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venerdì 5 aprile 2013

Sognando l'America!

American life, american style, american history, american beauty, american idol, e chi più ne ha più ne metta. Perché in fondo siamo tutti grandi estimatori del paese delle opportunità, della più grande democrazia della terra, della nazione più potente del mondo. Noi che ormai 500 anni fa quella terra l'abbiamo scoperta, noi che l'abbiamo abbellita lasciando in america circa 20 milioni di discendenti italiani ci ritroviamo spesso a sognarla e ancor più spesso ci ritroviamo a chiederci come sarebbe vivere lì tra il monte Rushmore e il gran Canyon, tra Broadway e Hollywood, tra la statua della libertà e lo space needle, magari attraversando la route 66 con una palla di fieno che ti sfreccia accanto e il vento tra i capelli.
Ma tralasciando tutte le bellezze che rendono questo paese il primo al mondo per immigrazione e turismo intercontinentale cosa effettivamente sappiamo della cultura e della vita americana? Insomma se domani io mi svegliassi con l'impulsiva voglia di aquistare una roulotte e andar a vivere ai margini di una tavola calda in Kansas, cosa mi dovrò comportare per essere americano? E' chiaro che questa domanda non avrebbe potuto avere risposta se non esistesse lei, madre e amica, sorella ed educatrice, comprensiva e fedele, semplicemente la televisione.
Quando tanti anni fa un giovane Mister Morton lasciava la sua Louisiana per intraprendere il suo viaggio formativo lungo il mondo non ipotizzava nemmeno che la sua patria potesse lanciare un'immagine tanto chiara e tanto forte di sè attraverso la televisione. Tra CBS, BBC, FOX etc. le trasposizioni televisive dell'"american life" sono migliaia. Non potendo, putroppo o per fortuna, apprezzare appieno la tv americana, i loro show ( come quello di Letterman o della grande e grossa Oprah, chissà se sono ancora vivi) a causa di problemi di comprensioni o limitazioni satellitari, tutto ciò che sappiamo dell'america la sappiamo grazie alle loro serie televisive ma soprattutto allle loro sit-com, quintessenza dell'arte televisiva. Già perché se nei telefilm variano in continuazione temi e ambientazioni ( i migliori sono comunque quelli per ragazzine in calore tipo Oc o Dawson's Creek) nelle sit-com (che usano poche scenografie, ambienti riccorenti e risolvendo ogni questione già alla fine della puntata) lo sfondo sempre presente è quello della vita americana, vissuta da americani, spostandosi da Chicago a New York o da Quoagh a Springfield.

[caption id="attachment_95" align="alignleft" width="150"]Digitando su google "americano medio" Digitando su google "americano medio"[/caption]

E diciamocelo se da Lisbona a Berlino incontri mille culture, mille lingue, mille diverse cucine, da Los Angeles a Washington troverai sempre lo stesso tipo grassoccio intento a trangugiare hamburger e patatine e a scolrasi una coca-cola con la il suo slang inglese.
Un genere, quello dell sit-com, che compare già in radio, in una trasmissione di Chicago del 1926, e che poi approdato in televisione ha seguito quest'ultima durante tutto il suo sviluppo. Ne esistono di svariati sottogeneri, ad esempio c'è il medical Scrubs, spassosa e spettacolare rappresentazione dell'ambiente ospedaliero frequentato da personaggi che hanno tutti bizzarre particolarità. Poi ci sono quelle come Friends o il suo degno erede How I Met Your Mother, che riescono ad analizzare e scavare in sentimenti profondi come l'amicizia e l'amore senza mai dimenticarsi di far ridere a crepapelle. Ce ne sono moltissimi che andrebbero citati, ma francamente mi sto stufando.
Comunque poche sono state le svolte nel mondo della sit-com familiare, quella sull'americano medio come Tutto in famiglia o La vita secondo Jim per intenderci; la più importante è stata sicuramente quella di Happy Days, andato per la prima volta in onda nel 1974. Si ha per la prima volta un programma di successo nazionale e internazionale che tratta le avventure di una famiglia borghese di Milkwakee costituita da un padre, una madre e due figli nel pieno dello sviluppo adolescienziale. Marito lavoratore e moglie casalinga figli studenti e stravaganti amici di famiglia che rendono divertente qualsiasi avvenimento, su tutti ci ricordiamo Fonzie, icona di mascolinità per decenni. Uno schema sceneggiativo (quello della famiglia alla Happy days) che non sarà mai più abbandonato in questo genere di serie. L'altra grande svolta nel livello di comicità e di approfondimento a 360 gradi della vita americana la si ha nel 1989, con la nascita dei Simpson, definita dal Time "la miglior serie televisiva del secolo". Una serie che ci ha fatto affezionare ai personaggi, ai loro difetti e soprattutto al loro stile di vita. Già perché l'inettitudine e la mediocrità del protagonista Homer non gli impediscono di vivere una vita comunque felice e piena lasciando che l'America, attraverso le sue opportunità, gli renda più di quanto lui effettivamente meriti.

[caption id="attachment_96" align="alignleft" width="150"]La famiglia americana ne "I Simpson" La famiglia americana ne "I Simpson"[/caption]

La puntata emblema della serie è sicuramente quella in cui compare il lavoratore perfetto Frank Grimes, ragazzo umile e che si è ftto da solo, grazie a fatica e costanza me che non è mai riuscito a raggiungere la qualità di vita desiderata. Tutto ciò viene messo in contrasto con la vita di Homer, uomo semplice, tracagnotto e ignorante che però ha una bella moglie, tre figli (Bart in quel momento era anche proprietario di una fabbrica "giù in città"), una grande casa, due auomobili e "aragosta per cena". Frank Grimes non riesce a concepire ciò, a concepire che esista un mondo che sembra girare al contrario dove fatica e razionalità non ti aiutino a raggiungere nessun obiettivo e invece la stupidità, l'incoscenza e l'impreparazione professionale ti portino alla felicità. Ecco l'idea che almeno io ho della vita americana, una vita dove i problemi esistono ma dove ti è permesso affrontarli con leggerezza, quasi spensieratezza affidandoti alla certezza che affaticarsi non porti da nessuna parte. La moglie, i figli, il lavoro, le bevute con gli amici, cercare di arrivare a fine mese, magari quella di Homer sembra una vita monotona e incompleta ma che invece riesce a regalare centinaia di soddisfazioni (520 errotti se non ho fatto male i calcoli), soddisfazioni che altre vite non regalerebbero. Ma nella vita americana non c'è solo questo, c'è uno speciale e approfondito legame familiare, i rapporti interfamiliari, quelli con religione, scienza, politica, denaro...Tutti gli aspetti possibili della quotidianità di un americano medio sfidano i simpsons avventura dopo avventura e da queste sfide Homer ne esce sempre vincitore. Ecco perché a me come a molti altri piacerebbe vivere al posto suo.

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