Post più popolari

mercoledì 14 maggio 2014

The China Study

Nell'ultimo episodio delle Iene, un servizio su tutti ha catturato la mia attenzione suscitando, va detto, più di una perplessità. Dopo un pò di tempo passato ad indagare sul rapporto alimentazione-salute anche a Matteo Viviani, autore del servizio, è sorto il dubbio che il guarire di tutte quelle persone intervistate, sfuggite a malattie incurabili dopo un drastico cambio di abitudini alimentari, non fosse una fortunata coincidenza.
Si è scoperto che una vasta gamma di scienziati ed epidemiologi hanno buone ragioni di credere che il rapporto tra la nostra alimentazione e la nostra salute abbia una concezione diametralmente opposta a quella sostenuta fino ad oggi dai più. Per essere più chiari, la così detta "dieta sana" che molti nutrizionisti propinano, quella che prevede "un pò di tutto ma senza eccessi", non sarebbe poi così sana, e, secondo questi scienziati, non solo perchè non ci aiuta a prevenire malattie ma addirittura perchè le aiuta a progredire. Va bene, direte voi, solo un ottimo modo di attirare l'opinione pubblica.

[caption id="attachment_580" align="alignleft" width="275"]Campbell e il suo The China Study Campbell e il suo The China Study[/caption]

Proprio qui entra in gioco "The China study", non un libricino scritto dalle Iene, ma un accurato studio epidemiologico, forse il più completo mai stilato sul rapporto alimentazione, condizioni ambientali, tradizioni sociali e malattie. E' stato pubblicato nel 2005, dopo i risultati ottenuti nel progetto Cina dal responsabile e direttore Usa del progetto T. Colin Campbell, biochimico alla Cornell University. La Cina ha rappresentato il luogo ideale per uno studio di questo tipo su vastissima scala; gli abitanti infatti passavano praticamente tutta la vita nella stessa zona alimentandosi quindi in maniera tradizionale e sfruttando prodotti locali, la grande estensione della Cina inoltre ha permesso di valutare e confrontare abitudini alimentari anche molto diverse tra loro poiché le tradizioni variano considerevolmente da regione a regione. Le indagini sono state svolte a partire dal 1983, raccogliendo complessivamente più di 1300 dati da 17000 campioni (persone) ed è stato definito dal New York Times (nostro pretenzioso rivale tra l'altro) il "Grand Prix dell'epidemiologia". Appurata l'affidabilità dello studio vi riporterei alcuni risultati. La popolazione cinese, nella sua dieta, assume fino a 4 gr di proteine animali, a fronte dei 71 gr di media tipici della dieta occidentale; è stato rivelato come queste proteine, in particolare la caseina (contenuta soprattutto nel latte e nei suoi derivati) abbiano la capacità di sviluppare la progressione di cellule tumorali e come conseguenza se ne deduce che queste proteine, insieme ai grassi animali, siano colpevoli di tenere in vita e "nutrire" i tumori. Il progetto Cina sostiene che l'obesità, le malattie cardiovascolari, l'osteoporosi, l'anemia e vari generi di cancri (tra cui al fegato, al colon, alle mammelle, allo stomaco e ai polmoni) sono tutte malattie affrontabili ed evitabili se si seguisse una dieta a base vegetale, con proteine e grassi vegetali. Per fare un esempio pratico nella tradizionale concezione occidentale per prevenire l'anemia si cerca di garantire un adeguato livello di ferro con l'assunzione giornaliera di carne: benche' i cinesi non assumessero gli stessi livelli di carne avevano livelli di ferro nella media e l'incidenza di anemia era molto bassa. Il ferro derivava da cibi vegetali e non era quindi lo stesso contenuto nella carne, questo tipo di ferro infatti è di tipo non-eme e l'assorbimento è facile poiché favorito dalla vitamina C molto abbondante in qualsiasi dieta. Il ferro animale, di un tipo diverso, favorirebbe invece il rischio di malattia coronarica.

[caption id="attachment_581" align="alignright" width="300"]La più tipica dieta vegetariana La più tipica dieta vegetariana[/caption]

Tutte le numerosissime argomentazioni, accompagnate dai relativi dati, fanno infine pensare, a rigor di logica e fidandosi ti quanto contenuto nello studio, a qualcosa di davvero inquietante, e cioè che l'uomo non sia un animale onnivoro e che fino ad oggi non l'abbia ancora capito. Se non fossimo onnivori assumere "un pò di tutto" vorrebbe dire in pratica alimentare il nostro motore a benzina con del pessimo gasolio, cosa che a lungo andare non può che farci andare a male. Ogni altra specie animale è concepita e strutturata per essere o erbivora o frugivora o carnivora e per assorbire, sfruttare e smaltire alla perfezione ciò che mangia. In molti sono convinti che la nostra specie abbia ereditato il proprio metabolismo da quello dei nostri parenti primati, la cui dieta è priva di carne e latticini. Un altra ovvia deduzione è che se non fossimo onnivori, una dieta vegetale ci porterebbe ad un allungamento non indifferente della vita media; passando dagli 85 di oggi ai 120 anni. Ma com'è possibile che la nostra scienza non sia capace di dare una risposta esaustiva alle masse su una questione che pare essere di importanza fondamentale per la nostra salute e per il nostro benessere.
Lo stesso Campbell, nell'intervento all'università di Genova mandata in onda dalle Iene, ammette di conoscere l'oscuro mondo che trasferisce la scienza nelle camere governative corrotte e inique della politica. Afferma che gli interessi commerciale all'interno della politica sono sempre stati troppo elevati per far si che la verità venisse propagandata dal governo. Beh, non potendo fare grande affidabilità sulle nostre istituzioni abbiamo bisogno di altre strade, di altre fonti e, io credo, di molti atti di coraggio per far si che la verità su quest'argomento sia comprensibile a tutti. The China Study è il primo di questi atti di coraggio e sarà quello probabilmente che ci indicherà passo per passo la strada da percorrere.

[caption id="attachment_582" align="aligncenter" width="304"]... ...[/caption]

Nessun commento:

Posta un commento