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mercoledì 27 marzo 2013

A.A.C.B. (are all cops bastards?)

Quando il vecchio Martin Morton mi ha proposto di scrivere qualcosa nello spazio settimanale dedicato all’attualità sono subito stato dubbioso. Nella mia testa si susseguivano immagini del mio articolo stracciato tra le sue mani, derisioni dai colleghi della redazione e altri momenti tragici. Quando ho fatto presente le mie perplessità a Don Morton e questo mi ha ricordato che quella di scrivere il pezzo non era una proposta, ma bensì un ordine, che se disatteso avrebbe portato torture e percosse, ho immediatamente ritrovato fiducia in me ed eccomi qui col pezzo di oggi.

acab Navigando nel web non è difficile imbattersi in slogan critici e ironici da parte di tali movimenti dall’”A.C.A.B.” (“all cops are bastards” ovvero “tutti gli sbirri sono dei bastardi”) tipico dell’estrema destra e delle tifoserie calcistiche in genere, al tradizionale antimilitarismo di sinistra. Detto che anche nel commentare questo tema scottante e all’ordine del giorno noi di The Freaky Times non siamo affatto schierati politicamente, ci apprestiamo a offrire semplici punti di vista diversi e spunti di riflessione utili a chi si approccia all’argomento.

Le situazioni in cui la polizia è chiamata a mantenere o a portare l’ordine sono riassumibili in poche circostanze variabili: scontri tra tifoserie calcistiche rivali (spesso per motivi politici), disordini tra gruppi o bande di fazioni politiche ancora una volta contrastanti, manifestazioni e dimostrazioni di piazza (o cortei) ed infine situazioni di guerriglia urbana nate da interventi di gruppi quali i black block di matrice generalmente anarchica o anticapitalista. Alla luce di come la polizia italiana ha gestito queste diverse problematiche, che appaiono essere una versione 2.0 di quello che erano stati gli anni di piombo, più che stupire l’accanimento verso questo o quel movimento politico, piuttosto che il mancato intervento nei loro confronti è proprio la mancanza di uniformità d’azione in genere a lasciare l’opinione pubblica sconcertata il più delle volte. A parità di disordine le forze dell’ordine prendono provvedimenti spesso diversi oltre che del tutto inefficaci al fine di risolvere il problema. Se ci si informa un po’ è possibile infatti venire a conoscenza di  situazioni in cui l’intervento della polizia è stato estremamente (oltre che tragicamente) deciso, come nel caso del G8 di Genova del 2001 di cui sono persino disponibili esplicite immagini su youtube, e allo stesso tempo di altre in cui l’azione risulta tardiva e pressoché inutile come nei disordini partiti a Roma nel 2011 da una manifestazione pacifica degli indignatos a opera sempre dei black block. In quest’ultimo caso i rivoltosi fanno in tempo addirittura a devastare un intera zona della città prima di essere dispersi quando è ormai troppo tardi. Dal punto di vista delle tifoserie è addirittura possibile citare quando a San Siro fu gettato in tutta tranquillità uno scooter dagli spalti, senza che il responsabile fosse individuato e dall’altra parte quando ad un autogrill l’ormai famoso agente Spaccarotella ha sparato a una macchina di tifosi in corsa dopo dei semplici sfottò movimentati tra Ultras rivali.

A cosa imputare questa totale disorganizzazione? Alcuni la attribuiscono alla cattiva formazione degli agenti. C’è infatti chi fa notare che quelli che finiscono per diventare poliziotti o carabinieri non sono stati affatto addestrati per svolgere quel ruolo: è dal 2000 infatti che i concorsi per accedere a queste posizioni sono fermi e si ricorre all’impiego di giovani che hanno svolto un tirocinio militare e trascorso un periodo di “ferma breve” nell’esercito. Stupiti? Come se ciò non bastasse questi arrivano addirittura da periodi di servizio in zone come i Balcani o Kabul, insomma zone in cui si combatte nel vero senso della parola il più delle volte. Chiedersi se sia dovuto a questo l’eccessiva irruenza delle forze dell’ordine è più che legittimo.

Riflettendo ancora più attentamente però ci si rende conto che i militari, proprio da addestramento sono istruiti ad eseguire ordini e non a prendere decisioni autonome. Alla luce di ciò come possiamo credere ciecamente a chi ci dice sistematicamente che la colpa di episodi di aggressività ingiustificata o esagerata è dovuta proprio a un errato modo di interpretare la legge da parte dell’agente in questione? Anche qui il dubbio è legittimo.

La tentazione di pensare che episodi di questo tipo siano frutto di direttive ben precise date agli agenti da parte delle autorità è forte, così come dall’altra parte l’assenza di interventi efficaci in altre situazioni mette in evidenza una massiccia disorganizzazione all’interno delle forze dell’ordine. Il caso dei due Marò sotto processo in india dimostra come un continuo susseguirsi di governi non sempre all’altezza in Italia non sia affatto d’aiuto alla corretta amministrazione della pubblica sicurezza così come della pubblica amministrazione in generale: insomma, il problema della violenza e dell’inefficienza delle forze dell’ordine appare come la punta di un iceberg di problematiche sommerse sotto di esso e che senza un governo stabile non sembrano affatto in via di risoluzione.

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