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giovedì 1 maggio 2014

The Wolf of Wall Street (7,5/10)

Per proseguire, e a questo punto concludere, il giro tra le pellicole protagoniste alla notte degli oscar, abbiamo astutamente deciso di tralasciare un commento al film vincitore per dare spazio ad un illustre sconfitto, The Wolf of Wall Street.
Sicuramente, pur non avendolo ancora visto, ne avete già tutti sentito parlare come "il film per il quale DiCaprio doveva vincere l'oscar" ma quest'ennesima biografia raccontata dal maestro di Hollywood Martin Scorsese è certamente qualcosa di più che una bella interpretazione. Il film è stato snobbato dall'Academy forse troppo in fretta ma per onestà è giusto ammettere che, superata la questione DiCaprio, mandare a casa a mani vuote The Wolf of Wall Street non mi sembra un errore poi così grossolano.fol Il film è basato sull'omonima autobiografia di Jordan Belfort, uno dei broker di maggior rilievo degli anni 80, diventato famoso per essersi arricchito parecchio e in fretta. La storia quindi è raccontata dal punto di vista di Jordan e così facendo Scorsese non si è trovato di fronte l'impiccio di dover dare giudizi morali su ciò che accade attorno ai personaggi. Ma si sbaglia anche chi pensa che questa mancanza di giudizio morale sia conseguentemente un approvazione o una celebrazione delle promiscuità che accadono in quel mondo.Scorsese racconta semplicemente la storia di un uomo, con i suoi pochi pregi e le sue imbattibili debolezze, ma diversamente ad esempio da "The Aviator" la storia è raccontata in prima persona, e quindi la storia che lo spettatore vive è quella che lo stesso Jordan Belfort ha confessato di aver vissuto.
La trama biografica inizia quando Belfort ancora non era un broker di professione, nel momento in cui conosce il suo trader (l'amico Matthew McConaughey), quello che poi concederà o meno la licenza da broker; come consigli essenziali nel campo Hanna (il trader) dice a Jordan di masturbarsi il più spesso possibile e di sniffare cocaina, conversazione che il vero Hanna confermerà appieno. Purtroppo per Jordan la licenza da broker arriva il giorno del "lunedì nero" tanto che la situazione sembra addirittura costringerlo a cambiare carriera. Ma il ragazzo ha talento e una moglie che lo sostiene e l'occasione arriva quando Jordan viene a conoscenza delle azioni in "Penny Stock", azioni dal valore miserrimo (spesso sotto il dollaro) di piccole società, ma che fruttavano parecchio in commissione. Tra talento e idee l'ascesa di Jordan è rapida e inarrestabile, era rimasto affascinato dallo stile di vita che facevano i broker di Wall Street e non si sarebbe certo accontentato di buoni guadagni.

[caption id="attachment_562" align="alignright" width="240"]Il vero Jordan Belfort che si pavoneggia coi ragazzini Il vero Jordan Belfort che si pavoneggia coi ragazzini[/caption]

Diviene ben presto un megalomane, spende senza badare a spese e sviluppa dipendenze da sesso, cocaina e quaaludes (qualud) un farmaco ad azione ipnotizzante in voga al tempo negli Stati Uniti (dopo l'abuso massiccio del farmaco da parte di tossicodipendenti il prodotto venne ritirato e bandito dal commercio nel 1985 rendendolo una delle droghe più rare e costose). Tradisce sua moglie in continuazione e si infatua della modella Noemi Lapaglia (la bella Margot Robbie) che sposerà successivamente. In uno dei momenti in cui Di Caprio si rivolge direttamente allo spettatore Jordan ci fa capire come il metodo utilizzato per arricchirsi, per quanto sofisticato, fosse oltre i limiti della legalità tanto che ben presto l'azienda fondata da Jordan e i suoi soci (tra cui Donnie Azoff, il personaggio interpretato da Jonah Hill), la Stratton Oakmont, attira l'attenzione dell FBI. Jordan, grazie all'aiuto di una zia di Nancy che gli fa da prestanome, trasferisce i suoi soldi in Svizzera. Si dice sia vero che i soldi erano ancora in Svizzera quando arrivò la notizia della morte della zia, titolare del conto. Saurel, il banchiere svizzero, ha comunque sempre grandi escamotage ma il destino vuole che due anni dopo l'FBI lo arrestasse. In un attimo da Saurel l'FBI ottiene le informazione per condannare Jordan, che piuttosto dei vent'anni in prigione decide di collaborare. In questo periodo Jordan viene anche lasciato da Nancy, che vuol portare via la bambina per la sua incolumità, ma Jordan non ci sta e sotto qualud e coca colpisce Nancy, le strappa la bambina di braccio e cerca di scappare in auto non riuscendo in realtà neanche ad abbandonare la propria proprietà.
Il vero Jordan racconta che anche l'aver indossato un registratore per reperire informazioni utili all'FBI dei suoi collaboratori è cosa vera ma che non lo fece con Azoff, come viene rappresentato nel film.

