
Parliamo oggi di un personaggio che nel bene e nel male non può rimanere indifferente a chi lo ascolta: Federico Buffa. C’è chi pende dalle sue labbra quando va a raccontare le storie dei personaggi più carismatici dello sport e non e chi invece lo trova solo un esaltato, nel dubbio chi non metterebbe la firma per vedere la propria vita raccontata da lui?
Dopo una ventennale carriera da giornalista e commentatore sportivo principalmente per l’NBA insieme al suo amico ed ex allenatore Fabio Tranquillo, con il quale comincia a lavorare semplicemente aiutandolo a tenere le statistiche di gioco, Federico Buffa tra il 2013 e il 2014 entra di diritto nella storia del giornalismo sportivo italiano. La sua capacità di raccontare vicende umane e di sport facendo vivere all’ascoltatore l’episodio in modo nitido e surreale oltre che dando una carica emotiva incredibile al tutto fanno delle sue narrazioni una vera e propria esperienza. Che Buffa sapesse raccontare storie in realtà qualcuno lo sapeva già, e non parlo degli amici che ascoltavano i racconti delle sue vacanze: nel 1999, infatti, esce con la sua firma Black Jesus.Un viaggio nel Basket americano in 23 fermate +1. Se il titolo non vi dice niente è perché non ha avuto il successo che probabilmente avrebbe meritato, così come il suo seguito del 2002, tuttavia certe doti, seppur latenti non scompaiono mai. Non si sa chi abbia avuto l’idea di far narrare davanti alle telecamere le incredibili vicissitudini di cui era al corrente il buon Buffa, tuttavia negli ultimi due anni cominciano a circolare su SKY sport, emittente per cui fino a quel momento era un semplice opinionista oltre che commentatore, queste sue performance. Inizialmente, come ci si può aspettare, è il basket il suo
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campo preferito, anche perché di personaggi bizzarri e degni di essere raccontati nell’NBA ce ne sono sempre stati a bizzeffe ma poi ecco arrivare il calcio all’interno dei suoi appuntamenti. Primi tra tutti arrivano Platini e Maradona ed in seguito seguono le sue celeberrime Storie Mondiali. “Il resto” , come si suol dire, “è storia”. Per il patos e il coinvolgimento che caratterizza le sue storie lo paragonerei a Caressa nelle sue introduzioni epiche ai match del mondiale 2006. La gloria, raggiunta da Buffa a 54 anni suonati, ha però un prezzo da pagare. Il suo modo evocativo ed intenso di raccontare aneddoti è inevitabilmente vittima di parodie, alcune delle quali ben riuscite come la vita del divino Jonny aka Jonathan dell’inter. A tutto ciò si aggiungono statistiche al limite del grottesco come “il giocatore più forte in relazione alla lunghezza del suo piede” che Buffa regala durante i suoi appuntamenti serali.

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