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sabato 3 maggio 2014

I 5 motivi per cui Il testimone di Pif ci piace tanto

Oggi parliamo di qualcosa che tutti prima o poi hanno visto e, anche per un momento solo, apprezzato: il Testimone, il programma che Pif conduce dal 2007 su MTV. Sono passati già 7 anni dall’esordio sui nostri schermi eppure questa trasmissione sembra sempre avere qualcosa da raccontarci. Nonostante durante le varie serie Pierfrancesco Diliberto (questo il vero nome di Pif) si sia imbattuto nei più vari tipi di persone e situazioni, è riuscito in qualcosa che probabilmente nessuno prima di lui aveva fatto nella tv italiana: essere apprezzato da tutto il pubblico senza attirare su di sé antipatie, invidie o rancori né imgresda parte dei telespettatori né tantomeno da parte degli ospiti della trasmissione. Ma quali sono i segreti di questo programma? Non si è mai visto un documentario raggiungere picchi di ascolti simili. I migliori esempi di questo genere di trasmissione nel nostro paese sono sempre stati quelli sulla natura, come Geo&Geo, o quelli su scienza e storia, come Quark o Ulisse ma non hanno mai potuto vantare un’audience di dimensioni paragonabile a quella che segue il buon Pif. Alla lunga questo format televisivo si trasformava sempre in una raffica di nozioni e aneddoti che il povero telespettatore medio finiva per rimuovere dal proprio cervello una volta spenta la tv e salutato il caro vecchio Piero Angela. Ecco finalmente elencati i 5 motivi per cui il testimone ci piace così tanto:



  1. [caption id="attachment_569" align="alignleft" width="252"]Pif con la sua celebre telecamerina Pif con la sua celebre telecamerina[/caption]

           Pif interpreta la parte dello sfigato e non se la tira.  L’essere sempre impacciato e il suo costante sentirsi fuori luogo fanno di Pif il conduttore più simile al telespettatore che si sia mai visto. Le domande spesso scontate e banali che pone ai suoi intervistate sono le prime che verrebbero in mente anche a noi.

  2.        I temi trattati ci coinvolgono sempre. L’intenzione non è trasmettere conoscenze tecniche o specifiche sull’argomento trattato ma piuttosto dipingerci uno spaccato generale della situazione che ci viene mostrata. Per questo la trasmissione non sortisce lo stesso effetto che i classici documentari hanno alla lunga: lo spettatore non si addormenta col telecomando ancora in mano.

  3.        La politica è lasciata fuori dalla trasmissione. L’intenzione costante di Pif di sforzarsi di essere oggettivo fa sì che la trasmissione non si trasformi, come potrebbe facilmente fare, in una tribuna politica. L’ultima parola, quella decisiva, è sempre lasciata al telespettatore.

  4.       Si alternano temi frivoli  e temi impegnati. Il programma non cede alla tentazione di mutarsi in uno show comico o in un vero e proprio programma di protesta sociale, mantenendosi nel mezzo e prendendo spunto un po’ dall’uno e un po’ dall’altro. Alcuni spezzoni ci fanno riflettere mentre certe figure di merda di Pif fanno scompisciare.

  5.         Ci fa sentire impegnati mentre lo guardiamo. Solo per il fatto di guardare la trasmissione ci sentiamo interessati a problematiche che fino a pochi minuti prima ignoravamo. Ed è una botta di autostima che al telespettatore non fa certo schifo.


 

 

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