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martedì 16 aprile 2013

The 2nd law (8/10)

Siamo tutti qui riuniti per parlare di quel gruppo  che sta scrivendo il proprio nome nella storia della musica negli ultimi anni forse al pari, questa è l’opinione di fan e critica, dei mostri sacri che hanno creato la leggenda rel rock. Non può che essere un onore parlare di loro e della loro ecletticità. Nonostante Mr. Morton mi avesse proposto di parlare di canzoni come il pulcino pio o Gagnam style, perché a suo dire sarebbero molto più appetibili al pubblico io perseguo nella linea rocchettara che la rubrica musicale ha avuto fino ad ora, pur sapendo la fine che mi attende nel disubbidire al nostro amato finanziatore e mentore. Oggi si omaggiano i Muse e il loro sesto album in studio: “The 2nd law” del 2012.

[caption id="attachment_129" align="alignleft" width="150"]Il pulcino pio tanto amato dal nostro Martin Morton Il pulcino pio tanto amato dal nostro Martin Morton[/caption]

Nonostante siano arrivati al loro sesto lavoro i tre ragazzotti inglesi di Teignmouth riescono ancora una volta a stupirci. Li avevamo visti nei panni di band post Grunge nei loro primi dischi, li avevamo apprezzati nelle loro performance live tra la distorsione più ruggente e la melodia più dolce (che rimane sempre il loro principale merito)ma quando si ascolta “The 2nd law” si ricomincia tutto da capo, li si ama come la prima volta.

Il disco ci mette subito di fronte a “Supremacy”, forse il brano più simile a quello che ci hanno mostrato in passato le nostre muse preferite, pur non risultanto scontati: si parte con un riff di chitarra più distorto che mai che pare un omaggio ai Led Zeppelin per poi cedere ai violini e alla voce di un’altezza sconvolgente di Bellamy nella strofa e nel pre ritornello. Un assolo di chitarra, anche se semplice,  che entra perfettamente nell’atmosfera del brano non può che impreziosirlo. Non fa in tempo a terminare il primo pezzo che comincia qualcosa di completamente nuovo nel loro repertorio, un brano che fa dell’elettronica e della voce ancora una volta irreprensibile di Matt quel successo planetario che è Madness, mai abbiamo avuto il piacere di ascoltarli alla radio tanto quanto con questo singolo. Certo, forse i loro fan storici storceranno un po’ il naso di fronte ala svolta pop di questa traccia, ma anche le orecchie più esigenti saranno accontentate al momento opportuno. Ecco dunque “Panic Station”, una ritmica fatta di batteria martellante e riff di basso impressionante che non può che farci muovere a ritmo mentre la ascoltiamo pur senza che la chitarra faccia mai sentire la sua presenza in maniera preponderante. Ricorda sonorità d’altri tempi, forse anche per la presenza delle trombe ad impreziosirne l’arrangiamento. Il ritmo lascia il posto alla pura melodia classica in “Prelude”, un vero e proprio preludio a “Survival”, l’inno ufficiale dei giochi olimpici di Londra 2012. Una canzone che più solenne non si può: coro maschile e femminile alternato, intro che sembra tratto da un’opera e ritornello che va a farci sentire tutta la grinta che sta dietro lo sport e lo sforzo per raggiungere la gloria eterna con il chitarrone ancora una volta distortissimo. Le urla “fight!fight!win!win!” del resto non mentono. La canzone al primo ascolto sembra non risolversi mai rispetto alla tensione della strofa, ma rappresenta perfettamente l’evento per cui è concepita: adrenalina e emozioni allo stato puro. “Follow me” è un’altra ciliegina sulla torta “The 2nd law”, un intro che riporta alla mente la cara vecchia “Take a bow” e arrangiamento sempre vicino al pop, ma che non sfigura mai se dietro il microfono hai uno come Matthew Bellamy. Animals ci porta attraverso atmosfere quasi mistiche nei suoi continui preziosismi chitarristici e alle linee vocali a cui si aggiunge il bassista Chris Wolstenholme nel finale. Negli ultimi anni è innegabile che lo stile che fonde il genio di Bellamy al piano e alla chitarra maturato dei Muse si sia avvicinato come pochi altri ai Queen,i quali vantavano Bryan May e il grande Freddy Mercury  a questi strumenti ma in “Explorers” i dubbi svaniscono e lasciano il posto a nuove certezze: i Muse cercano il confronto coi i Queen e lo reggono con grande classe. Il riferimento nella melodia e nel testo a “Don’t stop me now” dei loro mentori è più che evidente e risulta difficile crederlo casuale. “Big Freeze” alterna una strofa quasi sussurrata per buoni tratti a un ritornello di una carica potentissima. La musica è di prima qualità ma sembra qui abbassarsi a semplice accompagnamento delle linee vocali qui più che mai protagoniste. La svolta delle tracce “Save me” e “Liquid state” sta proprio nei testi, curati per la prima volta, così come la loro intera composizione dal bassista Chris, il quale racconta la sua dura battaglia contro l’alcol al loro interno. Non male per essere la prima esperienza come “prima voce” per Chris, anche se competere con il tuo amico Matt lo sai caro è dura, fai comunque la tua discreta figura. “Unsustainable” è un pezzo figlio in tutto e per tutto del 2012, anno del dubstep e di Scrillex, che produce e suona in ogni album possibile  i Korn su tutti). I Muse però non ci stanno a omologarsi e a imitarlo: si cimentano nel dubstep suonandolo con gli strumenti veri e senza l’ausilio del computer (strumento di base per chi fa questo genere di musica). Non contenti di essersi avvicinati anche a questo nuovo genere lo mischiano con un magistrale solo di violini, creando un mix strano ma fantastico nella sua bizzarria. Il risultato è una traccia strumentale che non annoia mai, in cui l’unica voce che sentiamo è quella campionata di una giornalista che ci mette in guardia sull’insostenibilità dell’economia di questi anni, fatta di sprechi e inquinamento estremo. “Isolated System” ci mette ancora una volta di fronte alla degenerazione del clima terrestre che l’azione dell’uomo comporta con il suo ossessivo giro di piano mischiato a ritmiche progressivamente più forti in cui torna ancora la voce della giornalista e chiude così in modo riflessivo ed emozionante il disco.

[caption id="" align="alignnone" width="150"]La copertina del grande album. La copertina del grande album.             [/caption]

The 2nd law contiene tutto ciò che i Muse si sono sempre vantati di essere nelle loro produzioni: innovatori, sperimentali ma anche ricchi di cultura musicale sui loro predecessori anche per quanto riguarda l’opera classica e attenzione a temi legati al sociale più che mai attuali. Chi li conosce sa che continueranno a stupirci per chissà quante volte ancora, chi li conosce sa che il loro successo è più che meritato ma soprattutto chi li conosce sa che è impensabile perderseli nelle prossime date in Italia quest’estate (28/29 Giugno allo Stadio Olimpico di Torino, 6 Luglio all’Olimpico di Roma). E chissà che anche noi del Freaky Times non ci si faccia un salto…Martin “pio pio” Morton permettendo.

 

 

 

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