Siamo all’inizio degli anni 80 quando avviene lo storico incontro che darà vita alla storia che vogliamo raccontarvi. Nella periferia di Manchester si incontrano Johnny Marr, e Morrisey. Il primo è un giovane chitarrista dai gusti musicali ricercati: band come i T-Rex, i

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La formazione comprende chitarra, basso, batteria e voce: niente di speciale nel panorama rock. Ascoltando il sound del gruppo, tuttavia, si entra in contatto con qualcosa di totalmente nuovo e mai sentito prima. Dal punto di vista dell’immagine la band è irresistibile per i fan: l’abbigliamento e le movenze di Morrisey sul palco vengono imitate dai giovani di tutto il mondo che lo elevano a loro guida spirituale. Dall’uscita del loro singolo di debutto Hand in Glove nell’83 scoppia una sorta di “smiths-mania” che durerà anni. Pur non raggiungendo costantemente la numero 1 gli Smiths sanno imporsi nel panorama inglese piazzando diversi singoli nella top 20 tra band di tutto rispetto come Spandau Ballet, Duran Duran e Depeche Mode. I testi trattano tematiche diversissime tra loro: si parte dalla più classica canzone d’amore a quella più politica o sociale, spesso mischiate nello stesso brano. La tristezza che si respira nella voce di Morrisey sa trasformarsi in ironia tagliente e sottile appena ne ha l’occasione, e l’ha molto spesso. Dal primo album The Smiths vengono tratti anche i singoli What difference does it make? e This Charming man che diventano dei veri e propri classici del loro repertorio. Al primo album seguono, invece, i singoli Whilliam it was really nothing e la struggente Please, Please, Please Let Me Get What IWant.
Il 1985 è l’anno di Meat is Murder, il secondo album della band, è innanzitutto pro-
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vagetariano e porta alla definizione di un pensiero politico molto più netto della band: è quasi tragicomico il testo di The headmaster ritual in cui Morrisey racconta di come nella scuola che frequentava non fosse lasciata alcuna apertura ai ragazzi per fantasticare sul futuro o lasciare la realtà operaia da cui provenivano. Per manifestare la sua insofferenza verso il sistema il futuro cantante, quando gli era stato chiesto di descrivere un libro che amava, aveva optato ironicamente per il dizionario, suscitando le ire del preside che lo aveva quasi espulso. Una realtà non semplice quella di Manchester, da cui anni dopo sboccerà un’altra realtà interessante: quella degli Oasis.
Pur non contenendo una hit al livello di This Charming man il loro secondo album li consacra a livello internazionale e fa da trampolino di lancio per il terzo: The Queen is dead. Fin dal titolo è chiara l’avversione per la monarchia inglese che accompagnerà l’intero disco. Gli Smiths riescono qui a mettere in fila un successo dietro l’altro in quanto a singoli tratti dal lavoro: Bigmouth Strikes Again, The Boy with the Thorn in his side e There is a light that never goes out riscuotono tutti un’ottimo successo di vendite e di critica. Anche Some girls are bigger than other, poi inclusa nel loro best of, è riconosciuta come un capolavoro della band così come l’intero disco è considerato come il loro migliore.
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Per Morrisey e Marr, tuttavia, il miglior lavoro degli Smiths è Strangeways, here we come, l’ultimo, pubblicato dalla band nel 1987. Pezzi come Girlfriend in a coma e Stop me if you think you’ve heard this one before sono entrati nel cuore della gente senza che la band li reclamizzasse, poiché l’album è uscito nei negozi dopo che la band si era sciolta. Ah già…lo scioglimento. Nel 1987 in seguito a numerose tensioni interne alla band Marr esce dal gruppo e viene seguito a breve distanza da Morrisey e gli altri. Il best of diviso in due parti Best…I E Best…II (PREMI QUI E QUI PER ASCOLTARLI) è uscito nel 1992 e reassume le tappe principali della carrier della band.
I membri degli Smiths non si incontreranno più fino a quando l’ex batterista Joyce non intenterà una causa contro Morrisey e Marr accusandoli di non aver diviso con lui gli incassi della Band nel 1996: probabilmente la peggior reunion di sempre. Morrisey ha cominciato una fortunata carriera solista in cui spesso ripropone pezzi della Band e lo stesso ha fatto Marr, tuttavia l’alchimia che i due sprigionavano insieme non si è più rivista sulle scene. L’eredità degli Smiths è stata fondamentale per band quali gli Oasis e, per certi versi, i Killers.
Parafrasando una loro canzone, una cosa è certa:Smiths are not dead!
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