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venerdì 7 febbraio 2014

Smiths are not dead

Dopo un mese intenso e pieno di impegni qui al Freaky Times si torna al lavoro parlando di quella che è stata, senza dubbio, una band di culto (per quanto controversa): gli Smiths!

Siamo all’inizio degli anni 80 quando avviene lo storico incontro  che darà vita alla storia che vogliamo raccontarvi. Nella periferia di Manchester si incontrano Johnny Marr,  e Morrisey. Il primo è un giovane chitarrista dai gusti musicali ricercati: band come i T-Rex, i images (2)New York Dolls e i Byrds sono parte integrante della sua collezione discografica. Oltre alla raffinatezza musicale Johnny possiede anche quella nel look e nel modo di comportarsi: un vero e proprio dandy. Al talento per la musica il giovane Marr affianca anche quello per il calcio, cosa che in una città come Manchester non guasta mai, tuttavia pur avendo sostento un fortunato provino con il City decide di non intraprendere la carriera sportiva dando la seguente motivazione: “ero probabilmente  l’unico giocatore a usare l’eyeliner”. Probabilmente poi la scielta si rivelerà azzeccata per molti versi: il successo con gli Smiths è stato certamente preferibile alle prese in giro dei compagni di squadra. Morrisey, più vecchio di Marr di quattro anni, è invece un introverso ragazzotto che alle uscite con gli amici preferisce di gran lunga leggere le opere di Oscar Wilde in solitudine nella sua camera. I gusti musicali del giovane coincidono perfettamente con quelli dell’amico: l’intesa tra i due è quindi immediata viste anche le capacità canore di Morrisey. Ai riff o ai giri di accordi melodici e a tratti tristi di Marr si sposano perfettamente  i testi dell’amico e cantante. La sua voce sembra a tratti non seguire minimamente le linee di basso o gli accordi di chitarra, quanto piuttosto andare a formare uno strumento a sé che si inserisce alla perfezione in quell’alchimia musicale della band. Non è Morrisey a scrivere i testi sulle musiche di Marr, ma piuttosto quest’ultimo ad adattare ai testi i suoi arrangiamenti.

[caption id="attachment_439" align="alignleft" width="278"]Morrisey Morrisey[/caption]

La formazione comprende chitarra, basso, batteria e voce: niente di speciale nel panorama rock. Ascoltando il sound del gruppo, tuttavia, si entra in contatto con qualcosa di totalmente nuovo e mai sentito prima. Dal punto di vista dell’immagine la band è irresistibile per i fan: l’abbigliamento e le movenze di Morrisey sul palco vengono imitate dai giovani di tutto il mondo che lo elevano a loro guida spirituale. Dall’uscita del loro singolo di debutto  Hand in Glove nell’83 scoppia una sorta di “smiths-mania” che durerà anni. Pur non raggiungendo costantemente la numero 1 gli Smiths sanno imporsi nel panorama inglese piazzando diversi singoli nella top 20 tra band di tutto rispetto come Spandau Ballet, Duran Duran e Depeche Mode. I testi trattano tematiche diversissime tra loro: si parte dalla più classica canzone d’amore a quella più politica o sociale, spesso mischiate nello stesso brano. La tristezza che si respira nella voce di Morrisey sa trasformarsi in ironia tagliente e sottile appena ne ha l’occasione, e l’ha molto spesso. Dal primo album The Smiths vengono tratti anche i singoli What difference does it make?  e This Charming man  che diventano dei veri e propri classici del loro repertorio. Al primo album seguono, invece,  i singoli Whilliam it was really nothing e  la struggente Please, Please, Please Let Me Get What IWant.

Il 1985 è l’anno di Meat is Murder, il secondo album della band, è innanzitutto pro-

[caption id="attachment_441" align="alignright" width="188"]Johnny Marr Johnny Marr[/caption]

vagetariano e porta alla definizione di un pensiero politico molto più netto della band: è quasi tragicomico il testo di The headmaster ritual in cui Morrisey racconta di come nella scuola che frequentava non fosse lasciata alcuna apertura ai ragazzi per fantasticare sul futuro o lasciare la realtà operaia da cui provenivano. Per manifestare la sua insofferenza verso il sistema il futuro cantante, quando gli era stato chiesto di descrivere un libro che amava, aveva optato ironicamente per il dizionario, suscitando le ire del preside che lo aveva quasi espulso. Una realtà non semplice quella di Manchester, da cui anni dopo sboccerà un’altra realtà interessante: quella degli Oasis.

Pur non contenendo una hit al livello di This Charming man il loro secondo album li consacra a livello internazionale e fa da trampolino di lancio per il terzo: The Queen is dead. Fin dal titolo è chiara l’avversione per la monarchia inglese che accompagnerà l’intero disco. Gli Smiths riescono qui a mettere in fila un successo dietro l’altro in quanto a singoli tratti dal lavoro: Bigmouth Strikes Again, The Boy with the Thorn in his side e There is a light that never goes out riscuotono tutti un’ottimo successo di vendite e di critica. Anche Some girls are bigger than other, poi inclusa nel loro best of, è riconosciuta come un capolavoro della band così come l’intero disco è considerato come il loro migliore.

[caption id="attachment_443" align="alignleft" width="290"]Johnny Marr con il leader degli Oasis Noel Gallagher Johnny Marr con il leader degli Oasis Noel Gallagher[/caption]

Per Morrisey e Marr, tuttavia, il miglior lavoro degli Smiths è Strangeways, here we come, l’ultimo, pubblicato dalla band nel 1987. Pezzi come Girlfriend in a coma e Stop me if you think  you’ve heard this one before sono entrati nel cuore della gente senza che la band li reclamizzasse, poiché l’album è uscito nei negozi dopo che la band si era sciolta. Ah già…lo scioglimento. Nel 1987 in seguito a numerose tensioni interne alla band Marr esce dal gruppo e viene seguito a breve distanza da Morrisey e gli altri. Il best of diviso in due parti Best…I E Best…II (PREMI QUI E QUI PER ASCOLTARLI) è uscito nel 1992 e reassume le tappe principali della carrier della band.

I membri degli Smiths non si incontreranno più fino a quando l’ex batterista Joyce non intenterà una causa contro Morrisey e Marr accusandoli di non aver diviso con lui gli incassi della Band nel 1996: probabilmente la peggior reunion di sempre. Morrisey ha cominciato una fortunata carriera solista in cui spesso ripropone pezzi della Band e lo stesso ha fatto Marr, tuttavia l’alchimia che i due sprigionavano insieme non si è più rivista sulle scene. L’eredità degli Smiths è stata fondamentale per band quali gli Oasis e, per certi versi, i Killers.

Parafrasando una loro canzone, una cosa è certa:Smiths are not dead!

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