduti e tutta l'America vede in ciò l'emblema della situazione, riconoscendo nel ragazzo il volto della ribellione e del cambiamento. Persino Martin Luther King in persona decide di recarsi nello sperduto paesino e conosce Peejoe. Lucille, capendo i rischi che sta correndo e soprattutto perché non ne può più delle pressioni che le vengono fatte dalla testa del marito, decide di liberarsene ma proprio sul più bello due poliziotti la intercettano. Viene trasferita in Alabama, per il compiacimento dello sceriffo, dove verrà processata, accusata e imputata colpevole di omicidio di primo grado. La sua pena è però mite, data la sua lampante instabilità emotiva il giudice decide che Lucille debba sostenere per 5 anni cure psichiatriche. Durante il processo Peejoe, completamente fuori luogo, accusa per la prima volta pubblicamente Doggett del tanto discusso omicidio del giovane Jackson e il giudice quindi fa arrestare anche lo sceriffo.

[caption id="attachment_148" align="alignleft" width="150"]La locandina del film La locandina del film[/caption]


Il film è piacevole, scorrevole, anche divertente di un'ironia atipica ma efficace che gioca tutto sul personaggio di Lucille interpretata ottimamente dalla Griffith che fa sua l'ingenuità e la semplicità di valori di un'aspirante attrice che non ha mai visto nulla del mondo, se non il suo piccolo paesino in Alabama e il suo deviato marito che le ha rovinato gran parte della vita tenendola praticamente incatenata a sè. Ed è proprio la condizione di Lucille che impietosisce il giudice, il suo essere lunatica, la sua inconsapevolezza, la sua pazzia che fa solo da cornice a tutte le sue avventure. Peejoe infine fa il punto su cosa quell'intensa e unica estate gli ha insegnato tanto della vita. La solidarietà e l'amore per la libertà, quella libertà per la quale hanno assiduamente lottato prima la sua dolce zia e poi quella comunità nera di cui si è reso paladino.
Il film è condito da una sottile linea di action che rende tutto più appassionante (unico merito che và a Banderas). Da segnalare anche una colonna sonora spassosissima con classici come "Lucille" di Little Richard o "Little miss happiness" degli Whitesnake di David Coverdale, voce dei Deep Purple per un paio d'anni, rivisitati da Mark Snow (ammetto non so chi però sia) o la famosa "These Boots are made for walking" di Nancy Sinatra!

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