[caption id="attachment_564" align="alignright" width="274"]Alcuni degli "eccessi" rappresentati da Scorsese Alcuni degli "eccessi" rappresentati da Scorsese[/caption]

Il film è stato criticato ed etichettato immorale per tutte quelle ingloriose scene di festa sfrenata e incontrollabile a base di droga, promiscuità ed eccessi. Ciò che raccapriccia di più però è sapere che alcuni degli eccessi rappresentati sono effettivamente avvenuti, come la donna che si fa rasare a zero la testa in cambio dell'assegno che le avrebbe permesso di rifarsi il seno. Anche gli animalisti hanno trovato il modo di scagliarsi contro l'opera di Scorsese sostenendo che obbligare uno scimpanzè a recitare e ad indossare dei pattini sia manipolazione psicologica. Macchè manipolazione, mi viene da dire, solo un buono spunto per definire l'eccesso, così come "le freccette coi nani". Alle critiche perbeniste nel cinema sono quasi sempre in disaccordo e anche stavolta direi che queste critiche sono tanto lecite quanto sorpassabili. Scorsese, che deve la sua immagine internazionale soprattutto a gangster movie come "Quei bravi ragazzi" o "The Departed", ci vuole raccontare un altro tipo di gangster, senza l'impermeabile o la pistola, ma con la cravatta e azioni pericolose in tasca. Gangster immorali ma tuttavia accettati dalla società. Gente che sfrutta il disagio e la speranza delle persone per saziare la propria fame di denaro, direi che non c'era proprio bisogno nel film di commenti espliciti che condannasero i comportamenti dei broker, semplicemente perchè sono comportamenti che si condannano da soli. Come al solito la sceneggiatura affidata a Scorsese è la colonna del film; completa e audace riesce ad evitare che il film, nonostante questa lunghezza (3h ca.), rimanga sempre scorrevole e appassionante.I dialoghi danno uno stile al film, sono vari e quasi sempre efficaci, e alcuni sono destinati ad essere ricordati. Alcuni di questi dialoghi grotteschi e con un chè di post-moderno rendono la prima parte del film veramente divertente al punto che anche chi è ancora schifato per le mostruosità di cui è appena venuto a conoscenza si farà una grossa risata.

[caption id="attachment_563" align="alignleft" width="275"]Di Caprio in uno dei migliori momenti della grande interpretazione Di Caprio in uno dei migliori momenti della grande interpretazione[/caption]

Un'ultima riga va spesa per DiCaprio, che ha mio parere ha dimostrato, alla faccia di chi lo definisce solo un bel visino, di aver raggiunto la qualità e la maturità di un grande attore, prendendo spunti dal suo passato, dal suo maestro e mettendoci giusto quel pizzico di talento che non guasta e non manca mai. Naturalmente ogni interpretazione và analizzata come qualcosa di unico rendendo sempre molto difficili i paragoni, ma non credo di bestemmiare se dico che con il lupo di wall street (storia e personaggio al quale DiCaprio si è appassionato anche al di fuori del set) DiCaprio ha trovato il modo di esprimere tutte le sue doti.

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